La polemica

Zurigo, si sta come d'autunno con i soffiatori le foglie

Continua a far discutere, in città, la decisione di limitare fortemente questi utensili per il loro impatto fonico ed ecologico – A schierarsi contro la decisione del Consiglio comunale, ora, è stato il direttore della NZZ Eric Gujer
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Marcello Pelizzari
06.05.2025 13:00

I soffiatori di foglie, a Zurigo, sono dappertutto. E, scrive al riguardo Le Monde, che al tema ha dedicato una corrispondenza, disturbano. Allargando il campo, in Svizzera il tema è così sentito e dibattuto che l'Ufficio federale dell'ambiente (UFAM) ha allestito una pagina dedicata sul proprio portale. Se, da un lato, questi utensili contribuiscono a mantenere i giardini e parchi puliti, gli svantaggi in termini ecologici sono notevoli: «Detti apparecchi, infatti, necessitano di energia e sono fonte di rumori elevati» scrive l'UFAM. «Inoltre, coleotteri e altri insetti non sopravvivono all’aspirazione o alla triturazione». Ahia.

I soffiatori raggiungono un livello massimo di potenza sonora di 115 decibel. Il che, appunto, è un problema. Anche, se non soprattutto, pensando all'ordinanza contro l'inquinamento fonico. La competenza, in questo senso, spetta a Cantoni e Comuni. «Alcuni Comuni hanno disposto delle limitazioni di utilizzo per gli apparecchi o le attività rumorose in determinati periodi dell'anno» ribadisce l'UFAM. «L'impiego dei soffiatori è quindi sovente inserito nel regolamento di polizia comunale. L'utilizzo di tali apparecchi è dunque vietato durante i relativi periodi di riposo».

La premessa, lunga, serve per introdurre la notizia: come noto, il Consiglio comunale zurighese lo scorso febbraio ha fortemente limitato l'uso dei soffiatori – da ottobre a dicembre – per combatterne la «proliferazione». Decisiva, in questo senso, la maggioranza rosso-verde del Parlamento cittadino, con i conservatori che, subito, oltre allo scandalo hanno sventolato la bandiera del referendum affinché, infine, sia la popolazione a decidere. L'iter, invero, è stato piuttosto lungo. Nel 2022, due consiglieri comunali di Zurigo scrivevano: «I soffiatori non vengono più utilizzati solo in autunno per rimuovere le foglie dai marciapiedi. I custodi, le imprese di giardinaggio e le imprese edili li usano tutto l'anno per liberare il percorso da rifiuti, erba tagliata e persino neve». Jürg Rauser (Verdi) e Alan David Sangines (PS) si erano spinti oltre, sottolineando che «in questo modo vengono disperse particelle fini, batteri, virus, spore di funghi e uova di vermi. Ciò uccide i piccoli organismi e genera un rumore inutile».

Ad anni di distanza dalla mozione iniziale, dunque, la proposta è diventata realtà. Dopo un acceso dibattito, dicevamo, e non senza polemiche. Se la maggioranza rosso-verde ha insistito sull'importanza delle foglie morte, per proteggere il terreno dal congelamento e dall'essiccazione, per tacere delle sostanze nutritive e dell'habitat fornito ai piccoli organismi, un deputato liberale-radicale, imbracciando un soffiatore e probabilmente preso da una voglia matta di imitare il presidente argentino Javier Milei, ha fatto una dimostrazione davanti ai colleghi nella speranza di convincere il fronte rosso-verde: «Sono utensili innocui». Il campo borghese ha definito insensata la decisione, mentre l'orizzonte del referendum ha riacceso, su Le Monde, la discussione sui limiti e sugli eccessi della democrazia diretta in Svizzera. Usata, come in questo caso secondo la corrispondenza, più per controversie campanilistiche e da piccolo paese che per temi seri. 

È chiaro che, quando il tema tocca la quotidianità, gli schieramenti si infiammano. Spingendo anche il direttore della Neue Zürcher Zeitung, Eric Gujer, a prendere posizione. Non tanto sul quotidiano liberale e fortemente conservatore, quanto in un recente discorso agli azionisti. Un discorso tradizionalmente molto atteso, in particolare dall'élite economica. Gujer, a questo giro, ha criticato la cosiddetta «cultura del divieto» tipica della sinistra, definendola una patologia woke. Con ironia, il direttore della NZZ ha auspicato una sorta di rivincita contro, citiamo, «l'egemonia culturale della sinistra». Di nuovo: «Le città sono bastioni di uno stile di vita che si considera superiore e disprezza tutti i mangiatori di carne, gli automobilisti e i soffiatori di foglie. I cittadini sono assediati da una rete sempre più fitta di comandi e divieti, di aspettative e raccomandazioni autoritarie, che non sappiamo se siano ancora facoltative o già obbligatorie». Non è mancato l'attacco, nemmeno troppo velato, alla SRF, l'emittente pubblica in lingua tedesca, colpevole al pari di altri media e delle università di «omettere alcuni argomenti e di introdurne altri in modo invasivo».

Le Monde, concludendo, ha fatto notare che quello di Gujer, di fronte a un pubblico già schierato sulla questione, è stato un puro e semplice esercizio di stile. Eppure, dice molto di quella che, con i dovuti paragoni, potremmo definire guerra culturale in corso nel nostro Paese. Parafrasando Ungaretti e la sua Soldati, si sta come d’autunno con i soffiatori le foglie.