Via belvedere

A Canobbio i fiori dopo la tragedia

Iniziano a chiarirsi le dinamiche che hanno portato alla morte di un ventenne dopo il crollo di un tetto - Gli amici lo ricordano sui social network e sul luogo del dramma c’è chi ha deciso di lasciare un omaggio
© CdT/Gabriele Putzu
John Robbiani
John RobbianieChiara Nacaroglu
08.10.2020 18:05

«Quel tetto era pericolante da anni. Mi spiace davvero moltissimo che sia accaduta una disgrazia del genere». Inizia - nonostante le domande aperte siano ancora molte - a farsi più chiara la dinamica del terribile incidente che mercoledì sera ha portato alla morte di un ventenne, caduto mentre era sul tetto in eternit di un vecchio magazzino in via Belvedere a Canobbio. Il tetto ha improvvisamente ceduto e il giovane, che abitava in zona, è caduto al suolo da un altezza di dieci metri. Con lui c’era almeno un’altra persona, che ha chiamato i soccorsi e assistito alla scena. Un’esperienza terribile, tanto che gli è stata offerta l’assistenza del care team.

«Quel tetto era pericolante da anni» ci ha appunto spiegato una persona che in via Belvedere ha vissuto alcuni anni e che quel magazzino, in disuso da inizio 2018, lo conosce bene. All’interno tanta polvere e alcuni vecchi veicoli. Ma quel che c’è dentro poco importa. A interessare è semmai il tetto. Non è chiaro come mai il giovane abbia deciso di salirci. Quello che è sicuro è che è facile accedervi.

Il magazzino, che si trova su una proprietà privata, ha un tetto a falda che scende fino al livello di una collinetta. Basta dunque salire quattro o cinque scalini per arrivare direttamente sul tetto. Un punto da cui tra l’altro si vedono altri buchi, creatisi in precedenza, nella struttura. Il giovane deve essersi poi arrampicato e, giunto quasi al punto più alto, il tetto si è squarciato facendolo cadere a terra. Vani i tentativi di rianimazione da parte della Croce Verde.

Una tragedia che - anche per l’età della vittima - ha molto toccato chi abita in zona, e non solo. Ieri molte sono state le voci che si sono rincorse. Secondo la più insistente sul luogo dell’incidente erano presenti al momento dei fatti diversi altri giovani. Stando a nostre informazioni però, almeno al momento, questa tesi non trova conferma.

«Quel vecchio magazzino non era un ritrovo per i giovani del paese, - dice dal canto suo il sindaco di Canobbio Roberto Lurati - o almeno a noi non sono mai giunte segnalazioni di schiamazzi o rumori molesti. A Canobbio ci sono molti altri luoghi per incontrarsi. In ogni caso, la carrozzeria era chiusa da un po’ ed è difficile sapere cosa vi accadeva: si tratta pur sempre di una proprietà privata». Ma il Municipio era a conoscenza delle condizioni fatiscenti in cui si trova la struttura? Risponde Lurati: «Non mi risulta che sia fatiscente, non abbiamo mai ricevuto segnalazioni in merito. Ma, ripeto, si tratta di una proprietà privata e chiusa...».

Quanto successo mercoledì sera ha lasciato un segno in Comune. «Una notizia che ci rattrista molto, - ci dice ancora il sindaco - porgiamo le più sentite condoglianze alla famiglia del giovane».

E il cordoglio per il ventenne, un giovane appassionato di musica trap come molti suoi coetanei, ha riempito le stories su Instagram dei suoi amici. «Eri, sei e sarai sempre il mio migliore amico», ha scritto qualcuno. «Ancora non mi sembra vero tutto questo. Nessuno se lo aspettava, sei stato e sempre sarai nel mio cuore. Non te la meritavi questa fine ma purtroppo la vita si porta dietro le persone migliori», si legge sul profilo di una ragazza. «Già mi manchi come l’aria, proteggici da lassù», scrive ancora un amico. «Eri, sei e sarai sempre un ragazzo con un cuore d’oro, - gli fa eco un altro - così sensibile e disponibile ai problemi altrui. Riposa in pace fratello mio, ci mancherai per sempre».

Parole che i giovani accompagnano alle musiche e ai testi che compongono la colonna sonora dei loro vent’anni. Quando perdere un amico, oltretutto in modo così inaspettato, è qualcosa che non si riesce ad immaginare nemmeno nel peggiore degli incubi. E ieri, sul luogo della tragedia, c’è chi ha voluto lasciare dei fiori.