Tasse alle imprese: si rivedrà tutto

BERNA - La Svizzera, messa sotto pressione a livello europeo, dovrà rivedere il suo sistema di imposizione delle imprese e al riguardo il Consiglio federale propone di puntare su soluzioni innovative, già accettate internazionalmente, ma anche su una riduzione della tassazione cantonale degli utili aziendali, con una perdita di entrate fiscali calcolate tra uno e tre miliardi di franchi.
Un rapporto intermedio approvato dal governo e pubblicato venerdì indica la linea da seguire in vista della terza riforma dell'imposizione delle imprese, senza però formulare misure concrete, che saranno stabilite in un secondo tempo. Il parlamento potrebbe essere chiamato a pronunciarsi su questo tema al più presto nel 2014.
Il tempo però stringe. L'Unione europea non tollera infatti che sul piano cantonale elvetico talune società estere vengano sottoposte a regime fiscale privilegiato rispetto alle aziende svizzere. "I segnali al riguardo sono chiari" ha detto venerdì in conferenza stampa a Berna la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf.
Nel prossimo giugno l'UE cercherà di fare il punto della situazione e la Svizzera rischia presto o tardi di finire su una lista nera e quindi di perdere i vantaggi acquisiti con le convenzioni di doppia imposizione. Si profila perciò la necessità di raggiungere a un accordo con Bruxelles. "Dobbiamo considerare questo problema con la massima attenzione" ha spiegato la ministra delle finanze. "La Svizzera non può limitarsi a cercare di guadagnare tempo: deve piuttosto proporre soluzioni". La sfida, dal profilo fiscale e finanziario, non è da poco perché la Confederazione è interessata a mantenere sul proprio territorio società internazionali, di per sé molto mobili.
Gli status fiscali privilegiati, destinati a scomparire, rappresentano una gallina dalle uova d'oro: 3,8 miliardi sui 7,8 miliardi di introiti dell'imposizione sugli utili per la Confederazione, e 1,5 miliardi sugli 8,5 miliardi incassati da Cantoni e Comuni. Alcuni cantoni sono più esposti di altri: a Basilea Città, ad esempio, le società assoggettate a regime ordinario rappresentano solo il 42,5% del gettito totale.
Nel tentativo di eliminare i divari fiscali tra società svizzere ed estere, ma anche di mantenere la competitività della piazza economica svizzera, il rapporto propone di combinare due serie di provvedimenti, ossia una riformulazione delle regolamentazioni speciali - sulla base di soluzioni già praticate in almeno uno degli stati dell'Ue, quali le cosiddette "licence box" - e una riduzione dell'imposizione cantonale delle aziende.
Sono quattro i cantoni che sarebbero più colpiti dall'abbandono degli status privilegiati, ossia Zugo, Basilea Città, Vaud e Ginevra. Ma la riforma toccherà tutte le regioni del paese, ciò che comporterà un nuovo calcolo dei sistemi perequativi. Per compensare i mancati introiti la Confederazione potrebbe avviare programmi di risparmi, oppure trovare nuove risorse, attraverso ad esempio un aumento dell'IVA.
Widmer-Schlumpf non ha voluto quantificare l'ammontare delle perdite fiscali provocato dalla riforma: "in questo momento - ha detto - non parlo di cifre". C'è ancora molto lavoro da fare e non si possono paragonare le conseguenze delle nuove normative con la situazione odierna, dato che l'attuale regime fiscale non rappresenta in alcun caso una soluzione.
Peter Hegglin, presidente della conferenza dei direttori cantonali delle finanze, ha ammesso che la riforma provocherà accese discussioni. Tra i cantoni le opinioni sui singoli punti sono infatti divergenti.