Parlamento

Tutto fumo e niente arrosto: «Si ignora la volontà popolare»

È scontro totale sull’applicazione dell’iniziativa che chiede di vietare la pubblicità per bambini e adolescenti - Accuse incrociate tra Gregor Rutz (UDC), presidente di Swiss Tobacco, e l’ex «senatore» Hans Stöckli (PS), promotore del testo
© ALESSANDRO DELLA BELLA
Luca Faranda
29.02.2024 20:56

Il concetto è chiaro: la legge deve vietare «ogni forma di pubblicità per i prodotti del tabacco che raggiunge fanciulli e adolescenti». Il popolo, con il 56,7% dei voti, nel febbraio 2022 ha chiaramente accettato l’iniziativa popolare «Sì alla protezione dei fanciulli e degli adolescenti dalla pubblicità per il tabacco».

Sono trascorsi due anni e la politica è ora chiamata ad attuare questa modifica costituzionale. Il Parlamento, però, sulla questione non solo è frammentato. Di più. Sull’applicazione della legge, tra destra e sinistra la distanza è abissale.

Si torna alla casella di partenza

Il Consiglio federale lo scorso maggio ha voluto mettere in pratica quanto chiesto dall’iniziativa. Una versione che l’ala destra del Parlamento non ha particolarmente gradito e già sui banchi del Consiglio degli Stati il testo ha preso una piega diversa, a tratti anche incostituzionale secondo un’analisi dell’Ufficio federale di giustizia. Da sinistra a destra, i deputati hanno cercato di modificare la legge in più punti, tra chi cercava di allentarla (in particolare l’UDC) e chi invece proponeva più restrizioni (PS e Verdi).

Il risultato? Al termine di oltre due ore di acceso dibattito, il Consiglio nazionale ha cancellato con un colpo di spugna tutto quanto, respingendo al voto finale (che corrisponde a una non entrata in materia) il progetto: a far saltare tutto - ma per motivi diametralmente opposti - sono stati i voti dei parlamentari UDC e di quelli dell’area rossoverde. E ora? Si torna alla casella di partenza, ovvero al Consiglio degli Stati, che dovrà tornare a occuparsi del messaggio del Governo.

Per il Consiglio federale, in futuro nessuna pubblicità di prodotti del tabacco (vale anche per le sigarette elettroniche) potrà più essere pubblicata sulla stampa scritta, e non sarà più ammessa nei luoghi accessibili al pubblico che possono essere frequentati dai minorenni, come i punti di vendita e i festival. Sarà inoltre vietata la sponsorizzazione di manifestazioni alle quali i minorenni hanno accesso.

Si tratta di un divieto totale? In realtà no, la pubblicità rimarrebbe permessa, ma solo se destinata esclusivamente agli adulti o nei luoghi non accessibili ai minorenni.

Cultura del divieto

La bocciatura alla Camera del popolo «mostra che il dibattito è molto controverso e anche un po’ caotico. Il Consiglio degli Stati dovrà rifare i compiti. Non c’è unità di intenti su quanto va fatto», ci spiega il consigliere nazionale Gregor Rutz (UDC/ZH).

Il problema, però, è come viene interpretata la volontà popolare: «Il Partito socialista e i Verdi vogliono forzare la mano per ottenere un divieto di pubblicità», accusa Rutz. «Il testo chiedeva di proteggere bambini e adolescenti dalla pubblicità del tabacco. Ma ciò non significa vietare la pubblicità in tutti i giornali o nei programmi per adulti. Questa cultura del divieto mi fa paura», tiene poi a precisare Rutz, particolarmente interessato dalla discussione poiché è presidente di Swiss Tobacco, l’associazione di categoria delle aziende legate al commercio svizzero all’ingrosso e al dettaglio di prodotti del tabacco.

L’industria, teme, verrebbe indebolita. «Penso che con tutte le restrizioni chieste dalla sinistra ci sono in gioco moltissimi posti di lavoro, ad esempio nel settore della stampa, della pubblicità e degli eventi. Ci sarebbero troppi svantaggi e alla fine non ci guadagna nessuno. Perché un adolescente che vuole iniziare a fumare, lo farà comunque. E lo abbiamo visto con il proibizionismo negli Stati Uniti».

In realtà, inserendo le eccezioni volute dall’UDC, non si ignora la volontà popolare? «Al contrario. È chi vuole un divieto generale di pubblicità che ignora l’iniziativa popolare e rimette in discussione la democrazia», ci risponde Rutz.

«È antidemocratico»

Per l’ex consigliere agli Stati Hans Stöckli queste parole sono come fumo negli occhi. Il socialista bernese, che figura tra i promotori dell’iniziativa, è un fiume in piena: «Quello che sta facendo l’UDC non è né democratico, né svizzero. Ripetono che il vero capo è il popolo, ma non accettano le decisioni». A suo avviso, «L’iniziativa è formulata chiaramente. Non c’è un divieto generale di pubblicizzare i prodotti del tabacco: possono fare quanta promozione vogliono nei giornali indirizzati esclusivamente agli adulti, oppure nei locali notturni, dove i minorenni non possono entrare, o ancora negli eventi per maggiorenni dove ci sono chiari controlli d’entrata».

Quello che i promotori non vogliono, invece, sono le sponsorizzazioni dell’industria del tabacco a eventi a cui potrebbero partecipare minorenni: «Ma questo era già chiaro al momento del voto e già allora è stato combattuto dalla lobby, dai partiti di destra e dall’economia, con ingenti mezzi finanziari. E ora che hanno perso vogliono comunque fare come vogliono loro? Non esiste, è semplicemente anticostituzionale. Significa ignorare la volontà popolare ed è scandaloso. Non si può essere più ipocriti di così», critica Stöckli.

Convincere il Centro

Per il socialista bernese, il Parlamento deve tornare alla versione proposta dal Consiglio federale. Ma si dice fiducioso: «Su molti aspetti, a fare la differenza sono stati al massimo una decina di voti. Non bisognerà convincere tutti i parlamentari: quelli del Centro, però, saranno l’ago della bilancia».

A tal proposito, già negli scorsi giorni e nelle scorse settimane la pressione sui parlamentari è aumentata: «Ho perso il conto delle comunicazioni e delle e-mail arrivate negli scorsi giorni e nelle scorse settimane. Ma da entrambi gli schieramenti», ci conferma il consigliere nazionale ticinese Giorgio Fonio (Centro). «È impressionante, ma dimostra che si tratta di un tema molto sentito. Lo si era già visto già durante la campagna per la votazione popolare».