A Miglieglia c'è un rustico da demolire

C’è un rustico da demolire a Miglieglia. Con sentenza del Tribunale cantonale amministrativo del marzo scorso (pubblicata negli scorsi giorni) e cresciuta in giudicato, si è infatti chiusa la lunga trafila giudiziaria - arrivata anche al Tribunale federale - riguardante l’oggetto, trasformato così tanto nell’ultimo quarto di secolo da rendere impossibile ripristinarlo allo stato precedente. Al momento, però, nessuno da parte del Comune di Lema (in cui Miglieglia è recentemente confluito) si sarebbe fatto avanti per chiedere che l’edificio venga tirato giù. Al proprietario è intanto stato intimato il divieto d’uso degli spazi e gli sono stati dati sei mesi dalla crescita in giudicato della vertenza per riportare il terreno al suo stato originario.
L’originale non c’è più
Il rustico si trova su un terreno di oltre tre ettari, in parte boschivo, e un trentennio fa era una vecchia cascina a vocazione agricola classificata nell’inventario degli edifici situati fuori dalla zona edificabile come meritevole di conservazione e in discreto stato. Negli anni però il proprietario l’ha trasformato in un’abitazione secondaria con interventi che andavano ben oltre quanto aveva notificato alle autorità. Tanto che ora, per dirla con il TRAM, «la casa d’abitazione dev’essere abbattuta e rimossa integralmente. Non vi è più alcun edificio preesistente da ripristinare: anche se non fosse stata distrutta e ricostruita totalmente, la cascina originaria è comunque stata trasformata in modo radicale al punto da essere assimilabile a una vera e propria nuova costruzione, interamente abusiva». Da notare che a spingere per la totale demolizione dell’edificio era stato soprattutto l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale, sempre molto attento - e molto critico - alla gestione dei rustici in territorio ticinese.
Il precedente luganese
In tutto ciò non è noto quando si procederà effettivamente alla demolizione o chi la effettuerà. Il proprietario potrebbe rifiutarsi, in tal caso dovrebbe intervenire il Comune accollandosene però in prima battuta i costi. Questo quantomeno è quel che è successo di recente a Lugano, con la raccontata demolizione di un rustico a Certara. La Città aveva fissato un paio di termini vincolanti per la demolizione (il ripristino di principio va eseguito dai proprietari) che erano rimasti lettera morta, al pari dell’intimazione di un divieto d’uso. In seguito a una terza richiesta di ripristino, anch’essa ignorata, Lugano aveva proceduto d’ufficio. Il tutto aveva richiesto un anno abbondante e la demolizione era avvenuta a inizio 2024. A quasi due anni da allora la Città non ha ancora ricevuto il rimborso dei costi assunti per la demolizione e anzi il Consiglio comunale ha dovuto approvare una richiesta di stare in lite per fare valere le proprie pretese in tribunale. Il tutto per circa 300.000 franchi, una cifra che un Comune come Lugano può assorbire senza particolare problemi ma che in realtà più piccole come Lema si fa certamente sentire maggiormente.