E adesso?

Tredicesima AVS: dopo il netto sì, inizia il rompicapo del finanziamento

L’iniziativa dell’USS è un successo: oltre il 58% dei consensi in Svizzera, il 71% in Ticino – Ma ora bisognerà stabilire come pagarla: aumento dell’IVA, più trattenute sui salari o nuove tasse?
© KEYSTONE/ PETER SCHNEIDER
Luca Faranda
03.03.2024 22:30

La tredicesima AVS è realtà. «È un messaggio meraviglioso per tutti coloro che hanno lavorato tutta la vita. Sono fiero del nostro Paese e della nostra democrazia». Per Pierre-Yves Maillard, presidente dell’Unione sindacale svizzera (USS), il risultato scaturito oggi dalle urne è inequivocabile e storico. È la prima volta che un’iniziativa popolare di questo genere ottiene il favore della popolazione svizzera. Ed è una vittoria su tutta la linea. A partire dal Ticino, con una percentuale del 71% di sì e tutti i 106 Comuni favorevoli, fino ad arrivare alla netta maggioranza della popolazione (58,2%) e dei Cantoni (14 e due semicantoni). L’USS ha saputo raccogliere un consenso trasversale in quasi ogni angolo della Svizzera.

Non si è trattato esclusivamente di un voto di sinistra: il sostegno è arrivato da ogni parte. A pesare, in campagna elettorale così come nel borsellino di alcuni anziani, è stato il calo del potere d’acquisto negli ultimi anni. Nel 2016, una proposta simile era infatti stata nettamente respinta alle urne.

A sostenere in modo massiccio il testo (la partecipazione a livello svizzero si è attestata al 58,3%) sono stati soprattutto i cosiddetti «Cantoni latini», trainati in particolare da Giura (82,5%), Neuchâtel (78,4%), e Ginevra (75,5%). «Il risultato è netto», ha affermato la «ministra» della Sanità Elisabeth Baume-Schneider. Per la socialista giurassiana, «la popolazione ha inviato un segnale molto chiaro: L’AVS è la nostra assicurazione sociale più importante. Con questa votazione, i cittadini svizzeri hanno dimostrato ancora una volta il loro impegno per la solidarietà che l’AVS incarna da poco più di 75 anni». Infatti, per la prima volta dall’introduzione dell’AVS (nel 1948), gli svizzeri hanno votato a favore di un rafforzamento del primo pilastro.

Rendita mensile o annuale

Il prossimo passo di questa iniziativa sarà la sua introduzione. Governo e Parlamento dovranno infatti stabilire prima di tutto se intendono versare questo supplemento ogni mese oppure se verrà corrisposta una rendita annuale. Il testo presentato dall’USS, infatti, si limita solo ad affermare che «i beneficiari di una pensione di vecchiaia hanno diritto a un’integrazione annuale pari a un dodicesimo della loro pensione annuale».

Questa tredicesima rappresenterà pertanto un aumento dell’8,33% della pensione: ogni mese, sul conto, gli anziani che ricevono una pensione minima si troveranno 99 franchi in più, mentre per chi riceve la pensione massima l’aumento sarà di 197 franchi. Stando ai dati dell’unione sindacale, inoltre, per le coppie l’incremento sarebbe di 296 franchi per la pensione massima. Gli attuali pensionati - quasi 2,5 milioni - dovranno ancora attendere: l’iniziativa dovrà essere attuata entro il 2026.

La promessa del Governo

Proprio entro quell’anno, il Governo sarà chiamato a presentare una nuova riforma per assicurare il finanziamento a lungo termine del primo pilastro. Non sarà facile. Con la riforma AVS21 - approvata dal popolo nel settembre 2022 ed entrata in vigore lo scorso gennaio - il finanziamento dovrebbe essere assicurato fino al 2030. Tuttavia, i calcoli non includono la tredicesima AVS (dal 2026 si stimano costi supplementari per 4,1 miliardi, che saliranno fino a 5 miliardi). Secondo i calcoli dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali, è probabile che le casse dell’AVS siano in rosso a partire dal 2031.

Baume-Schneider ha fatto una promessa: già entro la fine di quest’anno presenterà al Consiglio federale un progetto per il finanziamento della 13. AVS. La «ministra» della Sanità, infatti, vorrebbe portare all’attenzione del Governo - e del Parlamento - una proposta separata dalla riforma.

La strada da intraprendere, per garantire l’AVS, è tuttavia irta di insidie. L’aumento dell’età pensionabile non è più un tema di discussione a breve termine (vedi sotto). Le piste da esplorare sono già sul tavolo: un nuovo aumento dell’IVA (a gennaio è passata dal 7,7 all’8,1%) oppure un maggior prelievo dei contributi, di circa 0,8 punti percentuali, suddivisi equamente fra datori di lavoro e dipendenti. Per queste proposte sarà tuttavia necessario trovare una maggioranza, poiché il referendum (obbligatorio per la prima opzione, facoltativo per la seconda) è dietro l’angolo. Via libera dunque a soluzioni alternative, come ridurre gli aiuti all’estero (proposta dall’UDC), oppure tramite l’introduzione di nuove tasse. Il consigliere agli Stati Beat Rieder (Centro/VS) ha proposto di finanziare l’AVS mediante una tassa sulle transazioni finanziarie.

L’USS lancia la prossima sfida

Il successo sull’AVS ha rinvigorito l’Unione sindacale svizzera ( promotrice dell’iniziativa), che parla di «importante passo avanti per i pensionati attuali e futuri», in particolare per le donne e le famiglie a basso reddito.

La sinistra guarda però già al prossimo appuntamento alle urne: il 9 giugno si voterà sull’iniziativa del PS per limitare l’onere dei premi di cassa malattia al 10% del reddito disponibile. «C’è ancora molto da recuperare in termini di salari e l’onere dei premi di cassa malattia per il ceto medio è ormai insopportabile», sottolinea l’USS, preannunciando una campagna intensa.