Tecnologie morte alla riscossa

Il ritorno di musicassette, videocassette VHS, 33 giri e foto Polaroid
Mattia Bertoldi
11.12.2012 05:32

Le chiamano tecnologie morte, supporti ormai vetusti mandati in pensione da concorrenti più funzionali, più pratici, più efficienti. In una parola: migliori. I pochi superstiti del ricambio generazionale rimangono così in disparte: vecchi videogiochi in cartucce in vendita online per gli amanti del retrogaming, musicassette trovate in soffitta, videocassette VHS al prezzo di un franco l?una ai mercatini di Natale. Eppure, a volte ritornano. Sulla spinta iniziale dell?emotività e della nostalgia che si trasforma poi in collezionismo e mania, i residui di un?epoca che fu tornano in auge, a dispetto di tutto e tutti. La loro qualità raramente raggiunge quella resa possibile dalle ultime novità del settore, ma poco importa: sono proprio le imperfezioni a rendere il prodotto finale così interessante. È l?ultima frontiera del vintage, cioè l?abitudine a rivalutare oggetti prodotti almeno vent?anni prima. Una tendenza che dopo aver caratterizzato il mondo della moda per decenni, irrompe anche nel settore tecnologico. Analogico contro digitale, rullini contro fotocamere, vinili contro compact disc. Una sfida impari, almeno razionalmente. Ma quando ci si mette il cuore...

Gli angoli consunti della confezione in cartone, il lato A e quello B, lo stridio iniziale della testina al contatto col disco. Ci sono esperienze legate al vinile che non potranno mai essere replicate da un freddo laser sparato sulla superficie di un compact disc. Ma nonostante ciò, alla fine degli anni ?80 è stato proprio il CD a rimpiazzare i famosi 33 giri – nati negli anni Quaranta – condannandoli a un inevitabile declino. Lo stesso destino toccato ad altri formati musicali scomparsi come lo Stereo 8, le musicassette e i Minidisc. Il vinile sembrava così destinato a rimanere un prodotto di nicchia, rivolto ad esempio agli amanti della musica dance e hip hop per la possibilità di agire sul medium grazie ad esempio allo «scratching», cioè la tecnica di spingere il disco contro il senso di rotazione creando un suono molto distintivo. Ma così non è stato. Negli ultimi cinque anni la svolta. Dopo il netto calo degli anni Novanta in cui i vinili ondeggiavano a quota un milione di esemplari venduti l?anno nei soli Stati Uniti, le cifre sono lievitate e lo hanno fatto con risultati entusiasmanti. Nel 2008 la crescita è stata del 90% circa con il raggiungimento di quota 1,88 milioni, quasi il doppio rispetto l?anno prima. Nel 2009 le vendite ammontavano a 2,5 milioni, nel 2010 a 2,8 milioni e l?anno scorso hanno sfiorato i quattro milioni, il quadruplo rispetto a solo quattro anni prima. Il successo sul mercato nordamericano ha avuto echi sul mercato europeo, ad esempio in Germania (dalle 400 mila copie del 2007 al milione e 200 mila del 2009), in Spagna (40 mila nel 2008, 141 mila l?anno scorso) e in Finlandia (dalle 10 mila di cinque anni fa alle 55 mila del 2011).

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