Il confronto

Tre ricette per le casse malati

Il continuo aumento dei premi dell'assicurazione malattia è al centro di questo dibattito tra candidati al Consiglio nazionale – Tra chi sostiene la cassa malati unica, chi la boccia categoricamente e chi propone di scorporare i premi dei giovani da quelli degli anziani
Paolo Gianinazzi
05.10.2023 06:00

Le domande

1) L’aumento dei premi è una delle principali preoccupazioni dei cittadini. È giunto il momento di parlare di cassa malati unica?

2) L’aumento è legato a alla crescita delle prestazioni. Per contenere l’aumento bisognerebbe quindi fare rinunce importanti. Come evitare una medicina «a due velocità»?

3) Che cosa pensa della proposta di abolire l’obbligo di stipulare un’assicurazione malattia?

La situazione è lì da vedere sotto gli occhi di tutti: l’esplosione dei premi non è più sostenibile

Danilo Forini, PS

1) La situazione è lì da vedere sotto gli occhi di tutti: l’esplosione dei premi non è più sostenibile. Come se non bastasse, il Consiglio Federale ha dichiarato che i premi aumenteranno fino al 45% entro il 2030. Credete che nel frattempo i salari avranno pure un incremento del 45%? Questo Parlamento ha dimostrato di non essere in grado di frenare l’evoluzione dei costi e nel contempo mantenere i premi a un livello sopportabile: troppe lobby bloccano qualsiasi riforma. Ecco perché sostengo una cassa malati unica pubblica con premi proporzionali al reddito. Non è la soluzione a tutti mali in sé, ma è uno strumento per riformare alla radice l’attuale sistema ammalato e per costringere il mondo politico ad adoperarsi finalmente fino in fondo per frenare l’aumento dei costi della salute. Il PS propone questa via da decenni.

2) Le rinunce più importanti dovrebbero farle innanzitutto chi dal mercato della salute, anzi del «mercato della malattia», ne ricava utili faraonici. Non penso ai piccoli attori quali i vari terapisti, infermieri, i medici di famiglia, impiegati delle casse malati e molti altri. Ma piuttosto alle farmaceutiche, alle cliniche, ad alcune tipologie di medici, ai CEO delle casse malati e così via. Più consumiamo prestazioni sanitarie, più qualcuno guadagna. È la legge del mercato. La salute delle cittadine e dei cittadini tuttavia è un bene pubblico. Come l’acqua. Per garantire una medicina di qualità accessibile a tutti bisogna uscire dalle logiche di mercato. Noi tutti abbiamo un ruolo importante a livello di responsabilità individuale, ma dal momento che valichiamo la porta di un medico, poi è lui in realtà a decidere che esame, che cura, da che collega inviarci. Bisogna riconoscere che questo ruolo non è facile e i medici vanno sostenuti con maggiori formazioni in ambito etico.

3) Sarebbe catastrofico. Immaginatevi di avere una malattia grave e di non potervi curare perché non avete a disposizione 50 o 100 mila franchi di risparmi. Questo perché gli ospedali richiederebbero una garanzia finanziaria prima di prendersi a carico di voi. Inoltre, senza un obbligo assicurativo, molti cosiddetti «buoni rischi», le persone sane, uscirebbero dal sistema LaMal. Come del resto anche le persone estremamente facoltose che potrebbero pagarsi assicurazioni private deluxe. Nell’attuale sistema rimarrebbe solo chi non può permettersi un’assicurazione privata e le persone di una certa età o già ammalate. Per queste categorie, i premi aumenterebbero ancora di più. Una proposta targata UDC che ci porterebbe diritti ad una medicina a due velocità.

Credo nella medicina liberale e mi adopero per garantire al paziente la libertà di scelta del medico, dell’ospedale, ma anche del suo assicuratore

