Vescovo di Lugano, consegnate le firme per la revisione dell'accordo

Nuovo passo in avanti verso la modifica della convenzione Stato-Chiesa con cui, 55 anni or sono, fu stabilito che il titolare della diocesi della Svizzera italiana dovesse essere scelto tra «sacerdoti cittadini ticinesi» («ressortissants tessinois», nel testo originale in francese). Oggi pomeriggio, a Berna, i promotori dell’appello per la revisione dell’accordo stipulato tra il Consiglio Federale e la Santa Sede il 4 luglio 1968 e relativa appunto alle modalità di nomina del vescovo di Lugano, hanno consegnato le oltre 2.200 firme raccolte tra i fedeli ticinesi al consigliere federale Ignazio Cassis, “ministro” degli Esteri della Confederazione, e all’arcivescovo Martin Krebs, nunzio apostolico in Svizzera e in Liechtenstein.
I plichi con le sottoscrizioni sono stati portati nella capitale da Maddalena Lepori, deputata del Centro fresca di rielezione, dall’ormai ex granconsigliere della Lega Giancarlo Seitz e dal giornalista Luigi Maffezzoli, per molti anni presidente dell’Azione Cattolica del Ticino.
La possibilità che in futuro il Papa possa scegliere il vescovo di Lugano senza tenere conto dei limiti imposti dalla convenzione potrebbe quindi essere più vicina. Ne è convinto proprio Maffezzoli, secondo il quale «il Governo non avrebbe manifestato alcuna contrarietà all’ipotesi di modificare l’accordo. Tutt’altro. Un messaggio in tal senso - ha detto Maffezzoli al CdT - potrebbe essere inviato alle Camere federali nei prossimi mesi».
Com’è noto, la sede vescovile luganese è attualmente vacante dopo le dimissioni di monsignor Valerio Lazzeri e la nomina dell’amministratore apostolico Alain de Raemy.