Camere federali

Tassa minima sulle multinazionali, c'è il via libera del Nazionale

La revisione della Costituzione è necessaria per adempiere agli impegni fiscali presi nei confronti dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e del G20 in Svizzera
© KEYSTONE / ALESSANDRO DELLA VALLE
Ats
01.12.2022 15:23

Via libera anche da parte del Nazionale alla modifica costituzionale sull'imposizione minima delle grandi multinazionali. Il dossier - approvato con 127 voti contro 43 e 18 astenuti - torna agli Stati per l'esame delle divergenze. Oggi la Camera del popolo ha optato per una ripartizione del gettito supplementare in parti uguali tra Confederazione e Cantoni. I «senatori» vogliono invece concedere a Berna solo il 25%.

La revisione della Costituzione è necessaria per adempiere agli impegni fiscali presi nei confronti dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e del G20 in Svizzera, ha illustrato la relatrice commissionale Sophie Michaud Gigon (Verdi/VD).

I 137 Paesi dell'Ocse e del G20 hanno infatti raggiunto un'intesa su un'aliquota minima del 15% per le società attive a livello internazionale che registrano un giro d'affari annuo di almeno 750 milioni di euro (740 milioni di franchi al cambio attuale). Se uno Stato intende mantenere un'imposizione più bassa, gli altri possono imporre un'ulteriore tassazione alle imprese assoggettate a un'aliquota inferiore.

Il recepimento dell'imposizione minima nel diritto svizzero assicura che i grandi gruppi non siano coinvolti in procedure fiscali estere. Inoltre, questa misura permette a Berna di non privarsi delle entrate fiscali che le spettano, ha detto da parte sua il consigliere federale Ueli Maurer.

Concretamente, si tratta di introdurre in Svizzera un'imposta integrativa per tutti quei grandi gruppi di imprese che raggiungono appunto un fatturato annuo globale di almeno 750 milioni di euro e il cui livello d'imposizione minima è inferiore al 15%.

Il Consiglio federale, ha spiegato il ministro delle finanze, stima in circa 200 le società elvetiche e in 2000 circa le filiali di multinazionali attive in Svizzera interessate da questo modello di tassazione. Le circa 600'000 PMI e altre società operanti unicamente in Svizzera non sono interessate dalla riforma.

Le maggiori entrate per le casse pubbliche potrebbero oscillare tra un miliardo e 2,5 miliardi di franchi a partire dal 2026-2027. Oggi in aula le discussioni si sono incentrate soprattutto sulla ridistribuzione di questa manna.

Stando al progetto governativo, e approvato dal Consiglio degli Stati, il 25% delle entrate generate da questa nuova imposta spetterebbe alla Confederazione e il rimanente 75% ai Cantoni dove hanno sede le imprese interessate. A beneficiarne sarebbe però tutta la Svizzera poiché questi Cantoni, confrontati con entrate supplementari, pagherebbero di più per la perequazione finanziaria. «È un buon compromesso», ha detto il consigliere federale Maurer.

«È una ripartizione inaccettabile», ha replicato Samuel Bendahan (PS/VD). «A beneficiarne sarebbero solo una manciata di Cantoni, che sono proprio quelli che si sono resti colpevoli di dumping fiscale». Agli altri resterebbero solo le briciole. Insomma, per il vodese «le riforme fiscali devono andare a beneficio della popolazione di tutto il paese».

Per sbrogliare la matassa, la Commissione dell'economia e dei tributi del Nazionale ha proposto una suddivisione in parti uguali tra Confederazione e Cantoni. Nel suo intervento Markus Ritter (Centro/SG) ha esplicitamente sostenuto che una ripartizione 50-50 è necessaria per vincere la futura votazione popolare, lanciando un appello «alla sinistra e alla destra» a trovare un compromesso. Il sangallese ha anche ricordato che l'imposta supplementare non verrà distribuita in egual misura a tutti i cantoni. Basilea Città e Zugo otterranno infatti circa il 40% della quota spettante ai cantoni.

Da parte sua, Magdalena Martullo-Blocher (UDC/GR) ha fortemente criticato la ripartizione 50-50: «i cantoni perderebbero parte della loro sovranità fiscale», ha sostenuto. Per la democentrista, inoltre, «non si dovrebbe parlare di maggiori entrate fiscali per l'erario ma di costi supplementari per le imprese». Queste ultime si aspettano inoltre qualcosa in cambio: delle misure che i Cantoni interessati potrebbero finanziare con le maggiori entrare.

Al voto, la maggioranza del Consiglio nazionale ha approvato - 99 voti a 89 - la suddivisione in parti uguali tra Confederazione e Cantoni. La camera ha poi dovuto esprimersi sull'eventualità di introdurre un importo massimo per abitante (400 franchi) nella distribuzione cantonale, così come proposto dalla commissione preparatoria. Lo scopo, ha spiegato la relatrice Michaud Gigon, è evitare che il fossato tra cantoni ricchi e quelli poveri si allarghi ulteriormente.

La maggioranza - UDC, PLR e Centro - ha però bocciato questa formulazione perché ritenuta troppo dirigista. «Ci opponiamo al fatto che i proventi di questa imposta aggiuntiva vengano raccolti e distribuiti secondo modalità nuove, estranee all'attuale quadro politico, giuridico e finanziario», ha ad esempio sostenuto Olivier Feller (PLR/VD). Con motivazioni simili è stata respinta l'idea dei Verdi liberali di ripartire la quota cantonale nella misura di due terzi in funzione del prodotto interno lordo dei Cantoni e di un terzo in funzione del numero di abitanti. Secco «no» infine - 143 voti a 13 e 33 astenuti - all'emendamento presentato dai Verdi che voleva versare l'intera somma alla Confederazione.

Dopo le deliberazioni odierne al Consiglio nazionale, il dossier torna agli Stati per l'esame delle divergenze. Il dibattito è previsto lunedì. L'obiettivo è concludere l'iter parlamentare della riforma in questa sessione invernale in modo da sottoporla al popolo il 18 giugno 2023.

Un'ordinanza transitoria, la cui consultazione è terminata lo scorso 17 novembre, dovrebbe poi garantire l'applicazione della tassazione minima a partire dal 1° gennaio 2024. Tuttavia, l'entrata in vigore definitiva dipenderà dai progressi dell'attuazione negli altri Stati. La legge corrispondente sarà adottata in una fase successiva.

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