A Bioggio i microinquinanti hanno gli anni contati

Tempi della politica permettendo, i lavori di ristrutturazione e potenziamento dell’Impianto depurazione acque (IDA) di Bioggio dovrebbero iniziare ufficialmente nel 2021 per concludersi definitivamente nel 2028 con un investimento complessivo valutato tra i 70 e i 90 milioni di franchi e in parte sussidiati dalla Confederazione. Nota importante, già entro la fine del 2025 è comunque prevista l’attivazione del nuovo trattamento per microinquinanti a base di carboni attivi. È quanto hanno confermato mercoledì i responsabili del Consorzio depurazione acque di Lugano e dintorni (CDALED) in occasione di una serata informativa organizzata in collaborazione con la Sezione pescatori Agno Bacino sud, presenti tra gli altri i sindaci Giorgio Rossi (Manno), Eolo Alberti (Bioggio) e Thierry Morotti (Agno), il municipale di Lugano Angelo Jelmini e il rappresentante del Dipartimento del Territorio Tiziano Putelli.
Del progetto si parla ormai da diversi anni anche perché l’IDA, entrata in funzione ufficialmente nella seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso e oggetto durante la sua esistenza di diversi interventi di miglioramento, necessita oggi di un potenziamento in linea con le nuove esigenze e disposizioni federali in materia, che ne garantisca l’esercizio per i prossimi 20-30 anni a tutto vantaggio della trentina di Comuni consorziati e, ovviamente, dell’ambiente. Si tratta, in estrema sintesi, come hanno spiegato gli ingegneri Gabriele Lucchini ed Enzo Ferrari (TBF partner), di una vasta e capillare operazione che si concentrerà in particolare sul completo ammodernamento della sezione di trattamento dei fanghi e del biogas dell’impianto di Bioggio, garantendo sempre per tutta la durata del cantiere la continuità di funzionamento dell’intera linea. Particolare attenzione verrà data, come accennato, al trattamento dei microinquinanti (da non confondere con le microplastiche, n.d.r.) costituiti essenzialmente da metalli pesanti, residui di prodotti chimici e farmaceutici, pesticidi agricoli e via dicendo. Un’eredità pesante del nostro passato industriale emersa in tempi relativamente recenti (15-20 anni fa) grazie ai nuovi sistemi di analisi, ha precisato il professor Davide Staedler docente di farmacologia e tossicologia all’Università di Losanna e direttore della società TIBIO attiva nel campo della chimica e della biotecnologia, che dobbiamo gestire e smaltire ma che, ovviamente, comporta un enorme impegno.
L’innovativo procedimento, grazie all’uso di carbone attivo, consentirà un sostanziale abbattimento di sostanze tossiche microinquinanti presenti nell’acqua rilasciata dall’impianto al termine del trattamento. Problema risolto dunque a partire dal 2025? Purtroppo solo per l’acqua che passa attraverso l’IDA, e non per quella proveniente da torrenti e riali dell’intera valle del Vedeggio e che si riversano nel golfo di Agno senza passare per l’impianto. Acqua, quest’ultima, che già oggi risulta contenere percentuali di microinquinanti più elevate di quelle riscontrate in uscita dalla depurazione. Un particolare preoccupante che è stato reso noto dai responsabili dell’impianto e che mercoledì ha suscitato parecchia preoccupazione oltre che sorpresa non solo tra i pesca tori. ma anche e soprattutto tra gli amministratori comunali e i rappresentanti del Dipartimento del Territorio. È chiaro che a monte dell’impianto di Bioggio c’è qualcosa che non funziona da anni. C’è la chimica usata in agricoltura che in seguito alle precipitazioni finisce nella falda e nei riali, ma con tutta probabilità ci sono anche scarichi abusivi e chissà cos’altro ancora. Proprio per questo, a conclusione dell’incontro, il presidente della Società pescatori Ceresiana e della Sezione Pescatori Agno Bacino sud, Maurizio Costa, ha auspicato verifiche più puntuali sul territorio da parte delle autorità e un maggior impegno per garantire la separazione di acque chiare e scure nei Comuni dove non è stata ancora attuata.