Conti pubblici

A Lugano si è aperta la stagione dei «disinvestimenti»

La Città potrebbe doversi separare da beni immobili e pacchetti azionari sino a 250 milioni di franchi per raggiungere «un sano rapporto debito-ricavi» – Il freno alla spesa non convince l’edilizia: «Sarebbe un segnale preoccupante»
©Gabriele Putzu

Archiviato il discusso Preventivo 2025, per Lugano è arrivato il momento di imboccare la “Road Map” verso il risanamento dei conti. Alcune proposte il Municipio le presenterà a fine febbraio, per arrivare ad aprile con i messaggi definitivi. l’obiettivo è discuterne in Consiglio comunale a fine giugno. Questa via, il Municipio non la percorrerà però in solitaria: l’Esecutivo e la Gestione (perlomeno, la maggioranza della Commissione) hanno infatti trovato un accordo su una “linea comune”: una riduzione minima dei costi di dieci milioni da ottenere alle voci «Spese per il personale» e «Spese per beni e servizi», – senza toccare la socialità e l’istruzione per tutta la legislatura –, ma anche (su richiesta del Municipio) agendo sulle spese di trasferimento. O, meglio, su una piccola parte di esse.

I contributi volontari

In questo senso, conferma al CdT il capodicastero Finanze Marco Chiesa, «analizzeremo anche i contributi generali che eroga la Città e che sono a sua discrezione». Sulle uscite verso il Cantone, Lugano non infatti ha margine di manovra. Né li ha, ricorda il sindaco Michele Foletti, su impegni pregressi quali convenzioni o mandati di prestazione, almeno fino alla loro scadenza. In soldoni ciò significa che degli oltre 143 milioni di contributi che la Città versa annualmente a enti pubblici e a terzi «ce ne sono dieci di contributi volontari su cui possiamo intervenire». È però presto per essere più specifici, conclude il sindaco, «perché attendiamo il rientro da tutte le Divisioni dei formulari con proposte e idee per contenere i costi». La Gestione vuole che ciò accada entro febbraio, in modo da fare una prima discussione e arrivare ad aprile con i messaggi laddove necessario. Ancora Foletti: «Alcune misure, ad esempio quelle che potrebbero comportare modifiche di regolamenti, necessiteranno di una decisione del Consiglio comunale. Altre no, ma è comunque intenzione del Municipio presentarle e spiegarle». Tornando, e chiudendo, sui contributi volontari, è tutto in discussione? «Siamo ancora in fase di analisi, ma ci sono cose che non toccheremo». Quali, lo si scoprirà pure nei prossimi mesi.

Al netto, 45 milioni

Un altro asse di intervento, come confermato da Chiesa lunedì sera in Consiglio comunale, è mettere un limite agli investimenti: «Intendiamo fissare un tetto annuo di 45 milioni e identificare dei disinvestimenti». Il capodicastero non è entrato nei dettagli, ma il riferimento è alle vendite: di beni immobili o di pacchetti azionari. Il potenziale in questo ambito è grande: 250 milioni di franchi. «E l’obiettivo che ci siamo dati per mantenere un sano rapporto debito-ricavi», illustra Chiesa. Per quanto concerne invece gli immobili della Città, «nel corso di questa legislatura andranno fatte delle riflessioni anche alla luce del trasferimento di svariati servizi nelle torri del PSE». Che farà, dunque degli spazi che resteranno vuoti (come ad esempio il Palazzo della Posta)? Alcuni potranno ad esempio essere concessi con un diritto di superficie, altri potrebbero essere alienati. Ma le riflessioni, come detto, sono in corso.

«Sorta di freno allo sviluppo»

L’intenzione di limitare gli investimenti netti – che da qualche anno si aggirano sui 60 milioni, anche per una precisa volontà politica di stimolare in tal modo l’economia – segue a stretto giro di posta una decisione simile riguardo ai conti cantonali (dove nel 2025 si passerà da 290 a 260 milioni). Ciò potrebbe portare a un freno nel settore dell’edilizia? «La notizia della riduzione degli investimenti non è mai positiva – afferma il direttore della Società svizzera impresari costruttori, sezione Ticino Nicola Bagnovini – specie per il settore principale della costruzione e della pavimentazione stradale. Capisco le difficoltà di allestire i preventivi in un periodo così delicato per le finanze pubbliche, ma se un simile segnale giunge da una Città importante come Lugano ciò è preoccupante».

«In ogni caso – continua il nostro interlocutore – ridurre il tetto massimo di investimenti infrastrutturali rappresenta un falso risparmio. Una sorta di debito occulto in particolare per gli interventi di manutenzione che, se posticipati, assumeranno fra pochi anni carattere d’urgenza comportando costi realizzativi ben più elevati. La probabile conseguenza di una politica di riduzione degli investimenti, specialmente se verrà confermata nel tempo, sarà un indebolimento del tessuto economico con conseguente perdita di posti di lavoro, di introiti fiscali e di ricadute positive a livello socioeconomico in senso lato. Insomma, una sorta di freno allo sviluppo del nostro Paese».

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