Theresa May ottiene la fiducia del Parlamento

LONDRA - Con 325 voti contrari e 306 favorevoli, ovvero con una maggioranza di 29 voti, il Parlamento britannico ha respinto mercoledì sera la mozione di sfiducia presentata contro il Governo dall'opposizione laburista. Dopo la sconfitta di ieri, quando lo stesso legislativo ha bocciato il suo piano per la Brexit raggiunto con i 27 di Bruxelles, la Camera dei Comuni ha quindi dato la propria fiducia alla premier in carica.
«Il mio Governo continuerà a fare di tutto per assicurare la prosperità del Paese e rispettare la volontà dei cittadini, ovvero di uscire dall’Unione Europea». Così Theresa May ha commentato a caldo il risultato del voto. Resta ora da vedere se riuscirà, in qualche modo, a convincere il Parlamento ad accettare il suo accordo per la Brexit raggiunto con i Paesi dell’UE. Diversi scenari in questo senso restano aperti: dal più temuto «no deal» a nuovi negoziati con Bruxelles, passando per un eventuale voto-bis in Parlamento sul piano della premier. La stessa UE, in serata, ha lanciato segnali di apertura a Londra, evocando la possibilità di rinviare la data dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione e di valutare eventuali nuove proposte. «Troppe volte abbiamo tolto le castagne dal fuoco a Londra in questi mesi, ora è il Governo britannico che deve venire a Bruxelles a dire ai 27 cosa vuole. Sulla base delle proposte daremo le nostre valutazioni», ha spiegato un diplomatico europeo alla stampa.
«Incontrerò i leader dell’opposizione»
Theresa May si è inoltre detta pronta ad incontrare i leader dell’opposizione per cercare di trovare una linea comune con l’obiettivo di «attuare la Brexit». May ha quindi aperto anche a un incontro faccia a faccia con Jeremy Corbyn, finora negato. Dal canto suo Corbyn, si è anch’esso detto disposto a incontrare la premier sul dossier Brexit, chiedendo però di escludere in principio qualunque ipotesi di divorzio «no deal» (senza accordo) dall’UE.
Le reazioni in Europa
«Mai il rischio di un no deal è stato così vicino», ha avvertito il capo negoziatore europeo Michel Barnier, ricordando come ormai manchino solo 10 settimane al 29 marzo, la data ufficiale d’uscita della Gran Bretagna dall’UE. Dal canto suo, in giornata la cancelliera tedesca Angela Merkel ha provato a tendere una mano a Londra sottolineando che c’è ancora un po’ di «tempo per trattare». Tuttavia, ha aggiunto, i 27 non hanno alcuna voglia di rimettere completamente in discussione l’accordo raggiunto lo scorso novembre. E se altri Paesi non rinunciano a un approccio soft, da Parigi Emmanuel Macron ha lasciato intendere di essere sul punto di perdere la pazienza: con il suo gelido «buona fortuna» rivolto agli interlocutori d’oltremanica.