A Gordola si è ormai arcistufi di turarsi il naso

GORDOLA - Quella che a Bellinzona ha il sapore di una mera questione pianificatoria, a Gordola produce un olezzo di cui si comincia a essere stufi. Anzi, arcistufi. Mentre, dunque, come anticipato dalla Regione, la maggioranza della Commissione speciale per la pianificazione del territorio del Gran Consiglio ha – di fatto – bocciato l’ubicazione scelta dal Cantone per il nuovo impianto regionale di compostaggio del Locarnese, sui social hanno cominciato a rimbalzare commenti e reazioni tutt’altro che soddisfatte. Fino a quando, è la domanda predominante, gli abitanti del Comune del Piano dovranno continuare a sopportare le esalazioni maleodoranti prodotte dall’attività della Compodino? Azienda che, fra l’altro, opera in situazione di illegalità da ormai un trentennio e per la quale la maggioranza dei commissari auspica la chiusura entro, al massimo, cinque anni. Il messaggio del Consiglio di Stato, preavvisato negativamente, era stato pensato proprio (e anche) per porre rimedio a tale questione e il suo futuro incerto rischia ora di procrastinare ulteriormente una soluzione definitiva all’annoso problema puzze.
Che le esalazioni, già più volte denunciate in passato, persistano, lo conferma al Corriere del Ticino il municipale gordolese Lorenzo Manfredi. «Anche se – specifica – in modo meno costante e meno intenso che in passato». Ciò non toglie che anche le autorità siano preoccupate dalla piega che stanno prendendo le cose a Bellinzona. «Ho seguito da vicino in questi ultimi tre anni il tema del trattamento degli scarti vegetali – specifica il capo dicastero ambiente ed energia, cultura e tempo libero, che si esprime a titolo personale – e posso quindi esprimermi con cognizione di causa. Siamo tutti concordi che l’impianto della Compodino vada chiuso al più presto e che la soluzione proposta (la nuova ubicazione al Pizzante, ndr.) sia, per i cittadini di Gordola – che hanno subito per anni il fastidio dell’odore nauseante del compostaggio –, una via praticabile da attuare senza perdere ulteriore tempo». Proprio per questo, sottolinea ancora Manfredi, nel Comune si è «basiti e sconcertati» dopo le conclusioni del rapporto commissionale. Pur ammettendo che le ditte del Bellinzonese (alle quali, secondo la maggioranza dei commissari, si potrebbe far capo in alternativa al nuovo impianto) siano dotate di strutture adatte allo smaltimento del verde, Manfredi solleva diverse obiezioni. Prima fra tutte, quella riguardante l’impatto del transito su strada degli scarti. «Chiedere ai Comuni del Locarnese – sottolinea – di trasportare annualmente migliaia di tonnellate di rifiuti verdi nel Bellinzonese, significa obbligarli a produrre un importante inquinamento». Il municipale gordolese rileva anche i costi «per coprire le ore di lavoro supplementari legate al trasporto attraverso un Piano di Magadino già intasato dal traffico». Costi supplementari che finirebbero ribaltati sulle spalle dei contribuenti e che, attualmente, «solo a Gordola – ricorda – raggiungono i 30 mila franchi annui per far capo ad uno degli impianti bellinzonesi». Infine, ma non da ultimo, il capo dicastero ambiente sottolinea come i cittadini del suo Comune rischino di «dover per l’ennesima volta subire l’incapacità della politica di risolvere i problemi in tempi ragionevoli, continuando a sopportare le puzze alle porte del paese». Da qui l’auspicio che «chi di dovere prenda a breve una buona e praticabile decisione definitiva». L’appello è ovviamente rivolto al Parlamento, il quale si pronuncerà sul tema durante la sessione del prossimo 21 gennaio. Non resta dunque che attendere tale scadenza per capire se il Gran Consiglio si allineerà al preavviso commissionale o meno. Su quest’ultimo parrebbe aver pesato il memorandum – anticipato dal Corriere a fine novembre – attraverso il quale otto associazioni avevano espresso il proprio parere negativo alla realizzazione del nuovo impianto accanto alle ex discariche del Pizzante. Il documento era stato firmato da WWF, Pro Natura, Unione contadini, Associazione di quartiere Locarno-Piano di Magadino, Associazione per un Piano di Magadino a misura d’uomo, OKKIO, Ficedula e Greenpeace, le quali si erano già dette pronte a lanciare un referendum in caso di approvazione del messaggio da parte del Gran Consiglio.