Berna

Una «ministra» sotto tiro

Viola Amherd e il DDPS sono nel mirino delle critiche: l’UDC biasima la gestione del Dipartimento della difesa – Fabien Fivaz (Verdi): «C’è da ristabilire la fiducia nei confronti della popolazione, non è possibile chiedere ancora fondi per l'Esercito»
© KEYSTONE / ALESSANDRO DELLA VALLE
Luca Faranda
27.02.2024 23:45

«Si vis pacem, para bellum». Ovvero, «se vuoi la pace, prepara la guerra». Dallo scoppio della guerra in Ucraina, la situazione di minaccia – anche per la Confederazione – è cambiata drasticamente e l’Esercito, dal canto suo, è chiamato a rafforzare le capacità di difesa. Per farlo, Parlamento e Consiglio federale avevano inizialmente deciso di aumentare la spesa militare fino a raggiungere l’1% del PIL entro il 2030, ma l’obiettivo è poi stato fissato al 2035. Giusto o sbagliato che sia, attorno al capitolo «finanze» le Forze armate e il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) hanno fatto molto discutere.

Una serie di passi falsi

Al DDPS, da tempo si registrano passi falsi uno dietro l’altro: dai problemi e dalle partenze ai vertici della RUAG (l’ultima in ordine di tempo quella del presidente del consiglio di amministrazione, Nicolas Perrin, a causa dell’affare dei Leopard 1 in Italia), agli inciampi che hanno preceduto la nomina del nuovo segretario di Stato della politica di sicurezza, attivo dal primo gennaio.

Il mese scorso, un servizio della SRF ha poi scatenato polemiche: stando all’inchiesta, che si basava su documenti interni del DDPS, all’Esercito sarebbero mancati oltre un miliardo di franchi per pagare acquisti di armamenti già effettuati. Già il giorno successivo, il capo dell’Esercito Thomas Süssli ha cercato di spiegare la situazione, parlando di «colli di bottiglia della liquidità».

Tuttavia, il numero uno delle Forze armate è stato contraddetto dalla «ministra» della Difesa Viola Amherd. L’Esercito è in grado di pagare le fatture e non ha un problema di fondi, ma di comunicazione. Il termine «collo di bottiglia della liquidità» (in tedesco «Liquiditätsengpass») ha un’accezione diversa all’interno dell’Esercito, ha poi provato a spiegare Süssli in una recente intervista ai giornali di CH Media.

Troppe incongruenze. E così anche la politica ha voluto vederci chiaro: nelle scorse settimane Amherd e Süssli sono stati convocati sia dalla Commissione delle finanze, sia da quella della politica di sicurezza. Oggi, la presidente della Confederazione e il capo dell’Esercito hanno incontrato anche vari deputati per ulteriori chiarimenti.

Problema di credibilità

Questi passi falsi non sono piaciuti al consigliere nazionale Fabien Fivaz (Verdi/NE), membro della Commissione della politica di sicurezza. «Non è solo l’Esercito, ma l’intero dipartimento che deve ristabilire la fiducia nei confronti della popolazione. È chiaro che negli ultimi tempi Amherd ha difficoltà nel gestire il DDPS. In alcuni ambiti ha lasciato fare per troppo tempo. E questa tendenza a delegare e a non prendere responsabilità a un certo punto ha provocato problemi», ci spiega l’ecologista neocastellano.

Amherd, aggiunge ancora Fivaz, deve riprendere in mano la situazione: «Non è possibile che l’Esercito faccia ciò che vuole e che possa comunicare in questa maniera. È problematico. Bisogna ricordare che l’Esercito non è un’entità a sé, deve sottostare alle regole della Confederazione. Attualmente ha un problema di credibilità». Anche e soprattutto quando si parla di finanze. «Non è possibile che l’Esercito chieda ancora fondi», aggiunge Fivaz, ricordando che l’Esercito – a differenza di altri ambiti – nei prossimi anni aumenterà il budget, invece di vederselo diminuire.

Responsabilità politica

Amherd è inevitabilmente finita nel mirino delle critiche anche dell’UDC. Secondo il partito, le differenze di comunicazione tra il DDPS e l’Esercito nel corso delle ultime settimane hanno fortemente destabilizzato la popolazione e il mondo politico. Il problema, secondo il consigliere nazionale Thomas Hurter (UDC/SH), è da attribuire esclusivamente alla «ministra» della Difesa e non al capo dell’Esercito. «È sua la responsabilità politica». La gestione del DDPS non convince i parlamentari, che davanti alla stampa hanno parlato di «caos» e di mancanza di leadership da parte di Amherd.

Quattro deputati democentristi - tutti membri della Commissione della politica di sicurezza - hanno ribadito che non c’è alcun problema di liquidità. «L’Esercito, invece, ha un grave problema di finanziamento e anche di personale», secondo Hurter. «Da oltre 400 mila effettivi, siamo passati a circa 100 mila militari e a un esercito non completamente equipaggiato», critica il democentrista sciaffusano. Solo pochi giorni prima, Süssli aveva auspicato un aumento di circa 20 mila unità (non necessariamente nuove reclute, ma anche persone che hanno già assolto il servizio). Le proposte del Consiglio federale, in questo ambito (anche a fronte delle numerose partenze verso il servizio civile), sono attese entro la fine dell’anno.

Una decisione che l’UDC vorrebbe invece cambiare al più presto riguarda l’aumento delle spese militari: il partito spera di tornare ai piani originari e di raggiungere l’1% del PIL già entro il 2030. «L’Esercito subisce le conseguenze abbastanza disastrose delle decisioni prese lo scorso dicembre, che lo priva di 11,7 miliardi di franchi assolutamente necessari all’ammodernamento», sostiene dal canto suo il consigliere nazionale Jean-Luc Addor (UDC/VS), secondo cui è imperativo respingere ogni tentativo di «avvicinamento subdolo alla NATO».