Conferenza

Un primo passo verso la pace, ma la Russia? «Non volevamo perdere l’Ucraina»

Saranno 90 le delegazioni presenti al vertice sul Bürgenstock – Ma di che cosa si discute? Chi partecipa e chi invece osserva da lontano? Mosca e Kiev si siederanno attorno a un tavolo a Riad? Ecco le risposte alle principali domande
©URS FLUEELER
Luca Faranda
11.06.2024 06:00

«È una conferenza sulla pace, non una conferenza di pace». Il Consiglio federale ha voluto chiarirlo subito: il 15 e 16 giugno, sul Bürgenstock, non ci si deve aspettare la fine della guerra in Ucraina. «Si tratta di fare il primo passo», hanno spiegato ieri la presidente della Confederazione Viola Amherd e il «ministro» degli Esteri Ignazio Cassis. Ma di cosa si discute? Chi partecipa e chi invece osserva da lontano? Ecco le risposte alle principali domande.

Quali sono gli obiettivi della conferenza?

È dal 24 febbraio 2022 che si parla quasi esclusivamente di guerra. Ora, la Svizzera con questo primo passo «osa parlare di pace al più alto livello politico», ha spiegato Cassis. Tre gli obiettivi del vertice sul Bürgenstock: «Fornire una piattaforma di dialogo sui modi per raggiungere una pace globale, giusta e duratura per l’Ucraina, basata sul diritto internazionale e sulla Carta delle Nazioni Unite»; «promuovere una comprensione comune di un quadro normativo per raggiungere questo obiettivo»; «definire una roadmap per coinvolgere entrambe le parti in un futuro processo di pace».

Il vertice non è troppo orientato a favore dell’Ucraina?

La Svizzera ha deciso di organizzare la conferenza proprio su richiesta dell’Ucraina. L’obiettivo di questo primo vertice è di avviare un processo di pace. Inizialmente, Kiev avrebbe voluto sostenere la sua formula di pace in 10 punti, che prevede ad esempio il ritiro delle truppe russe, la restituzione dei territori conquistati e l’istituzione di un tribunale speciale. Non succederà. Per Amherd, «non si tratta di organizzare un evento di propaganda». Saranno discussi solo singoli punti del piano di pace ucraino, come la protezione degli impianti nucleari. Verranno infatti approfonditi tre temi «di interesse globale», che riguardano la sicurezza nucleare (e la protezione delle centrali), gli aspetti umanitari e «la libertà di navigazione nel Mar Nero e la sicurezza alimentare», poiché l’Ucraina è un importante esportatore di mais, grano, orzo e olio di girasole e necessita di vie di trasporto sicure. Non è al termine di questo vertice che verranno deposte le armi. Domenica i partecipanti pubblicheranno una dichiarazione finale - la bozza è già in una «intensa fase di consultazione» - e valuteranno i prossimi passi da compiere, tra cui un futuro coinvolgimento della Russia.

Perché la Russia non è stata invitata ufficialmente?

Sin dai primi colloqui - Cassis ha incontrato a gennaio il ministro degli Esteri Sergei Lavrov - la Russia ha detto chiaramente di non essere interessata alla conferenza. Tuttavia, ci sono contatti regolari tra l’ambasciatrice svizzera a Mosca (Krystyna Marty Lang) e le autorità del Cremlino. Per il presidente russo Vladimir Putin, la conferenza è un tentativo di imporre alla Russia condizioni per porre fine al conflitto. Oltre a ciò, ha spiegato ieri Cassis, la presenza della Russia a questa prima conferenza è considerata «prematura» per Kiev. «C’era la possibilità di perdere l’Ucraina. Abbiamo dovuto ponderare questi rischi».

È possibile un processo di pace senza la Russia?

No. La Russia deve essere coinvolta. Per Cassis, «la domanda è: quando?». Sulla risposta c’è ancora incertezza e le opinioni divergono, ma è uno dei punti all’ordine del giorno della conferenza. L’obiettivo è di includere Mosca in un futuro incontro sulla pace in un altro Stato, forse del Sud globale o del mondo arabo. L’obiettivo è che la Svizzera possa annunciare al termine della conferenza dove si terrà quella successiva: per la NZZ sarà a Riad, in Arabia Saudita, con la partecipazione di entrambe le parti in conflitto.

Chi sarà presente sul Bürgenstock?

