Tariffario, medici e ospedali dovranno mettersi d'accordo
Su una cosa sono tutti d’accordo. Il vecchio tariffario medico TARMED, in vigore dal 2004, è obsoleto e va sostituito con uno più aggiornato, in linea con le esigenze di un sistema sanitario moderno. Il tariffario dice come devono essere remunerate le prestazioni ambulatoriali, dalla semplice visita medica di controllo all’artroscopia, un settore che con i suoi 12,8 miliardi di franchi di fatturato rappresenta un terzo dei costi dell’assicurazione obbligatoria. Su come deve essere il nuovo tariffario, tuttavia, è in corso da tempo una lotta nel settore.
Da un lato ci sono gli assicuratori di Curafutura e la FMH (la Federazione dei medici svizzeri) che hanno messo a punto un tariffario denominato TARDOC, basato sulla rimunerazione della singola prestazione. Questo tariffario dovrebbe migliorare la situazione dei medici di famiglia, dei pediatri e degli psichiatri. Dall’altro lato, gli assicuratori di Santésuisse, d’intesa con gli ospedali (riuniti nell’associazione H+) hanno elaborato un tariffario con importi forfettari per paziente. In pratica, viene definita una rimunerazione fissa per l’insieme delle prestazioni fornite al singolo paziente.
Divergenze sui tempi
I primi avevano chiesto al Consiglio federale di introdurre il TARDOC dal 2025, senza attendere le tariffe forfettarie, ritenute non sufficientemente mature. I secondi, per contro, avevano spinto per un’introduzione simultanea dei due modelli. Negli ultimi anni, il Governo aveva più volte rinviato l’introduzione del TARDOC in attesa dei forfait. Era anche intervenuto d’ufficio per aggiornare le tariffe, a causa dell’incapacità dei partner di mettersi d’accordo.
Introduzione simultanea
Oggi ha approvato parzialmente i due tariffari e deciso di metterli in vigore a partire dal 1. gennaio 2026. «Dopo anni di blocchi fra i partner tariffali finalmente è stato fatto un passo in avanti importante», ha dichiarato a Berna la «ministra» della Sanità Elisabeth Baume-Schneider. Uno ha il vantaggio di consentire una fatturazione più precisa dei tempi di consultazione e di tenere maggiormente conto delle caratteristiche e delle esigenze specifiche della medicina di famiglia. Dal canto loro, i forfait consentono di semplificare le fatture e di limitare gli incentivi ad accrescere il numero di prestazioni fatturate. L’introduzione simultanea consentirà di ridurre gli oneri amministrativi evitando due riforme consecutive.
Il lavoro, comunque, non è finito, perché sarà necessario eseguire adeguamenti per coordinare le due strutture tariffali. Il grosso nodo da sciogliere riguarda la neutralità dei costi, nel senso che il nuovo tariffario non deve risolversi con un rincaro a carico dei pazienti che pagano i premi. Alcune tariffe verranno alzate e altre abbassate tenendo conto dell’evoluzione della medicina negli ultimi anni. Anche a livello degli importi forfettari, ha spiegato Baume-Schneider, è necessario apportare adeguamenti. Poiché il loro calcolo si fonda su dati provenienti solo dagli ospedali, non è detto che tali informazioni siano rappresentative anche per gli studi medici. I quali, appunto, temono di ricevere meno a causa di certi forfait (a loro avviso eccessivi) voluti dagli ospedali, alle prese con problemi finanziari. Il Consiglio federale chiede pertanto che, in un primo momento, l’utilizzo degli importi forfettari negli studi medici venga nettamente ridotto. La tariffa forfettaria dovrebbe essere applicata alle prestazioni ambultoriali in ambito ospedaliero mentre quella per singola prestazione ai medici generalisti. La prima interesserebbe il 25% dei casi, la seconda il 75%.
Prego trovate un’intesa
Inoltre, i partner dovranno coordinare le strutture tariffali e sottoporre al Governo un contratto di attuazione entro il 1. novembre. Questo contratto sarà elaborato sotto la guida della neocostituita Organizzazione tariffe mediche ambulatoriali (OTMA), che raggruppa i partner e ha come obiettivo di sviluppare sistemi tariffali nazionali per le prestazioni ambulatoriali. Se medici, assicuratori e ospedali non riuscissero a mettersi d’accordo sarà il Consiglio federale a stabilire le norme di coordinamento per l’entrata in vigore di TARDOC e forfait.
Santésuisse e H+ sono soddisfatte. Parlano di «sistema coerente» e si impegnano a garantire che l’attuazione avvenga il più agevolmente possibile. Più tiepida la reazione di Curafutura e FMH. Le due organizzazioni dicono di accogliere con favore la prospettiva dell’introduzione del TARDOC nel 2026 ma affermano che l’attuazione simultanea dei due modelli non deve in nessun caso comprometterne o ritardarne ancora una volta l’entrata in vigore. Quanto agli adeguamenti chiesti dal Governo sono «difficili».