Voto ai sedicenni: ecco il quarto round

Mercoledì pomeriggio alle 15, l’iniziativa per il voto ai sedicenni salirà per la quarta volta sul ring del Consiglio nazionale. I deputati dovranno decidere se tenerla in vita o se assestarle il colpo del K.O., stralciandola dai ruoli. Si prospetta ancora un voto tirato, solo che stavolta l’ago della bilancia potrebbe pendere dalla parte di chi sostiene lo statu quo. La proposta, presentata dalla verde basilese Sibel Arslan, è sul tappeto dal 2019 e ha alle spalle un lungo braccio di ferro fra la Camera del popolo e la sua Commissione delle istituzioni politiche. La prima si è pronunciata per tre volte a favore dell’abbassamento a 16 anni dell’età per esercitare il diritto di voto e di elezione attivo (ma non di eleggibilità); l’obiettivo è coinvolgere più precocemente i giovani nei processi decisionali, considerato l’aumentato impegno politico di chi non raggiunge ancora la maggiore età. La seconda, invece, si è sempre messa di traverso, invocando sia «un contrasto ingiustificato» con i diritti e gli obblighi previsti dal diritto civile e penale sia il fatto che la maggioranza dei Cantoni è contraria. C’è anche un motivo in più per dire no: separare la soglia di età per il diritto di elezione da quella per il diritto di eleggibilità costituisce un problema.
L’insolito muro contro muro è in atto da quattro anni. Nel mese di maggio del 2020, con il voto decisivo del suo presidente, la commissione aveva deciso di non dare seguito all’iniziativa parlamentare. Ma nel settembre successivo, con 98 voti contro 85 e 2 astensioni, il Nazionale aveva deciso di andare avanti. Lo stesso aveva fatto, con un verdetto risicato (7 contro 6), la Commissione delle istituzioni degli Stati. A questo punto avrebbe dovuto essere elaborato un progetto di legge da mettere in consultazione, ma nel novembre del 2021 la Commissione delle istituzioni del Nazionale aveva proposto lo stralcio dell’iniziativa Arslan.
Il «plenum», e siamo a marzo 2022, aveva poi sconfessato la sua commissione, ribadendo che il diritto di voto andava abbassato a 16 anni. Risultato: 99 voti contro 90 (l’UDC, il grosso del PLR e parte del Centro) e 3 astensioni. Obtorto collo, la commissione ha presentato un progetto di legge per concretizzare l’iniziativa e lo ha messo in consultazione. Dei 25 Cantoni partecipanti, 15 si sono detti contrari all’introduzione a livello federale del diritto di voto e di elezione per i sedicenni, sette si sono espressi a favore e tre non hanno preso posizione. Va detto che nel frattempo la proposta di abbassare l’età di voto è stata respinta alle urne in vari Cantoni: Zurigo, Uri, Basilea Campagna e Neuchâtel. Ad oggi, Glarona è l’unico Cantone ad aver introdotto il voto ai sedicenni, con una Landsgemeinde nel 2007. Alla luce dei pareri emersi dalla consultazione, la commissione ha riproposto lo stralcio dai ruoli al Nazionale, che però per la terza volta (giugno 2023) ha rinviato il dossier al mittente (98 voti contro 93) incaricando la commissione di sottoporgli nuovamente un progetto. Cosa che la commissione si è rifiutata di fare, ributtando la palla nel campo del Parlamento. La sua posizione sarà difesa in aula da Piero Marchesi (UDC), in veste di co-relatore. Anche il gruppo del Centro, da sempre diviso sul tema, si esprimerà per bocca di Giorgio Fonio in favore dello stralcio dai ruoli. «Alla luce della consultazione, andare avanti sarebbe una forzatura», dice il deputato ticinese.
Come detto, stavolta in aula potrebbe andare diversamente, perché i rapporti di forza sono cambiati rispetto alla precedente legislatura: il gruppo di UDC si è rafforzato, mentre Verdi e Verdi liberali hanno perso seggi. Sulla carta, le premesse per affossare in Parlamento il voto ai sedicenni ci sono tutte. Un no, comunque, non metterebbe necessariamente la parola fine. Visto che in ogni caso si renderebbe necessaria una modifica costituzionale, resterebbe sempre la possibilità di riprovarci con un’iniziativa popolare.