Una bara per le scorie radioattive, «ben venga il voto»

Oggi le scorie radioattive si trovano in capannoni posti in superficie, situati nel Cantone Argovia e nei pressi delle quattro centrali nucleari. Siccome questo metodo di stoccaggio non può garantire la sicurezza a lunghissimo termine, da anni si sta cercando una soluzione duratura. Oggi è stato fatto un passo avanti. La Nagra, la Società cooperativa nazionale per l’immagazzinamento delle scorie radioattive, ha presentato a Berna le domande di autorizzazione di massima per realizzare un deposito in strati geologici profondi nell’area Lägern Nord (nel Comune zurighese di Stadel) e un impianto di imballaggio degli elementi di combustibile sul sito dell’attuale deposito intermedio a Würenlingen (Argovia). La scelta dell’area zurighese, fatta nel 2022, è il risultato di lunghi anni di studi e di selezione (inizialmente era state individuate sei zone potenzialmente idonee). L’ubicazione è considerata la più sicura e in grado di garantire lo spazio sotterraneo sufficiente a 900 metri sottoterra. Secondo la Nagra, l’argilla opalina presente nell’area offre il migliore effetto barriera a livello geologico, perché si trova più in profondità ed è meglio protetta dall’erosione, grazie alla presenza di strati di roccia duri al di sopra di essa. Il deposito dovrà garantire la conservazione sicura delle scorie per un milione di anni.
Il miglior sito
«Questo è il miglior sito in cui un deposito profondo potrà soddisfare i più alti standard di sicurezza a lungo termine», ha dichiarato il CEO della Nagra, Matthias Braun. Il sito di stoccaggio avrà la forma di un deposito combinato, cioè sarà utilizzato per gestire sia i rifiuti ad alta radioattività che quelli a bassa e media radioattività (ci sono anche le scorie prodotte dalla medicina, dall’industria e dalla ricerca). La capacità massima per i rifiuti fortemente radioattivi sarà di 2.500 m3, volume paragonabile a una piscina olimpionica, mentre per le scorie a bassa e media radioattività (circa il 90% del totale) la capacità massima sarà di 100.000 m3, paragonabile all’atrio della stazione ferroviaria di Zurigo.
Pietra miliare
Secondo Roman Mayer, vicedirettore dell’Ufficio federale dell’energia, l’evento di oggi rappresenta una «pietra miliare», perché dopo sedici anni di lavori può finalmente incominciare la valutazione delle domande. La procedura coinvolge anche i Cantoni e i Comuni interessati, la popolazione, alcune organizzazioni e la vicina Germania. Per entrambi i siti, la Nagra ha fornito numerosi documenti e rapporti riguardanti la sicurezza, l’impatto ambientale e la compatibilità del sito con la pianificazione del territorio. Ha inoltre definito il sito dell’installazione e il limite massimo di esposizione delle persone alle radiazioni nell’area circostante.
La procedura richiederà ancora diversi anni. Entro la primavera del 2025 i servizi federali competenti dovranno verificare se sono stati presentati tutti i documenti. Soltanto quando la documentazione sarà completa verranno pubblicate le domande di autorizzazione di massima. In seguito, avrà inizio l’esame del contenuto delle domande da parte dell’Ispettorato federale della sicurezza nucleare e della Commissione per la sicurezza nucleare (CSN), che si concluderà presumibilmente entro il 2027. Successivamente prenderanno posizione i servizi competenti della Confederazione e i Cantoni. Le regioni interessate si esprimeranno sulla selezione dei siti e formuleranno un parere. Entro il 2030 le due autorizzazioni di massima saranno sottoposte al Consiglio federale. Toccherà poi all’Assemblea federale prendere una decisione. Contro quest’ultima potrà essere indetto un referendum facoltativo.
Alle urne
A questo proposito, l’altro giorno (cfr. CdT del 16 novembre) un comitato formato da studiosi e politici, aveva detto che tenuto conto dei pericoli per la popolazione e per l’ambiente il progetto di Stadel dovrebbe essere sottoposto obbligatoriamente al popolo. Oggi, la stessa Nagra si è detta favorevole. Con la legittimazione dei cittadini, l’organizzazione spera in una procedura più rapida, ha detto Matthias Braun alla NZZ. Un progetto di tali dimensioni ha bisogno, oltre ad esami tecnici, di una legittimazione attraverso la democrazia diretta. È normale che la popolazione si preoccupi della questione. Dei ricorsi potrebbero bloccare le procedure: «È quindi ancora più importante che una votazione federale sul deposito abbia luogo». Un’eventuale approvazione sarebbe «un segnale forte» per proseguire. Braun ha detto anche che se la Svizzera dovesse costruire nuove centrali, le loro scorie non avrebbero spazio nel deposito (gli spazi sono stati calcolati tenendo conto del funzionamento de gli impianti attuali per 60 anni) e che in caso di bocciatura popolare non esiste un piano B. In caso affermativo, invece, l’inizio della costruzione è previsto nel 2045.