Dopo il sisma

Terremoto, la Svizzera attende sempre una risposta delle autorità marocchine

Una squadra del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) è stata istituita ed è pronta a recarsi sul posto, ha indicato oggi il Dipartimento federale degli affari esteri
© YOAN VALAT
Ats
10.09.2023 12:14

(Aggiornato alle 16.54) La Svizzera attende sempre una risposta dal Marocco alla sua offerta di aiuto dopo il violento sisma di venerdì sera che ha causato almeno 2'000 morti e migliaia di feriti, di cui moltissimi in gravi condizioni.

Una squadra di otto esperti del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) è stata istituita ed è pronta a recarsi sul posto, ha indicato oggi il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

Le autorità marocchine non hanno però ancora risposto all'offerta d'aiuto, ha precisato il DFAE all'agenzia di stampa Keystone-ATS.

I servizi di Ignazio Cassis avevano sottoposto ieri un'offerta di aiuto per rifugi provvisori, per il trattamento e la distribuzione d'acqua, nonché per impianti sanitari e materiale igienico, avevano indicato. La fornitura del materiale sarebbe accompagnata da esperti del CSA.

Al momento il DFAE non dispone di informazioni su eventuali vittime svizzere. Attualmente, 1'806 cittadini elvetici sono ufficialmente iscritti in Marocco, dove si sono stabiliti.

Oltre 200 svizzeri, che soggiornano attualmente in Marocco, si sono nel frattempo annunciati sull'applicazione mobile Travel Admin del DFAE. La linea telefonica di emergenza ha ricevuto finora circa 200 chiamate concernenti il sisma.

Almeno 38 membri del Touring Club Svizzero (TCS) sono interessati dal terremoto. Diciotto dossier sono stati aperti per venir in aiuto ai membri che si trovano a Marrakech, Casablanca ou Agadir, ha indicato oggi in una nota il TCS.

Ieri il presidente della Confederazione Alain Berset aveva presentato le condoglianze della Svizzera alle famiglie delle vittime del terremoto. Berna aveva attivato il suo stato maggiore di crisi e deciso di sottoporre un'offerta di aiuto alle autorità marocchine.

«La Svizzera è solidale con il Marocco», aveva scritto Berset sulla rete sociale X (ex Twitter). I nostri pensieri sono rivolti agli uomini e alle donne marocchini colpiti da questo terribile terremoto, aveva aggiunto il capo del Dipartimento federale dell'interno.

Dal canto suo Redog, la Società svizzera per cani da ricerca e da salvataggio, molto probabilmente non andrà in Marocco, ha precisato a Keystone-ATS la sua portavoce Linda Hornisberger.

I suoi esperti e i suoi cani si recano sul posto soltanto quando crollano grandi edifici e vi sono numerosi dispersi. Sebbene l'area interessata delle distruzioni non sia ancora nota con esattezza, sembra che le grandi città siano state ampiamente risparmiate dal sisma.

Nuova scossa

Intanto, una scossa di terremoto di magnitudo 3.9 ha colpito questa mattina alle 9.59 ora locale (le 10.59 in Svizzera) il Marocco, a sud di Marrakech, nella stessa area in cui è stato registrato il sisma di magnitudo 6.8 venerdì notte: lo riporta sul suo sito l'Istituto geofisico statunitense USGS. L'ipocentro del terremoto odierno è stato localizzato ad una profondità di 10 chilometri.

Intanto, una scossa di terremoto di magnitudo 3.9 ha colpito questa mattina alle 9:59 ora locale (le 10.59 in Svizzera) il Marocco, a sud di Marrakech, nella stessa area in cui è stato registrato il sisma di magnitudo 6.8 venerdì notte: lo riporta sul suo sito l'Istituto geofisico statunitense USGS. L'ipocentro del terremoto odierno è stato localizzato ad una profondità di 10 chilometri.

Nel frattempo continua la corsa contro il tempo in Marocco per cercare di salvare le vite rimaste intrappolate dalla macerie del forte terremoto che nella notte tra venerdì e sabato ha causato oltre 2 mila morti. «Le prossime 24-48 ore saranno fondamentali», ha ricordato Caroline Holt, direttrice delle operazioni della Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.

Un uomo è stato estratto vivo a Moulay Brahim, un villaggio sulle montagne dell'Atlante tra quelli particolarmente devastati dal sisma. Si scava a mano e con qualsiasi mezzo disponibile tra i detriti di quelle che solo due giorni fa erano case e ora, per molti, sono diventate tombe. Le piccole ruspe lavorano senza sosta tra i vicoli della medina di Marrakech che si svuota pian piano degli ultimi turisti che vengono trasferiti negli alberghi della città nuova.

A Gueliz, il quartiere nato sotto il protettorato francese, gli edifici hanno retto al terremoto. Solo a Marrakech, afferma l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), sono 300 mila le persone che hanno bisogno di aiuto. Migliaia di famiglie hanno trascorso la notte all'aperto in accampamenti improvvisati, allineati sull'erba fuori dalle mura della medina, dormendo sotto le palme per la paura di rientrare nelle case ancora in piedi.

E mentre da oggi il Marocco osserva tre giorni di lutto, è partita la macchina degli aiuti. La Croce Rossa Italiana ha aperto tramite il suo sito web una raccolta fondi per aiutare la Mezzaluna Rossa Marocchina a soccorrere la popolazione così tragicamente colpita dal terremoto. La Spagna, a seguito di una richiesta formale di aiuto da parte di Rabat, invierà squadre di ricerca e soccorso. La Tunisia ha mobilitato una squadra della protezione civile composta da 56 persone e un ospedale da campo completamente attrezzato. Ad Asni, pochi chilometri a sud di Marrakech, stanno arrivando i medici militari per aprire il primo ospedale ospedale da campo.

Raccolte fondi stanno nascendo sulle piattaforme internet di foundraising mentre privati cittadini hanno iniziato a organizzare scorte di viveri per aiutare i sopravvissuti.

Intanto gli esperti cercano di tranquillizzare. «È poco probabile che ci siano nuove scosse» afferma Taj-Eddine Cherkaoui, sismologo e ex professore dell'Università Mohammed V di Rabat intervistato da Medias24. «Dopo un sisma di questa potenza - sostiene - non possiamo aspettarci fenomeni simili a breve termine».