Sotto la lente

A lezione nella Storia

La leggenda del San Gottardo rivissuta dagli allievi di quinta dell'Istituto scolastico di Lumino in visita al Museo nazionale sul Passo e al Ponte del Diavolo
© CdT/Chiara Zocchetti
Red. Bellinzona
09.06.2023 09:35

Mito. Leggenda. Simbolo. Quando si parla del San Gottardo i sostantivi non sembrano mai essere sufficienti per rendere l'idea di quanto il massiccio sia tuttora importante per la storia svizzera. Ne hanno avuto una riprova martedì gli allievi di quinta elementare dell'Istituto scolastico di Lumino. Si sono recati lassù, in cima al Passo, per respirare appieno l'aria, certo, ma soprattutto l'aurea della montagna per antonomasia del nostro Paese.

La nascita del mito

Gli alunni hanno potuto ammirare l'interessante esposizione del Museo nazionale del San Gottardo che ripercorre la nascita del mito. Il Ponte del Diavolo, la Tremola, il ridotto alpino, le fortificazioni, le gallerie elicoidali. E poi, ancora, i cristalli, i tunnel ferroviario e stradale, le centrali idroelettriche, l'AlpTransit, un crocevia di transito verso l'Europa. Questo e tanto altro ancora. «Senza il Gottardo non ci sarebbe nemmeno la Confederazione», disse a suo tempo l'allora consigliere federale Jean-Pascal Delamuraz.

Le gole e la Reuss

Lo hanno capito, gli allievi, entusiasti per la visita alla struttura e, in generale, per un giorno a stretto contatto con un pezzo significativo della Svizzera. Lassù, a 2.106 metri di altitudine, al confine fra Ticino e Uri, nel cuore della Storia con la «s» maiuscola. E pure con il naso all'insù, ad ammirare il disegno del Diavolo nella roccia, ad Andermatt, che la leggenda narra aver contribuito alla costruzione dell'omonimo ponte senza il quale non sarebbe mai stato possibile per gli urani attraversare le gole della Schöllenen e la Reuss, e raggiungere così la Leventina. Fu l'inizio dello sviluppo della mulattiera del San Gottardo. L'inizio di tutto. Del mito.