L'evento

A Lugano per scrivere la carta della ricostruzione

Presentati dettagli e obiettivi della Conferenza di Lugano del 4 e 5 luglio – Cassis: «Dobbiamo dare stabilità all'Ucraina e una prospettiva per il dopoguerra» – Al termine del vertice è prevista la firma di una dichiarazione congiunta per la ripartenza

«Quando le armi non parleranno più e si dovrà partire con la ricostruzione del-l’Ucraina, non si potrà improvvisare. Si dovrà seguire un piano condiviso che risponda a principi chiari. A Lugano, il prossimo 4 e 5 luglio, scriveremo questi principi». Una sorta di «bussola», ha spiegato ieri il presidente della Confederazione Ignazio Cassis, giunto in Ticino per aggiornare i preparativi in vista della Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina. «La via della ricostruzione passa da un piano diplomatico condiviso», ha detto Cassis, ricordando la tradizione dei buoni uffici che caratterizza il nostro Paese. «È una grande responsabilità a cui la Svizzera non poteva e non voleva sottrarsi».

«Impossibile rinunciare»

Cassis ha quindi ricordato la genesi di questo impegno internazionale, che si iscrive nel solco delle «Conferenze sulle riforme in Ucraina». Un appuntamento che si tiene annualmente e che consente all’Ucraina di presentare un bilancio delle riforme avviate nel Paese. E ai partner internazionali di esprimere il loro sostegno e interesse. «Con lo scoppio della guerra, però, la Conferenza ha preso tutta un’altra ampiezza. Rinunciare sarebbe stato un terribile errore», ha detto Cassis. Un segnale incomprensibile, sia agli occhi degli ucraini - quasi si negasse l’esistenza del loro Stato - sia di fronte alla comunità internazionale. «Lo scorso aprile abbiamo quindi deciso di mantenere la piattaforma, ma di cambiarvi i contenuti».

La neutralità e i buoni uffici

Riguardo alle critiche sollevate da chi ritiene la neutralità svizzera incompatibile con il ruolo che la Confederazione intende svolgere, Cassis ha affermato che «la Conferenza è un classico esempio dei buoni uffici della Svizzera a livello diplomatico. Il nostro Paese si mette a disposizione con le risorse intellettuali di cui dispone affinché si prepari il prossimo capitolo della Storia dell’Ucraina». Cassis ha poi fatto notare che «tutto il Governo ha assunto questo compito con entusiasmo» e «che può contare sull’appoggio dei dipartimenti dei colleghi Keller-Sutter, Amherd, Sommaruga e Parmelin».

Non il cosa, ma il come

Venendo ai contenuti, l’ambasciatore speciale responsabile della Conferenza di Lugano, Simon Pidoux, ha ribadito che «non si discuterà né di costi, né delle opere, ma del metodo che dovrà accompagnare questa grande operazione che durerà decenni». Un concetto chiave ribadito anche da Cassis: «L’Ucraina dovrà occupare un ruolo di leadership», a garanzia della centralità di Kiev nel disegno complessivo della ricostruzione. «La ripartenza tuttavia dovrà fare affidamento, anche e soprattutto, sugli investimenti privati», ha aggiunto il consigliere federale. Non a caso a Lugano un capitolo importante verrà destinato proprio alle relazioni economiche.

E le presenze?

Ma chi sarà presente a Lugano? Al momento non è dato sapere. «Il presidente Volodymyr Zelensky e il primo ministro Shmyhal saranno presenti o fisicamente o virtualmente in videoconferenza», ha spiegato Cassis. «Per questioni di sicurezza sapremo solo poche ore prima dell’evento chi dei due sarà fisicamente a Lugano e chi in videconferenza». Su altre presenze, oltre a quella già confermata di Ursula Von der Leyen, il presidente della Confederazione è stato vago. «Fino adesso abbiamo ricevuto diverse iscrizioni da parte di capi di Governo e ministri degli Affari esteri. Ma l’evoluzione è costante e saremo in grado di dare una lista approssimativa solo qualche giorno prima dell’inizio della Conferenza». Qualche nome? «Il ministro Fiala della Repubblica Ceca, il capo del Governo del Liechtenstein e della Lituania sono già in lista, oltre al ministro degli Esteri della Turchia, un Paese importante che ha sempre partecipato a queste Conferenze con grande impegno», ha concluso il capo del DFAE. «Evidentemente, ci aspettiamo da oltreoceano, anche Canada e Stati Uniti».

Un forum economico chiuderà l'evento

Ma concretamente come saranno organizzate queste due giornate di Conferenza? I dettagli sono stati illustrati da Térence Billeter, ambasciatore speciale responsabile della Conferenza di Lugano

Si parte alle 11

Il programma prevede l’inizio delle operazioni ufficiali lunedì 4 luglio, alle 11, con l’arrivo delle delegazioni ufficiali al Palazzo dei congressi. Questo primo segmento del programma è strettamente riservato ai capi delle delegazioni degli Stati. La Conferenza plenaria di apertura, invece, inizierà alle 13.30 e durerà fino alle 15.30. Sono previsti diversi interventi, tra cui quello del presidente Cassis e del capo delegazione ucraino che apriranno la plenaria. Dalle 16.00 ci saranno sessioni tematiche separate in differenti sale del Palazzo dei congressi. Il primo giorno terminerà con una serie di eventi culturali. 

