Gambarogno

A Caviano un tetto che spicca sugli altri

Festa ai Cento Campi per il restauro dell’unico edificio del Ticino con una copertura in paglia – Rinnovata una tradizione antichissima - Targa di ringraziamento all’agricoltore Walter Keller
(Foto ERSLVM)
Nadia Lischer
17.09.2019 10:18

Negli anni ’60 del secolo scorso sembrava stesse per essere perduta per sempre, segnando il destino di quelle che, fin dal Medioevo, erano delle costruzioni molto comuni in tutto il Ticino e non solo. Ma fortunatamente così non è stato. Recuperata per tempo, l’antica tradizione dell’impiego della paglia di segale per la copertura di edifici rurali viene ancora oggi tramandata sui monti di Caviano, nel Gambarogno. Proprio ai Cento Campi è possibile ammirare l’unica cascina con il tetto di paglia presente in tutto il Ticino. Realizzato nel 1997 e tutelato a livello locale, il raro manufatto è stato recentemente oggetto di restauro. I risultati dell’opera di risanamento sono stati sottolineati domenica scorsa con una festa, che è stata anche occasione per ringraziare Walter Keller, l’agricoltore da poco pensionato che ha recuperato i terreni abbandonati e ivi coltivato la segale necessaria alla manutenzione del tetto di paglia. In segno di stima e riconoscenza il sindaco Tiziano Ponti, affiancato dal vice Eros Nessi e dai municipali Gianpietro Ferrari e Tiziano Rossi, gli ha consegnato una targa con il seguente messaggio inciso: «Il Comune di Gambarogno, certo di far propri i sentimenti dei cittadini del Comune e del Patriziato di Caviano, ringrazia Walter per la dedizione, la passione, la perseveranza e la forza che negli ultimi decenni hanno contraddistinto il suo operato a favore del patrimonio paesaggistico, agricolo e culturale del territorio dei Cento Campi». Circa 150 le persone che hanno preso parte alla festa, durante la quale è stata ripercorsa la storia dei tetti di paglia insieme a Remo Clerici, vice presidente dell’Organizzazione turistica Ascona-Locarno, proprietaria del fondo e promotrice nel 2016 del progetto di restauro insieme all’Ente regionale per lo sviluppo del Locarnese e Vallemaggia (ERSLVM). In particolare, «la segale del tetto della cascina è stata completamente sostituita secondo l’antica tecnica, mentre il tetto del vicino edificio, che si è provveduto a risanare e ripulire, è stato coperto con una lamiera sabbiata così da proteggere dal degrado la stalla e creare, anche grazie alla posa di una soletta in legno di castagno, uno spazio didattico e ricreativo», illustra al CdT Christian Bordoli, coordinatore dell’Antenna Gambarogno dell’ERSLVM. Una sorta di piccolo museo dove alcuni pannelli tematici rievocano (in italiano e in tedesco), con tanto di immagini, «la storia e la tradizione», «la rinascita e la ricostruzione» dei tetti di paglia, nonché «la tecnica e i materiali» utilizzati. Lo spazio ospita inoltre una sorta di «bibliocabina», gestita dalla biblioteca comunale e, può capitare che venga utilizzato, come detto, anche per altre attività. Ma torniamo al rinomato tetto di paglia: «Per potere sostituire tutti i covoni sono stati seminati 1.000 metri quadrati di segale», fa sapere Bordoli, ricordando che per garantire la manutenzione dei fasci di paglia, ogni anno si provvede a una nuova, seppur ridotta, coltivazione. L’auspicio è che il nuovo tetto – risanato curando i minimi dettagli – possa durare vent’anni così come il precedente. Sempre che la tecnica continui a essere tramandata. Sostenuto da Pro Patria, Fondo svizzero per il paesaggio, Cantone Ticino (Ufficio dei beni culturali), Comune di Gambarogno e da ERSLVM, il restauro (costato circa 70.000 franchi) è stato, in parte, realizzato da un’impresa di costruzione locale e, in parte, dall’OTR. In particolare, a provvedere alla sostituzione dei covoni è stato Nicola Nussbaum, che si era già occupato nel 1997 della realizzazione del rinomato tetto di paglia, insieme a Walter Keller – che preparò il legname – e a Christian Spiller, il quale aveva da poco ricoperto con la stessa tecnica uno stabile a Calgiano (sempre nel Gambarogno), seguendo le indicazioni tramandategli da Virgilio Pedrazzi, un anziano di Caviano. Allo scopo furono necessari 600 covoni di segale alta, che vennero importati dai Grigioni (vedi sotto) e, quindi, posati sulla cascina di proprietà dell’OTR. Mentre la carpenteria del vicino edificio fu lasciata senza copertura.

LA RINASCITA

Quando 60 anni fa il destino dei tradizionali tetti di paglia ai Cento Campi sembrava essere segnato, la Pro Gambarogno si attivò per acquisire alcuni edifici allo scopo di salvarli e nel 1971 ricevette in dono due stabili. L’Ente turistico del Gambarogno, subentrato alla Pro nel 1972, tentò di promuoverne il restauro. Ma per vari motivi, tra i quali la difficoltà di trovare la paglia adatta, nel 1980 rinunciò al risanamento completo, prediligendo interventi di conservazione e pulizia. Questo fino al 1997.

LA SEGALE

Nel 1997 per la realizzazione del tetto di paglia ai Cento Campi venne usata segale proveniente da Cazis: una specie rara alta 180 centimetri. Da allora, per permetterne la regolare manutenzione, la segale viene coltivata annualmente sul posto. «Dopo 30 anni dovrebbe venire riconosciuta come una specie autoctona », sottolinea Christian Bordoli.