“Tanti farmaci e niente kebab”: il cancro visto da un bambino

Ruben di Ponte Capriasca si è ammalato di leucemia a dodici anni ma ne è uscito
Ospedale San Giovanni di Bellinzona, personale infermieristico al lavoro nel reparto di pediatria
Romina Borla
04.03.2016 05:05

«Ci sono cose che pensiamo succedano solo agli altri, ma questa volta gli altri ero io», esordisce Ruben di Ponte Capriasca, 15 anni, sopravvissuto alla leucemia. Sorride, sotto una montagna di capelli riccioli, invitandoci nella sua cameretta. Sopra il letto un megaposter con le immagini del «viaggio» che non avrebbe voluto fare ma che – grazie al suo spirito e alla forza della sua famiglia – «non è stato solo buio, ci siamo anche fatti delle grosse risate», e una collanina lunghissima. «Al Centro trapianti di Zurigo ci regalavano una perlina colorata per ogni trasfusione, ogni trattamento. E ne ho fatti, accidenti se ne ho fatti!» Si è ammalato a fine maggio 2012, in seconda media. «Mi si era gonfiata la pancia e avevo la febbre così siamo andati a fare un prelievo di sangue», racconta. «Il dottore diceva che la sua macchina dei valori era rotta e che ci aspettavano a Bellinzona per rifare gli esami. Non era vero».

Il pediatra aveva capito ma voleva essere sicuro prima di allarmare la famiglia. «A Bellinzona Brazzola (specialista in ematologia ed oncologia pediatrica, n.d.r.) mi ha spiegato che dovevo restare in ospedale per iniziare delle cure, mettendo in atto la bassa carica batterica (che consiste nel consumare solo cibi freschi e cotti, tranne frutta e verdura sbucciate e mangiate subito, o in confezioni singole per evitare il proliferare dei batteri, ndr.). La prima domanda che gli ho rivolto è stata: "Posso mangiare ancora il kebab, il mio cibo preferito?". "Da domani non ne potrai più mangiare", ha risposto. Da lì ho capito che le cose si mettevano male». Il giorno stesso la famiglia è stata informata: Ruben stava lottando contro una leucemia acuta di tipo T. «Il grande capo Brazz, come lo abbiamo soprannominato, mi ha spiegato che avevo una specie di cancro al sangue. Poi hanno iniziato a darmi il cortisone, delle dosi da gigante, e tanti altri medicamenti».

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