Largo ai privati

Il secondo giorno inizierà alle 8.30 con una grande sessione plenaria che darà voce alle differenti posizioni nazionali fino alle 10.30. Seguirà la plenaria di chiusura, con la conferenza stampa finale, in cui si presenterà la «Dichiarazione di Lugano» che servirà da «bussola» per la ricostruzione dell’Ucraina. Nel pomeriggio, invece, si darà spazio a un «Forum economico», in cui gli abbienti economici possono interagire con le delegazioni ucraine per capire e definire i bisogni e le modalità con cui l’economia privata contribuirà alla ricostruzione dell’Ucraina. 

«Faremo di tutto per limitare i disagi in città»

«Le misure di sicurezza sono studiate per limitare i disagi alla popolazione e alle attività commerciali». Con queste parole il comandante della polizia Cantonale Matteo Cocchi ha voluto rassicurare le molte persone, luganesi ma non solo, che temono il caos in città. Di fatto, come avevamo anticipato nell’edizione del 15/6, la «zona rossa» (inaccessibile senza un accredito) sarà limitata all’area del Palacongressi, del parco Ciani, di piazza dell’Indipendenza e del Casinò, mentre nella «zona blu» (che comprende l’isolato tra viale Cattaneo e via Canonica, il Quartiere Maghetti, una parte dei Palazzi Gargantini e l’isolato attorno a via Frasca) ci si potrà muovere liberamente a piedi, anche se sono previsti possibili controlli da parte delle forze dell’ordine. Più importanti, invece, i disagi al traffico visto che la circolazione stradale sarà soggetta a deviazioni e a chiusure di alcune arterie importanti (tratti di viale Cattaneo, di Corso Elvezia, di viale Castagnola, ma anche via Campo Marzio, via Pico, via Capelli, Riva Albertolli e via Fontana). Inoltre è stato stabilito un divieto di navigazione nei 300 metri di lago davanti alla foce del Cassarate.

Straordinario ma non unico

Per garantire la sicurezza del summit, come ha spiegato il consigliere di Stato Norman Gobbi, saranno mobilitati buona parte degli agenti della polizia Cantonale, della Comunale e delle altre polizie strutturate ticinesi. Altri cantoni provvederanno poi all’invio in Ticino di rinforzi. E poi c’è l’Esercito, che metterà in campo 1.600 militi (in città sono previste perfino delle postazioni di contraerea). I cieli saranno invece pattugliati dall’aviazione militare. La Conferenza sull’Ucraina sarà per la Svizzera - e questo status è stato attribuito direttamente dal Consiglio federale - un «evento straordinario». Straordinario ma, è stato spiegato, non unico. Il dispositivo di sicurezza si basa infatti sull’esperienza maturata negli anni con il WEF di Davos e con gli incontri diplomatici organizzati generalmente a Ginevra.

Un lavoro di squadra

A gestire la sicurezza sarà la polizia Cantonale ma, come sottolineato da Cocchi, si tratterà anche e soprattutto di un lavoro di squadra che coinvolgerà anche la FedPol, la Protezione civile, l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini e il Servizio delle attività informative del Confederazione, presumibilmente in contatto con l’intelligence degli altri Paesi che invieranno a Lugano i loro rappresentanti. Ma quanto costerà mettere in piedi tutto questo? È ancora presto per dirlo. «La composizione delle delegazioni - ha spiegato Gobbi - non è ancora definitiva e molto dipenderà da chi arriverà». Proprio per questo il dispositivo di sicurezza è stato pensato per essere flessibile e modulabile in base al rischio. E il rischio dipenderà, inevitabilmente, dalle personalità che parteciperanno. La Confederazione ha già garantito la copertura dell’80% dei costi e, stando a nostre informazioni, è stata presa in considerazione anche l’idea di allestire, a Cornaredo, una sorta di eliporto provvisorio. Alcune delegazioni potrebbero infatti atterrare ad Agno, mentre altre arriveranno in Svizzera attraverso gli hub di Kloten o Ginevra e per alcuni di loro potrebbe poi essere previsto un trasferimento in elicottero a Sud delle Alpi.

«Dimostrare sostegno»

Per Lugano si tratterà dunque certamente di una grande occasione. In città però una fetta sostanziosa della popolazione non nasconde preoccupazione per l’evento, se non addirittura contrarietà. E anche il Mattino della Domenica, il settimanale della Lega dei ticinesi, ha aspramente criticato l’Ukraine Recovery Conference. «Posso capire le preoccupazioni - ci spiega il sindaco Michele Foletti - anche se non le condivido. Il dispositivo è adeguato e i disagi saranno veramente minimi. I cittadini di Lugano devono rendersi conto che per la città si tratta di un’opportunità per dimostrare sostegno a chi è dovuto scappare dalla guerra o a chi è rimasto a difendersi. Soprattutto perché con questa conferenza si vuole tentare di trovare una soluzione per ricostruire e dare una speranza ai cittadini ucraini, che potranno poi tornare in Patria e trovare un Paese migliore di quello che hanno dovuto lasciare». Ecco poi l’appello: «Io mi aspetto molta solidarietà - ha concluso il sindaco - da parte dei luganesi in quei giorni». 

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