Le reazioni

Tassa di bollo, la sinistra esulta

«Non si può, dopo due anni di pandemia, presentare come prima cosa un regalo fiscale ai grandi gruppi e alle imprese di questo paese», ha dichiarato Cédric Wermuth, copresidente del PS – Per l’USAM si tratta invece di «un’opportunità mancata»
© CdT/ Chiara Zocchetti
Ats
13.02.2022 16:13

Un’opportunità mancata: così il direttore dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) Hans-Ulrich Bigler ha giudicato, poco prima della 13, il netto «no» che si profilala alle urne all’abolizione della tassa di bollo per le emissioni di nuovo capitale aziendale. Non è stato possibile convincere la popolazione in merito ai vantaggi della riforma e a migliorare la situazione della piazza economica elvetica, ha detto Bigler a Keystone-ATS. A suo avviso i partiti conservatori, ad eccezione del PLR, non hanno sostenuto a sufficienza la modifica di legge. Riguardo alle tasse di bollo nei prossimi tempi non sarà proposto nulla di nuovo, ha aggiunto l’esponente dell’organizzazione delle imprese elvetiche.

Grande soddisfazione, invece, a sinistra. «Dopo la riforma III dell’imposizione delle imprese e quella sull’imposizione delle famiglie, che andava a favore dei super-ricchi, questa è la terza votazione su temi simili che abbiamo vinto», afferma Samuel Bendahan, vicepresidente del PS svizzero, in dichiarazioni a Keystone-ATS. «Per la terza volta il popolo si è opposto a dare soldi solo alle persone più facoltose, senza che anche alla maggioranza ne venisse in tasca qualcosa», argomenta il consigliere nazionale vodese. La lotta contro l’abolizione dell’imposta di bollo è finita, ma se ne profilano subito altre, come quella contro l’abolizione dell’imposta preventiva, prosegue il 41.enne con dottorato in economia all’Università di Losanna. Quest’ultima porterebbe a perdite «molto maggiori» della riforma oggi in votazione, si dice convinto l’esperto. «Il popolo ci ha dato ragione», ha dal canto suo dichiarato Cédric Wermuth, copresidente del PS. «Non si può, dopo due anni di pandemia, presentare come prima cosa un regalo fiscale ai grandi gruppi e alle imprese di questo paese», ha detto il 35enne consigliere nazionale argoviese in dichiarazioni rilasciate alla televisione SRF.

Il no alla modifica della legge sulle tasse di bollo era rivolto alle grandi aziende, per le piccole e medie imprese (PMI) l’imposta di emissione va abolita: ne è convinto Lars Guggisberg, consigliere nazionale (UDC/BE) e membro a favore della riforma. L’esito del voto era prevedibile, ha detto Guggisberg a Keystone-ATS. A suo avviso ha funzionato il falso argomento che la modifica di legge sarebbe andata a favore delle multinazionali. Inoltre non appariva il caso di tagliare le entrate della Confederazione in tempi di pandemia. Secondo Guggisberg comunque il fatto che le PMI vadano esentate dall’imposta di bollo in realtà non è un’idea osteggiata dalla popolazione.

Per Travail.Suisse, il no alla riforma sulle tasse di bollo è anche allo stesso tempo un sì alla tassa minima dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Il Consiglio federale dovrebbe ora prendere sul serio la tassa minima dell’OCSE del 15% e fermare il dumping fiscale, ha indicato il presidente della federazione sindacale Adrian Wüthrich a Keystone-ATS. I votanti hanno chiaramente affermato di non volere ulteriori sgravi per le imprese. La gente aveva la sensazione che mentre le persone fisiche devono pagare le tasse su tutto, le grandi aziende con miliardi di profitti sarebbero sarebbero state alleggerite di una somma relativamente piccola. L’argomentazione che sarebbero state soprattutto le piccole e medie imprese a beneficiare della riforma è stata considerata inverosimile.

