La reazione

Swissmem e i dazi: «Si è avverato il peggiore degli scenari»

L'associazione per le PMI e le grandi aziende dell'industria tecnologica svizzera chiede di insistere con i negoziati e, nel frattempo, propone 10 misure a sostegno dell'economia elvetica
©Gabriele Putzu
Red. Online
07.08.2025 07:58

I negoziati del Consiglio federale con il governo statunitense non hanno purtroppo dato i risultati sperati. Da oggi, scrive Swissmem in una nota, gli Stati Uniti applicheranno un dazio all'importazione del 39% sui prodotti svizzeri. «Se questo oneroso dazio doganale resterà in vigore, le esportazioni dell'industria tecnologica svizzera verso gli Stati Uniti saranno di fatto azzerate, soprattutto alla luce dei dazi nettamente inferiori applicati alla concorrenza dell'UE e del Giappone» scrive la principale associazione per le PMI e le grandi aziende dell'industria tecnologica svizzera. E ancora: «La Svizzera non deve rassegnarsi a questa situazione e deve continuare a negoziare con gli Stati Uniti, anche se al momento le prospettive di successo sembrano piuttosto scarse. Sono inoltre necessarie urgenti misure volte a migliorare le condizioni quadro per l'intera economia d'esportazione. Swissmem ha elaborato un catalogo di richieste in 10 punti».

Nonostante le intense trattative con il governo statunitense, ribadisce Swissmem, «la Svizzera non è riuscita a ottenere una soluzione migliore nella controversia doganale con gli Stati Uniti. Swissmem ringrazia il Consiglio federale e l'Amministrazione federale per il loro grande impegno». Il presidente di Swissmem, Martin Hirzel, dal canto suo sottolinea: «I negoziati devono comunque proseguire, perché il vento a Washington può cambiare direzione in qualsiasi momento. Lo dimostra la nuova minaccia del presidente degli Stati Uniti nei confronti dell'UE di introdurre dazi del 35%. Anche con accordi, nei prossimi anni sarà difficile ripristinare la certezza del diritto e la prevedibilità».

La Svizzera, leggiamo, guadagna un franco su due grazie al commercio estero. «Se l'industria delle esportazioni va male, è anche a rischio il benessere di tutta la popolazione. Non ci saranno più fondi sufficienti per la sicurezza sociale, la sanità e la manutenzione delle infrastrutture. A rischio saranno anche i posti di lavoro nei settori del mercato interno, come ad esempio l'industria alberghiera, gli ospedali, il commercio al dettaglio e l'edilizia». Stefan Brupbacher, direttore di Swissmem, ribadisce: «Rispetto a prima del Liberation Day, dal 1. agosto 2025 il mondo è cambiato. La Svizzera deve ora liberare le sue forze: la politica, l'economia e l'intera società devono unirsi a sostegno dell'industria delle esportazioni, per il bene di tutti noi».

Le 10 misure chieste da Swissmem

1) Prolungare il lavoro ridotto: per poter evitare licenziamenti di massa, la durata massima dell'indennità per lavoro ridotto deve essere aumentata a 24 mesi.
2) Promuovere l'innovazione: Innosuisse deve aumentare in modo significativo il finanziamento dei progetti e rinunciare al contributo delle aziende nel 2026.
3) Nessun aumento dei costi salariali accessori: per le imprese, non è più sostenibile un ulteriore aumento dei costi sociali attraverso un aumento dei costi salariali accessori.
4) Adeguare la legge sul materiale bellico: il Consiglio nazionale deve approvare la revisione della legge sul materiale bellico secondo quanto previsto dal Consiglio degli Stati. Solo così sarà possibile riprendere le esportazioni di armamenti verso i Paesi partner e rafforzare la fiducia nella Svizzera.
5) Nessuna politica climatica esagerata: il percorso di riduzione delle emissioni di CO₂ fissato dal Consiglio federale è irrealistico e mette a rischio l'industria. Le aziende potrebbero vedersi costrette a chiudere.
6) No al meccanismo di compensazione del CO₂: la Svizzera non deve copiare la politica climatica dell'UE, politica ostile all'industria. Una compensazione delle emissioni di CO₂ distrugge i mercati di sbocco e mette a rischio la Svizzera in quanto sito di produzione.
7) Garantire prezzi dell'energia elettrica economicamente sostenibili: le imprese industriali hanno bisogno di energia elettrica a prezzi economicamente sostenibili e di reti stabili. L'attuale meccanismo di ripartizione dei costi della rete deve essere mantenuto. Sono fondamentali tariffe di immissione in rete basate sui principi dell'economia di mercato e un accordo sull'energia elettrica con l'UE.
8) No alla legge sul controllo degli investimenti: una legge sul controllo degli investimenti crea solo burocrazia e scoraggia gli investitori stranieri. Le infrastrutture strategicamente importanti sono già nelle mani dello Stato.
9) Ampliare il libero scambio: i nuovi accordi di libero scambio (Mercosur, Thailandia, Malesia) devono essere ratificati rapidamente e quelli esistenti (Cina, Giappone) migliorati.
10) Sostenere gli accordi bilaterali III: gli accordi bilaterali III sono indispensabili per garantire relazioni stabili con l'UE.

In questo articolo: