Canicola e ambiente

A Lugano i droni ricercheranno le isole di calore

Armata di termocamera, Lugano vuole scoprire attraverso la tecnologia quali vie e piazze si scaldano più del dovuto - Una volta individuate l’intenzione è di fare in modo che si raffreddino, per esempio con la creazione di aree verdi
Federico Storni
16.08.2019 06:00

LUGANO - Se nelle prossime settimane vedrete un drone sopra le vostre teste in centro a Lugano, tranquilli: è semplicemente a caccia di isole. Isole di calore, per la precisione. È la prima azione voluta dal Municipio per stendere un Piano comunale di adattamento ai cambiamenti climatici.

Innanzitutto, cosa sono le isole di calore? Si tratta di un fenomeno dovuto all’attività umana per cui alcune aree urbane sono significativamente più calde rispetto alle circostanti aree rurali. La differenza è in genere particolarmente marcata la notte, ma è possibile notarla anche in inverno. A causare il fenomeno possono concorrere diversi fattori, in particolare superfici scure che assorbono massicce dosi di radiazioni solari senza rifletterle, come i tetti o l’asfalto. Ma influisce anche il posizionamento degli edifici, specie se sono di ostacolo al vento, nonché gli impianti per l’aria condizionata.

Il sospetto è che le isole di calore siano presenti anche a Lugano, e la città ora vuole capire dove queste siano più intense, per poi provare a rettificare la situazione. Il metodo scelto per farlo - ci ha spiegato il Responsabile ambiente ed energia Ugo Bernasconi - è un drone armato di termocamera: «Il drone rileverà la temperatura su vari momenti della giornata sulla piana del Cassarate. Avremmo voluto sorvolarla tutta ma abbiamo dovuto restringere per motivi di sicurezza il perimetro fra il lungolago e grossomodo il futuro campus USI/SUPSI, cosa che ci permetterà di mappare il centro città, Molino Nuovo, il parco Ciani, la zona del Cassarate e la parte bassa di Viganello. Poi confronteremo le nostre misurazioni con quelle fatte da MeteoSvizzera e vedremo se i nostri sospetti saranno confermati. L’idea è di riuscire a ottenere una mappa che ci permetta di capire nel modo più accurato possibile dove si registrano le temperature più alte».

La mappa, a proposito di precisione, dovrebbe permettere di confrontare le differenze nelle singole vie e piazze cittadine: «Una volta che l’avremo sarà necessario sviluppare delle linee guida e valutare possibili misure per contenere il fenomeno. Poi bisognerà vedere se c’è la possibilità di farle. Gli interventi andranno progettati e ripresi nel Piano regolatore cittadino».

Se per migliorare lo scorrere del vento a Lugano c’è ben poco margine di manovra (si dovrebbero demolire le costruzioni esistenti), vi sono comunque alcuni altri accorgimenti per mitigare le isole di calore. In primo luogo, riportare un po’ di natura in città: «Si possono creare nuovi viali alberati o aree verdi, in particolare dove vi sono incroci con tanto asfalto, o rinaturare i corsi d’acqua». Anche le fontane hanno un’azione rinfrescante. Quanto al costruito, bisogna prestare più attenzione ai materiali, ad esempio usando asfalti più chiari o colorando i tetti pure di colori chiari, cosa che permette alla radiazione solare di rimbalzare maggiormente e di non essere assorbita quasi completamente dal materiale. Stesso dicasi per i muri dei palazzi, che in quest’ottica sarebbe meglio ricoprire con superfici riflettenti che scalderebbero meno il palazzo stesso. Infine, tornando al verde, vi è l’opzione di ricoprire di vegetazione gli ultimi piani degli edifici (i famosi tetti verdi).

Quanto alle tempistiche, Bernasconi conta di poter presentare a marzo il proprio rapporto. Al contempo allestirà il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici: «Sarà una fotografica della situazione che valuterà gli impatti che gli eventi estremi potrebbero avere sul nostro territorio. Fra gli obiettivi vi saranno la riduzione dei gas serra, delle misure per ridurre il calore, uno studio dell’impatto dei cambiamenti climatici sulle zone di pericolo, e i problemi che i cambiamenti possono causare alle fasce più deboli della popolazione, come bambini e anziani, e delle strategie per affrontarle». Ma si parlerà anche di biodiversità, protezione delle acque e mantenimento dei boschi.