Nel «no» all’abolizione della tassa di bollo per l’emissione di nuovo capitale aziendale ha avuto un ruolo non indifferente il contesto pandemico: il popolo non ha voluto sopprimere un’imposta, sebbene all’origine di solo lo 0,3% delle entrate della Confederazione. È questa la lettura del voto odierno da parte di Olivier Feller, vicepresidente del gruppo PLR alla Camere federali e membro del comitato favorevole alla riforma. A suo avviso a perdere oggi sono state soprattutto le aziende innovative, le piccole e medie imprese che nei prossimi anni avranno bisogno di capitali.

Grande emozione di Jacqueline Badran per il «no» popolare all’abolizione della tassa di bollo: la consigliera nazionale (PS/ZH), molto nota a nord della Alpi, si è addirittura commossa sino alle lacrime, nelle immagini trasmesse dalla televisione SRF. Nella famosa trasmissione «Arena» Badran aveva duellato con grande fervore sul tema con il consigliere federale Ueli Maurer, scagliandosi contro quelli che considera i privilegi delle grandi aziende e dell’industria finanziaria. La 60enne Badran è una politica di lungo corso: è consigliera nazionale dal 2011, dopo essere stata membro del consiglio comunale di Zurigo fra il 2002 e il 2011. È nota per le sue posizioni profilate e per la sua concretezza, aspetti che le hanno portato attestazioni di stima anche da numerosi avversari politici, a destra dello scacchiere politico.

Per il presidente dell’Unione sindacale svizzera (USS) Pierre-Yves Maillard con il no all’abolizione di una delle tre tasse di bollo prende ora il via un dibattito più ampio sulla distribuzione delle risorse del paese. «La popolazione non apprezza molto che con una mano i partiti di destra prendano soldi dalle casse per foraggiare gli ambienti che sono già ben serviti e con l’altra mano taglino per esempio sulla previdenza vecchiaia», ha indicato il consigliere nazionale (PS/VD) a Keystone-ATS. «Questo è esattamente quello che è successo durante la sessione di dicembre del parlamento: stiamo abbassando l’imposta preventiva per le persone con grandi patrimoni e, allo stesso tempo, stiamo riducendo le pensioni AVS per le donne e attaccando il secondo pilastro. Questa contraddizione sta diventando insopportabile anche per molti elettori di centro e di destra», sostiene Maillard. «Contrariamente a quanto afferma la destra, la popolazione ha capito molto bene che abolendo l’imposta di bollo ci sarebbero meno soldi nelle casse dello stato. La popolazione ha dato un segnale che i partiti di destra dovrebbero ascoltare, ad esempio nel prossimo dibattito sull’imposta preventiva», conclude il sindacalista.

Il PLR deplora il «no» all'abolizione della tassa di bollo. Al Consiglio nazionale, 120 deputati hanno votato per la sua abolizione e 70 parlamentari - soprattutto di sinistra - si sono espressi contro. La tassa penalizza fino all'80% delle piccole e medie imprese e delle start-up e non solo le multinazionali, come sostenuto dalla sinistra. L'abolizione della tassa di bollo avrebbe rafforzato la nostra crescita economica, generando reddito, garantendo e creando posti di lavoro. Il No rafforza comunque ancora di più la convinzione del PLR nel continuare i suoi sforzi per rafforzare la Svizzera come piazza economica e per abolire il maggior numero possibile di tasse inutili. Prossimo passo: l’imposta preventiva.

«Bisogna riconoscere che è difficile spiegare gli oggetti fiscali al vasto pubblico»: è la reazione della direttrice di Economiesuisse Monika Rühl al no opposto dal popolo svizzero all’abolizione della tassa di bollo sull’emissione di nuovo capitale aziendale. La federazione delle imprese svizzere promette che continuerà comunque a lottare per mantenere e creare buone condizioni fiscali per le ditte. In particolare l’organizzazione si impegnerà fortemente per far passare la riforma sull’imposta preventiva, su cui si voterà probabilmente in settembre se il referendum lanciato dal PS avrà successo. L’anno prossimo gli svizzeri saranno anche chiamati a esprimersi sull’introduzione di un’imposta minima del 15% per le imprese, secondo gli standard dell’OCSE. La Svizzera deve rimanere attraente di fronte alla concorrenza internazionale sempre più accesa, ha concluso Rühl.

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