In seguito alla richiesta di Kiev, Berna ha invitato più di 160 delegazioni nazionali. Tuttavia, a oggi si sono annunciati 90 Stati e organizzazioni: circa la metà degli Stati proviene dall’Europa e dall’America del Nord, l’altra metà da altri continenti. Amherd parla già di «successo» per il numero di presenti, in particolare di quelli non occidentali. Il sostegno a questa conferenza nelle ultime settimane sembra però aver perso vigore a livello internazionale. Tra i leader mondiali che hanno confermato la loro presenza, oltre al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ci sono il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, la vicepresidente statunitense Kamala Harris e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. La lista definitiva dei Paesi e di chi li rappresenterà sarà pubblicata solo venerdì sera. «Tutto può cambiare di giorno in giorno», ha avvertito Cassis.

Chi invece ha deciso di non aderire a questa iniziativa?

Oltre alla Russia, la grande assente sarà la Cina. Per Pechino era indispensabile «la partecipazione paritaria di tutte le parti coinvolte e una discussione equa di tutte le proposte disponibili». Sempre più probabili anche le assenze del Brasile e del Sudafrica, che hanno stretti legami (commerciali e strategici) con Mosca. La Cina, nel frattempo, starebbe pensando di organizzare a sua volta un vertice - in collaborazione con il Brasile - per sviluppare un processo di pace parallelo, che includa la Russia. «È una buona cosa che ci siano piani di pace in parallelo», ha sostenuto Cassis, ricordando che sul tavolo ci sono già varie proposte con alcuni punti in comune.

Come si svolgerà la Conferenza?

L’arrivo degli ospiti al Bürgenstock è previsto per sabato pomeriggio. Si farà tutto in circa 24 ore: dalle 16.30 ci sarà la cerimonia di apertura, seguita dai primi discorsi (stando a Tamedia, parleranno Amherd, Zelensky e Cassis). Ci sarà poi una sessione plenaria alla presenza di tutti i capi delegazione, nonché discussioni su vari argomenti in forma ridotta. Domenica le delegazioni si troveranno per discutere in gruppi di lavoro. In seguito si tireranno le somme con una sessione conclusiva, la dichiarazione finale e una conferenza stampa verso le 16.00.

Perché la Svizzera sta organizzando la conferenza?

La Confederazione ospita regolarmente negoziati e funge da mediatore per colloqui e incontri mettendo a disposizione i suoi buoni uffici. La Svizzera, ha tenuto a sottolineare Cassis, «con la sua tradizione umanitaria e diplomatica, non può semplicemente stare a guardare. Anche se ciò significa scalare una montagna». Sulla cima del Bürgenstock, a suo avviso, si farà il primo passo del «cammino verso la pace».

Un resort blindato e inaccessibile per il fine settimana

«Il Bürgenstock è stato scelto perché la sua posizione geografica consente la migliore sicurezza possibile. Inoltre, non si trova in un’area urbana, ma è comunque facilmente raggiungibile». Ecco i motivi che hanno spinto la confederazione a organizzare il vertice nel resort del canton Nidvaldo. A livello di sicurezza, non si tratta di un salto nel buio: già nel 2021, durante la pandemia, il Bürgenstock avrebbe dovuto ospitare il World Economic Forum. Ma le misure adottate sono più severe rispetto al WEF di Davos, anche perché saranno presenti numerose persone protette dal diritto internazionale. Per l’occasione sono stati dispiegati centinaia di agenti di polizia (alcuni posti sono stati chiusi per concentrare le forze) e saranno in impiego fino a 4.000 militari per la protezione delle strutture, la sorveglianza e il trasporto (sono stati allestiti 5 eliporti temporanei). Oltre a ciò, aerei da combattimento F/A-18 armati sono in pattugliamento permanente. Circa 40 chilometri di spazio aereo intorno al Bürgenstock saranno chiusi dal 13 giugno al 17 giugno: vietati anche il parapendio e il volo degli aquiloni. Nelle zone più sensibili sono vietate anche attività all’aperto come andare in bicicletta, fare jogging o organizzare barbecue. Sono inoltre previste anche restrizioni alla balneazione nel Lago dei Quattro Cantoni. Circa 430 residenti locali sono direttamente interessati dal piano di sicurezza. Berna sostiene Nidvaldo anche nella protezione contro i rischi atomici, biologici e chimici. «Ci prepariamo a tutti i rischi», ha detto Amherd, facendo riferimento anche ai ciberattacchi. Il Governo stima costi per 15 milioni di franchi. Attualmente è previsto un tetto massimo di spesa compreso tra 10 e 15 milioni, di cui 10 per la sicurezza interna. I costi dell’esercito dovrebbero essere assorbiti nel bilancio regolare del DDPS. Per i costi organizzativi, il DFAE dovrà attingere dal suo budget regolare.