Una residenza anziani tutta arcobaleno

Dal 2025 a Zurigo, persone anziane appartenenti alla minoranza LGBTI avranno una residenza tutta per loro. Il progetto è una prima svizzera. È dalla prima metà del Novecento che sulla Limmat la comunità LGBTI (acronimo che arriva dall’inglese e che sta per «lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali») lotta contro la discriminazione. Nella cosmopolita e tollerante Zurigo esiste una comunità gay e lesbica ben radicata. La stessa sindaca, Corine Mauch, ne è membro dichiarato. Ma per gli abitanti queer (altro termine inglese che include le varie minoranze sessuali e di genere), la serenità e l’accettazione raggiunte possono essere messe a rischio una volta arrivato il momento di vivere con altri anziani, in una casa di riposo.
«Perché non hai nipotini?»
«“Perché non hai nipotini tu?”; “Come mai non ti sei mai sposata?”. Dopo una vita passata a giustificarsi, per molte persone della nostra comunità arrivate in là con l’età pensare di vivere in casa anziani e dover rispondere tutto il tempo a domande di questo tipo è doloroso», ci spiega Basil Spiess, dell’associazione zurighese queerAltern («invecchiare da queer»). Fra gli anziani stessi la tolleranza per chi è ad esempio lesbica o bisessuale non è ancora molta. Convivere con l’omofobia durante gli ultimi anni della propria vita è desolante. Ma anche dover spiegare al personale di una casa di riposo perché una volta spogliati non si hanno le caratteristiche fisiche del genere con il quale ci si identifica è molto doloroso, aggiunge Barbara Bosshard, presidente dell’associazione, alludendo alle difficoltà affrontate dalle persone transgender. Ecco allora che un concetto abitativo pensato per le persone queer, dove queste possono continuare a vivere in pace, si rende più che auspicabile: «È necessario», afferma la presidente.
Senso di comunità
E così, dal 2023, nel quartiere di Albisrieden, inizieranno i lavori per realizzare un progetto pionieristico, parte della «Strategia 2035» per la terza età della Città e frutto della cooperazione fra la Fondazione «Appartamenti per anziani della Città di Zurigo» (SAW), queerAltern e la Città di Zurigo, che ieri hanno presentato il concetto ai media. Nel già esistente Espenhof, parte di esso sarà ricostruito per dare spazio a tre immobili contenenti 135 appartamenti. Il villaggio è stato costruito 70 anni fa dalla SAW. Qui già oggi persone anziane residenti a Zurigo possono vivere in appartamenti a pigione moderata con accesso immediato a servizi medico-sanitari, di pulizia o di sostegno psicologico. Uno dei tre immobili sarà dedicato interamente a membri della comunità LGBTI. Si tratta in totale di una ventina di appartamenti e 24 posti nella casa di cura dell’insediamento. I lavori saranno terminati entro il 2025. Difficile dare cifre oggi secondo la direttrice della SAW Andrea Martin-Fischer, ma gli affitti potrebbero aggirarsi «fra i 900 e i 1.800 franchi mensili».
Nella visione dell’associazione queerAltern c’è anche dell’aiuto vicendevole fra gli abitanti di Espenhof e persone esterne. Una realtà già vissuta durante la pandemia, in cui giovani membri hanno fatto la spesa o scambiato due parole tramite videochiamata con membri più anziani.
Dati mancanti
Quante siano attualmente le persone gay, intersessuali o di un’altra minoranza sessuale o di genere nelle case di risposo zurighesi è difficile da dire. Come ha spiegato il titolare del Dicastero della sanità della Città di Zurigo Andreas Hauri (PVL) ai media, un sondaggio ha dato cifre basse. Secondo Barbara Bosshard, presidente di queerAltern, molti membri queer spariscono nelle statistiche ufficiali fatte in queste strutture. Molti si nasconderebbero e in alcuni casi cadrebbero in depressione. Il progetto zurighese sarà accompagnato da ricerche scientifiche, ha annunciato l’associazione. Lo scopo è studiare più da vicino come nuove soluzioni abitative possono portare beneficio alle persone della comunità LGBTI.