Felice Dafond, PLR

1) Credo nella medicina liberale e mi adopero per garantire al paziente la libertà di scelta del medico, dell’ospedale, ma anche del suo assicuratore. Le casse malati in Svizzera hanno una lunga storia che inizia con la fondazione delle società di mutuo soccorso; nel corso del tempo si sono radicalmente trasformate, tanto da divenire dei colossi finanziari sempre meno trasparenti. Negli anni passati è stato possibile frenare l’aumento dei premi grazie alle riserve; oggi la situazione è radicalmente mutata. Non accetto che le riserve accumulate possano essere utilizzate per acquisire quote azionarie o investite in borsa con il rischio di perdite miliardarie, così come confermato dal Consigliere federale Berset. La proposta di una cassa malati unica non è la panacea di tutti i mali. Utile potrebbe essere una cassa pubblica, ma in concorrenza con quelle private. Ridurrà i costi? Forse quelli amministrativi, ma quelli delle prestazioni? Conosco bene le dinamiche degli enti pubblici e temo che una cassa malati unica pubblica sia soprattutto un generatore di disavanzi! Anche coprire i costi attingendo ai miliardi della Confederazione, e quindi con più imposte, non è la soluzione. La Svizzera può essere orgogliosa del suo sistema sanitario. L’aspettativa di vita è molto alta grazie anche al progresso della medicina, tecnico e tecnologico che, però, fa aumentare i costi. S’impone, piuttosto, un cambiamento del paradigma del finanziamento di questi costi.

2) Ricordo che i costi sono aumentati dell’80% negli ultimi 25 anni, ma i premi sono aumentati del 146%. I cittadini fanno sempre più ricorso alla sanità e occorrerebbe una maggiore responsabilità di ognuno nell’attingere a prestazioni che non sono sempre necessarie. A tal fine una riflessione sulla riduzione delle prestazioni coperte dall’assicurazione di base LAMal è più che attuale. Il nostro sistema sanitario è molto complesso e provoca costi elevati: è caratterizzato da una combinazione di controllo statale e di libera concorrenza, con casse malati private parzialmente regolamentate, fornitori di prestazioni sia privati che statali. Promuovere il budget globale nella sanità significa arrestare il progresso scientifico e tecnologico! È pura utopia e porrebbe fine alla solidarietà intergenerazionale, al sistema sanitario svizzero. Certo è che la costante pressione sui costi altro non fa che peggiorare le condizioni di lavoro per i fornitori di prestazioni, quando è invece il sistema di finanziamento delle prestazioni LAMal che deve essere completamente riformato.

3) Sono fermamente contrario.

Roberto Ostinelli, HelvEthica

1) Credo che la “cassa malati unica” come viene intesa oggi non risolva il problema. Ci vuole un nuovo modello assicurativo soprattutto per i giovani, per responsabilizzarli a restare sani, evitando costi inutili e ritardando il più possibile la “dipendenza” consumistica medico-diagnostica e farmacologica. Non possiamo più pensare che il giovane-sano paghi per il vecchio-malato. Se il concetto di solidarietà sociale è ben comprensibile per gli aspetti fiscali, la salute è un parametro assolutamente individuale, così come la responsabilità di prendersi cura di sé stessi. È impensabile continuare a far pesare i costi della sanità su un giovane sano, con premi assicurativi ormai fuori controllo, che inducono a percorsi di cura vincolati al riconoscimento terapeutico rimborsato dalle assicurazioni malattia… “…visto che pago già tanto di assicurazione !...”. Vedo assolutamente la necessità di scorporare i premi dei giovani adulti dai costi di anziani malati. Lo Stato dovrebbe dare una sovvenzione dei costi solamente a questa fascia di età, prendendo a carico i costi delle malattie nelle persone anziane e malate, senza più sovvenzionare a pioggia tutti, indiscriminatamente e proporzionatamente al reddito.

2) Purtroppo in un contesto come quello di oggi, se si va nella direzione della cassa malati unica questo sarà l’inesorabile futuro a cui siamo destinati. Si veda l’esempio italiano con le ASL (Azienda sanitaria locale) regionali. Bisognerebbe intervenire a priori in un concetto virtuoso che si fonda su responsabilità, prevenzione e libertà di scelta dei fornitori di prestazione, che di conseguenza entreranno in un mercato libero di concorrenza, qualità e prezzo, non più vincolati da forzature assicurative. La gente deve essere libera di scegliere come e dove curarsi.

3) Credo che l’obbligo per legge di stipulare un’assicurazione malattia debba essere mantenuto. Ma ad oggi il premio annuale per un giovane sano dovrebbe essere al massimo di 1.500 franchi. Questo premio assicurativo dovrebbe essere a copertura di un problema di malattia grave, magari associato a franchigie di 5.000 franchi o più. Mentre il risparmio di circa 3.000 franchi annuali che si avrebbero rispetto ai premi assicurativi oggi in essere, possono essere usati per la prevenzione primaria e per le cure. Solo una responsabile presa a carico della propria salute psicofisica può portare a un cambiamento di paradigma nelle cure mediche. Lo Stato interverrebbe poi al sostegno dei malati cronici e gravi, dove i costi annuali di cura debordano in modo insostenibile per la comunità.

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