«Un segnale per tutta la società»: nessuno schiaffo è educativo

L’educazione dei figli è un fatto privato, la violenza sui bambini no. Occorre agire, affinché sberle, scossoni e sculacciate non facciano mai più parte della crescita dei bambini. L’allarme lanciato già anni fa da Protezione Infanzia Svizzera è stato ascoltato dal Parlamento: il Consiglio nazionale si è detto favorevole a inserire il principio dell’educazione non violenta nel Codice civile (CC), dichiarando esplicitamente «inammissibile il ricorso alla violenza nell’educazione». Il Nazionale ha sostenuto questo cambiamento a larga maggioranza, con 134 voti contro 56 e 2 astenuti (i voti contrari provenivano dalla frazione dell’UDC), compiendo un ulteriore passo verso questo obiettivo. La proposta, infatti, è stata lanciata nel 2019 - allora il Consiglio federale si era detto contrario - dalla consigliera nazionale Christine Bulliard-Marbach (Centro/FR). Ora manca il via libera, l’ultimo, da parte del Consiglio degli Stati che dovrebbe arrivare nell’autunno di quest’anno.
Non si finirà in prigione
Concretamente, il progetto prevede all’articolo 302 del CC che i genitori debbano educare il figlio «senza ricorrere alla violenza, segnatamente senza punizioni corporali né maltrattamenti degradanti». Inoltre, «i Cantoni provvedono affinché, in caso di difficoltà educative, i genitori e il figlio possano rivolgersi, insieme o separatamente, a consultori». Ma quali sono gli effetti concreti di questa novità? Nessun genitore finirà in carcere per aver dato una sculacciata al figlio. L’integrità fisica dei bambini è infatti già protetta dal Codice penale e da altre leggi attualmente in vigore. «Questa legge non è pensata per essere punitiva e infatti non riguarda il Codice penale», tiene a precisare Gian Michele Zeolla, direttore di ASPI, la Fondazione della Svizzera italiana per l’aiuto, il sostegno e la protezione dell’infanzia. Tuttavia, determinati comportamenti, oggi e in futuro, non sono più accettabili. «Si tratta di un cambio di paradigma: è un segnale per tutta la società e significa voltare pagina. Dove questa legge è stata introdotta, i cambiamenti sono stati evidenti nel giro di pochi decenni. La Svizzera - continua Zeolla - è in ritardo, perché questo passo è già stato fatto in oltre sessanta Paesi».
Botta e risposta
In aula, il democentrista bernese Manfred Bühler si è opposto alla proposta, sostenendo che «troppi bambini hanno vissuto vite iperprotette, nella bolla di genitori premurosi, a cui non è mai stato detto di no». A suo avviso, «obbedire e sapere che si verrà puniti se non si reagisce e non si rispettano gli ordini o le regole del gioco è un fatto fondamentale della vita. Questo progetto invia un segnale catastrofico, ovvero il crollo definitivo di ogni forma di autorità genitoriale sui figli». Parlando di effetto deterrente, Bühler è dell’idea che «voler vietare esplicitamente tutte le punizioni corporali è un po’ come disarmare la polizia o abolire l'esercito di un Paese». Di tutt’altro avviso Zeolla, secondo cui oltre mille studi hanno accertato che l’educazione violenta non ha nessun effetto benefico. Il cosiddetto «schiaffo educativo» non esiste. Per il direttore di ASPI, «l’autorevolezza di un genitore non si misura nella violenza che utilizza per imporre una o l’altra decisione». Zeolla precisa tuttavia che un «buon trattamento» non significa né lassismo, né dire sempre di sì. «È fondamentale mettere dei limiti, ma bisogna saper spiegare i no, e senza ricorrere alla violenza». L’obiettivo non è quello di colpevolizzare o punire i genitori, bensì di sostenerli. «Sappiamo quanto sia difficile questo “mestiere”. Non c’è un libretto delle istruzioni». Il progetto di legge prevede anche l’istituzione di consultori e offerte di aiuto a bassa soglia per genitori e/o figli. «In Ticino c’è ancora margine di manovra per un’offerta maggiore e più diffusa», spiega Zeolla, che tra i servizi esistenti cita ad esempio la stessa ASPI, il 147 (Pro Juventute ha parlato di «momento storico») o Associazione Forum Genitorialità.
Non lascia lividi
La violenza nei confronti dei bambini non è un fenomeno che appartiene al passato: «in ogni classe scolastica in media uno o due bambini subiscono regolarmente violenza fisica in casa. Ancor più numerosi sono i bambini che subiscono violenza psicologica, che non lascia lividi», spiega Protezione Infanzia Svizzera. Su richiesta del CdT, l’organizzazione mette l’accento soprattutto su questa forma di violenza: «L’abuso fisico è più evidente. La violenza psicologica ci preoccupa di più perché non è visibile e può essere molto più sottile». Anche la violenza fisica, però, è purtroppo all’ordine del giorno. Da uno studio dell’Università di Friburgo (vedi box) emerge ad esempio che un bambino su sette è regolarmente vittima di violenza fisica domestica; circa un bambino su cinque è regolarmente vittima di violenza psicologica; quasi un bambino su cinque viene punito dai genitori con sculacciate e un bambino su dieci viene preso per i capelli o schiaffeggiato. Non solo. Circa il 30% dei genitori ferisce verbalmente o insulta pesantemente i propri figli, mentre un bambino su quattro viene minacciato di percosse. Solo nel 2023 sono stati 2.097 i bambini che hanno ricevuto cure ospedaliere a seguito di una minaccia al loro benessere. I dati del 2024 saranno pubblicati tra meno di una settimana. A rendere la situazione ancor più delicata è che solo i casi relativamente gravi sono segnalati. Potrebbero dunque essere solo la punta dell’iceberg.