«Tagli alla cultura? Così perdiamo tutto»

Uno schiacciasassi. La metafora non sarà molto artistica – schiaccianoci? – ma il LAC ha di nuovo infranto i suoi record. Ecco le cifre: 69 mila spettatori a teatro (circa 3.600 in più della stagione precedente, occupazione media dell’82%), 2,1 milioni d’incassi alla biglietteria (+80 mila franchi), 33 mila persone coinvolte nei programmi di mediazione culturale (+5.500 circa) e 1.627 abbonamenti LAC+, con un aumento di quasi 300 e un’età media degli abbonati scesa da 53 a 49 anni (tutto questo senza contare il pubblico dei concerti di LuganoMusica e dell’OSI, nonché delle mostre al MASI). Numeri in crescita anche per la produzione e distribuzione di spettacoli: con 13 tournée sono state raggiunte 54 piazze (+14%) per un totale di 232 repliche (+38%) e un pubblico «fuori dalle mura» di 54 mila spettatori (+55%). «La produzione è una delle attività maggiormente cresciute nel corso degli anni recenti, trasformando il LAC in un vero e proprio centro di creazione» ha commentato il direttore generale Michel Gagnon. Cifre alla mano, poi, il LAC ha migliorato la sua capacità di generare ricavi, preziosi per non dipendere troppo dagli aiuti pubblici (l’autofinanziamento è al 50%). Gli incassi totali nel corso della stagione sono arrivati a 8,5 milioni (+3,7%) mentre i ricavi propri in generale, come sottolineato dal managing director Gregory Birth, sono cresciuti del 63% rispetto all’anno prima della pandemia.
Qualche nuvola all’orizzonte
«La stagione 2023/24 segna la chiusura di un mandato che, sebbene inizialmente abbia dovuto fare i conti con la pandemia, ha visto il LAC dimostrare una straordinaria capacità di recupero» ha affermato il presidente dell’ente autonomo Roberto Badaracco. «Ora siamo pronti ad affrontare il mandato 2024–2028, che non sarà privo di sfide». La domanda è dove può e vuole arrivare, questo LAC. «A livello di pubblico siamo vicini al tetto massimo: possiamo migliorare ancora, ma diventa sempre più difficile. Quello che preoccupa – incalza il vicesindaco – sono i chiari di luna e una certa isteria finanziaria...». Il riferimento è al dibattito sul risanamento dei conti della Città. «Si parla già apertamente di tagli alla cultura, però sarebbe un grave errore: perderemmo tutto ciò che abbiamo guadagnato in questi anni». Il contributo di 7,9 milioni annui, da poco confermato, è in teoria blindato fino al 2028, a meno che la Città faccia leva su alcune clausole che le permettono di ridurre, in casi particolari, il suo esborso. Da lì l’appello preoccupato di Badaracco. Nel consiglio direttivo del LAC, intanto, sono entrati due nuovi membri: Marco Netzer, già vicepresidente della Fondazione Lugano Musica, e l’avvocato esperto d’arte Adriano Alessio Sala.