Criptovalute

Tether favorito per il riciclaggio di denaro, «ma la colpa è della sorveglianza carente»

Un rapporto dell’ONU punta il dito contro la nota stablecoin che nella regione del Sud-Est asiatico è molto usata nel mondo delle scommesse online
©VAKS-Stock Agency/Shutterstock
Dimitri Loringett
17.01.2024 06:00

«Le piattaforme di gioco d’azzardo online, in particolare quelle che operano illegalmente, sono emerse come uno dei canali più popolari per i riciclatori di denaro basato su criptovalute, in particolare per coloro che utilizzano Tether». È quanto si legge nel rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc), pubblicato lunedì di questa settimana, in cui si evidenzia i nessi tra casinò e scommesse online illegali e borse di criptovalute proliferati negli ultimi anni assieme all’aumento della criminalità transfrontaliera in tutta la regione del Sud-Est asiatico.

Il corposo documento descrive i meccanismi, le complessità e i fattori che determinano l’attività bancaria clandestina nella regione ed è stato elaborato attraverso un’analisi approfondita di atti d’accusa, fascicoli processuali, informazioni pubbliche e altri dati raccolti in consultazione con le autorità e i partner nel corso di oltre un anno.

«I casinò e le attività ad alta circolazione di contanti sono stati canali per l’attività bancaria clandestina e il riciclaggio di denaro per anni, ma l’esplosione di piattaforme di gioco d’azzardo online e borse di criptovalute sottoregolamentate ha cambiato le carte in tavola», afferma in un nota Jeremy Douglas, rappresentante dell’Unodc per il Sud-Est asiatico e il Pacifico.

«È chiaro che il divario tra la criminalità organizzata e le autorità preposte all’applicazione delle leggi si sta allargando rapidamente», aggiunge il collega e vice Benedikt Hofmann. «A questo punto, stiamo solo grattando la superficie».

«Omissione di sorveglianza»

Il rapporto dell’ONU rileva che negli ultimi anni le autorità hanno smantellato diverse reti di riciclaggio di denaro legati al trasferimento di fondi illeciti di Tether, tra cui un’operazione di recupero di 737 milioni di dollari in contanti e criptovalute da parte delle autorità di Singapore lo scorso agosto. Nel novembre 2023, a seguito di un’indagine congiunta con le autorità USA e la Borsa di criptovalute OKX, Tether ha «congelato» 225 milioni di dollari di suoi token collegati a frodi e trafficanti di esseri umani nel Sud-Est asiatico, si legge nel rapporto.

«Tether non è colpevole di questo fenomeno», afferma al CdT Michele Ficara Manganelli, Executive Director dello Swiss Blockchain Consortium di Lugano. «È una questione di “omissione di sorveglianza”: le transazioni legate ad attività illecite avvengono perché, banalmente, c’è chi vuole riciclare e c’è qualcun altro che è disposto a farlo». Perché usare Tether, allora? «Semplicemente perché è più facile», risponde l’esperto. «Ma nel caso asiatico - continua - parliamo di “dilettanti allo sbaraglio” perché Tether è perfettamente tracciabile. Tra l’altro, Tether ha la facoltà di bloccare un wallet se vi è evidenza che contenga dei token non certificati o di provenienza illecita - ma serve, appunto, un’azione dell’autorità di sorveglianza».

Insomma, un classico circolo vizioso... «Esiste un software - spiega infine Ficara Manganelli - che può certificare, in tempo reale, se un token/crypto nel passato sia stato oggetto di operazioni fraudolente. Si chiama Chainalysis utilizzato da tempo a livello mondiale da FBI, Interpol, GdF italiana e numerose banche svizzere di cui alcune anche in Ticino». L’auspicio, conclude il nostro interlocutore, è che simili programmi vengano presto adottati nel contesto di procedure standard come quelle in vigore nella finanza regolamentata.