Un germanofono alla Posta, il Ticino non ci sta

Dopo il caso Pardini è di nuovo polemica per una designazione in seno al CdA della Posta. L’intenzione che avrebbe il Consiglio federale di nominare un candidato germanofono, come riportato giovedì dal nostro giornale, non è piaciuto alla deputazione ticinese alle Camere federali, che in un comunicato ha ribadito «l’importanza di un’equa rappresentanza di tutte le componenti culturali della Svizzera in seno a organi di direzione superiori delle imprese parastatali».
Il candidato prescelto del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) sarebbe Dirk Reich, membro di numerosi CdA nel settore della logistica (tra cui quello di Kühne & Nagel, azienda per il quale ha lavorato per un totale di 20 anni), scrive il «Nebelspalter». La sua nomina sarebbe prevista per venerdì.
La situazione ricorda quella dell’anno scorso, quando la decisione di eleggere nel CdA del gigante giallo l’ex consigliere nazionale bernese Corrado Pardini generò forti malumori. Le critiche si concentravano in particolare sul fatto che il socialista di origini italiane veniva indicato come rappresentante della Svizzera di lingua italiana. In tutta risposta, la consigliera federale Simonetta Sommaruga aveva sottolineato che il posto preso da Pardini non era destinato a un rappresentante della Svizzera italiana, bensì a uno dei sindacati, che hanno diritto ad avere due seggi nell’organo ai vertici della Posta.
«Quando il Consiglio federale decide di un profilo ha le sue giustificazioni. Evidentemente non si può scegliere un profilo solo perché della Svizzera italiana», ha dichiarato al CdT Rocco Cattaneo, presidente della deputazione ticinese. Sarebbe però auspicabile che la ricerca sia fatta prima nella Svizzera italiana, ha aggiunto. In ogni caso, ha concluso il liberale radicale facendo un po’ di autocritica , sta anche a chi rappresenta la Svizzera italiana «cercare di giocare più d’anticipo» quando ci sono vacanze nel CdA del gigante giallo.
Quell’8,4 % non raggiunto
Rispondendo ad alcuni atti parlamentari in occasione della nomina di Pardini, il Governo si era detto disponibile a tener conto della cultura italofona alle prossime occasioni che ci sarebbero state. In risposta a una interpellanza, il Consiglio federale ha infatti ammesso che «nel consiglio d’amministrazione di Swisscom e della Posta non si trova al momento alcun rappresentante della comunità linguistica italofona. Il Consiglio federale è consapevole del fatto che pertanto Swisscom e la Posta non rispettano i valori di riferimento per le comunità linguistiche nazionali da esso fissati. In occasione delle future elezioni al consiglio di amministrazione sarà data importanza al fatto che queste prescrizioni siano nuovamente rispettate. Per quanto riguarda le quote di rappresentanza delle lingue nazionali (in base al decreto del Consiglio federale del 2013), seconde i profili dei requisiti stabiliti dal DATEC per i membri dei consigli d’amministrazione di FFS, Posta, Swisscom e Skyguide è auspicato il raggiungimento dei seguenti valori di riferimento: tedesco: 65,5 per cento, francese: 22,8 per cento, italiano: 8,4 per cento, romancio: 0,6 per cento». Il Governo aveva però anche ricordato che «nei profili sono definiti anche gli altri requisiti che un membro del consiglio d’amministrazione di un’impresa parastatale deve soddisfare. Per la scelta dei membri dei consigli d’amministrazione, questi Ultimi e il Consiglio federale si basano su tali profili dei requisiti».
L’eco nel cantone
In una nuova interpellanza, il consigliere nazionale Marco Romano (Centro), chiede ora al Governo delle spiegazioni. Dall’anno scorso, il CdA della Posta ha vissuto tre sostituzioni (con Pardini, Christian Levrat al postodi Urs Schwaller come presidente del CdA e quella di cui si discute ora), «come è possibile giustificare e legittimare - domanda il ticinese - che per tre volte non sia stato possibile nominare un profilo valido, rappresentante la Svizzera italiana?».
Dalla Svizzera italiana intanto sono giunti i primi interventi. Il Governo ticinese e quello grigionese hanno scritto al Consiglio federale chiedendo di rispettare la rappresentanza della Svizzera italiana. In Gran Consiglio il liberale radicale Matteo Quadranti ha depositato un’interpellanza urgente. Ora Rocco Cattaneo, insieme al resto della deputazione, spera che «ogni decisione venga sospesa».
Intanto, secondo il «Nebelspalter», anche l’Ufficio federale del personale sarebbe intervenuto facendo presente al Governo della contraddizione della nomina di un tedescofono con le norme da lui stesso definite. Non solo per la rappresentanza regionale. Anche la quota di donne da raggiungere (40%) non verrebbe presa in considerazione. Da noi contattato per una reazione, il DATEC ha risposto di non voler commentare.