Tempo di lavoro flessibile? Non per i quadri

La flessibilità del tempo di lavoro per specialisti e quadri continua a non convincere il Consiglio federale (CF). Nonostante le modifiche al progetto da parte della commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio degli Stati (CET-S), il governo chiede al parlamento di non entrare in materia.
La commissione propone una revisione di legge basata su un’iniziativa parlamentare del «senatore» Konrad Graber (PPD/LU), il quale chiede di introdurre nella legislazione un modello di orario di lavoro annualizzato e di rendere più flessibili le disposizioni sulla durata del lavoro e del riposo per dirigenti e specialisti.
Su richiesta del CF, la CET-S ha deciso di correggere la prima versione, decidendo di introdurre criteri oggettivi per i quadri o gli specialisti, ad esempio quelli con un reddito annuo lordo superiore a 120’000 franchi o i titolari di un diploma di formazione superiore. I lavoratori interessati o i rappresentanti sindacali devono inoltre fornire la loro approvazione.
Il governo, in un parere pubblicato oggi sul Foglio federale, sostiene che definire la cerchia dei lavoratori interessati rimane difficile. Propone dunque di considerare unicamente il limite salariale, aggiungendo che si tratta di «un criterio particolarmente adeguato». Esso permetterebbe accertamenti più semplici da parte degli ispettori del lavoro ed è inoltre già utilizzato per giustificare la rinuncia alla registrazione della durata del lavoro. «Se la remunerazione fosse l’unico criterio, la cerchia dei lavoratori potenzialmente interessati non supererebbe il 15% di tutti i lavoratori», sottolinea il governo.
La CET-S propone di fissare la durata massima della settimana lavorativa a 67 ore e ripartire la durata del lavoro annuale su almeno 40 settimane. Nonostante questi adeguamenti, scrive il Consiglio federale, la CET-S ha rinunciato a coinvolgere esplicitamente le parti sociali.
Parti sociali
Il governo propone al Parlamento di non entrare in materia e ritiene che il progetto di revisione abbia poche possibilità di andare in porto, anche perché i timori espressi in sede di consultazione «non vengono sostanzialmente mitigati dagli adeguamenti effettuati».
Se, tuttavia, il legislativo dovesse sostenere l’iniziativa, il CF invita la commissione ad ascoltare maggiormente le parti sociali e ad adottare misure preventive per proteggere adeguatamente la salute dei lavoratori. Per verificarne l’attuazione, viene sottolineato, è anche opportuno ricorrere a un meccanismo di controllo.
L’esecutivo chiede inoltre di prendere in considerazione i risultati dello studio sulla valutazione delle nuove regole di registrazione della durata del lavoro, che saranno disponibili in autunno.
Nessuna sveglia alle 4 del mattino
Il CF invita la commissione a rivedere diversi aspetti. Tra questi, il governo si oppone ad autorizzare ai datori di lavoro di far lavorare i propri dipendenti dalle 4 di mattina fino alle 24 di sera senza bisogno di un’autorizzazione. «Questo modello mette a rischio la salute, come confermano studi cronobiologici e medici, decisamente contrari a far iniziare il lavoro prima delle 5 del mattino».
Inoltre, aggiunge l’esecutivo, il tempo di lavoro notturno si ridurrebbe da 7 a 4 ore. Anticipare l’inizio del lavoro comporta - tra le altre cose - deficit di sonno cronici, cali di attenzione, difficoltà ad addormentarsi e aumento della resistenza all’insulina, spiega il CF, citando alcuni studi.