A Lugano le persone in assistenza sono meno di dieci anni fa

Sorpresa. I beneficiari dell’assistenza sociale a Lugano sono diminuiti. E non da ieri. Ma dal 2015 al 2023 (ultimo dato statistico disponibile). Se dieci anni fa - come si può constatare dai dati dell’Ufficio federale di statistica, ripresi dall’Unione delle città svizzere - erano 2.139 e rappresentavano il 3.4% della popolazione residente, nel 2023 sono scesi a 1.835, (2.9% del totale), tanto da essere meno numerosi, ad esempio, di quelli di Bellinzona e Locarno, entrambi fermi al 3.4% (Bellinzona era al 3.4% anche nel 2015). A livello cantonale è invece il 2% della popolazione, circa 7.000 persone, a beneficiare del sostegno sociale. Una buona notizia, dunque? Calma. Anche perché le statistiche vanno sempre prese con le pinze. E, inoltre, è normale assistere a variazioni contenute nel tempo. A esserne convinto è anche il municipale e capodicastero Formazione, sostegno e socialità di Lugano, Lorenzo Quadri. «Anche se le statistiche sono queste, non significa che sia cambiato qualcosa di veramente rilevante nel tessuto sociale cittadino». Quadri si spiega meglio: «A Lugano ci siamo attivati e non da ieri per rispondere meglio alle richieste di assistenza attraverso la messa a disposizione di diversi canali, tra cui ad esempio le consulenze. La diminuzione dei casi a Lugano segnalata dalle statistiche va, forse, a scovare questa migliore gestione degli incarti».
La povertà esiste sempre
Questo sta a significare che le situazioni di indigenza e bisogno continuano a esistere, come del resto sottolinea ad esempio Caritas Svizzera, secondo cui è una persona su dodici in Svizzera a vivere nell’indigenza. O come ha rimarcato nel suo ultimo rapporto dello scorso gennaio la Sezione del sostegno sociale del Dipartimento sanità e socialità (DSS) cantonale, secondo cui «la povertà economica è un fenomeno purtroppo presente anche in Ticino». Ma non è tutto. Non sempre avere meno persone in assistenza significa un miglioramento della situazione complessiva della popolazione. Da una parte non è detto che tutti quelli che ne avrebbero diritto ne fanno richiesta. Dall’altra occorre anche tenere d’occhio tutta una serie di altri indicatori come ad esempio il potere d’acquisto, l’aumento dei costi della salute e dei beni di prima necessità, l’evoluzione delle spese d’affitto e le condizioni salariali e di lavoro. Impoverimento non fa insomma rima con un’entrata automatica in assistenza.
Un regolamento ad hoc
Anche perché prima esistono anche tutta una serie di aiuti e prestazioni sociali, fornite sia dal Cantone che dai Comuni, per non sprofondare appunto in situazioni di perenne bisogno. Il Comune di Lugano, ad esempio, ha aggiornato giusto qualche anno fa il suo Regolamento sulle prestazioni comunali in ambito sociale che copre, anche qui, un ampio ventaglio di sostegni; dalle prestazioni di cura a quelle scolastiche ed extrascolastiche, dalla partecipazione di minorenni a colonie, corsi estivi e doposcuola alle spese energetiche dell’abitazione primaria. Inoltre, come riferisce Quadri, «a livello di Dicastero si stanno valutando degli adattamenti del regolamento per venire maggiormente in contro ad alcune esigenze».
Prestazione sociali giù
Nel frattempo, sempre a Lugano, è da registrare una diminuzione del 62% delle prestazioni sociali comunali elargite nel 2024, che sono state di poco meno di 271mila franchi. Un dato, pubblicato alcune settimane fa dalla Città con il Rapporto di sostenibilità 2024, che potrebbe subire delle variazioni, come ha spiegato sempre Quadri due mesi fa, presentando alla Commissione della gestione la manovra di rientro sulla spesa corrente. «Ogni anno - aveva detto il municipale in quell’occasione - la Città stanzia a preventivo un milione di franchi per le prestazioni sociali, ma le ultime revisioni di spesa indicano un esborso attorno ai 400mila franchi». Segno che, come detto all’inizio, nel campo degli aiuti e delle prestazioni sociali i numeri possono variare di anno in anno, senza che per questo cambi davvero la situazione del tessuto sociale cittadino. Quadri precisa, inoltre: «La diminuzione delle prestazioni sociali comunali per me ha anche un altro significato: vuol dire che il regolamento funziona bene. Perché chi ne beneficia poi non ne ha più bisogno».