Ai Mulini

A Muzzano la contromossa per fronteggiare i blackout

Le AIL hanno in cantiere un progetto per realizzare una nuova sottostazione che migliorerebbe la copertura del territorio, in particolare in caso d'interruzioni di corrente – Il Municipio di Bioggo: «Peccato che la zona non resterà verde, del resto è edificabile...»
©Gabriele Putzu
Nico Nonella
15.12.2023 06:00

Uno strumento in più per far fronte ai blackout e, nel contempo, potenziare la rete dell’alta tensione. È questo l’obiettivo del progetto ideato dalle Aziende industriali di Lugano (AIL) e che vedrà la luce a Muzzano, nei pressi dei Mulini di Bioggio. Parliamo di una nuova sottostazione elettrica necessaria all’approvvigionamento energetico della zona bassa della Magliasina e della Valle della Tresa.

Stando a una risposta del Municipio di Bioggio a un’interrogazione del consigliere comunale Waldo Lucchini, l’impianto previsto a Muzzano differisce dalla centrale di Manno per il fatto che tutta la tecnica elettrica sarà racchiusa in un edificio. Lo stesso, scrive l’Esecutivo, «a primo acchito appare come un volume di qualità architettonica». In parole povere, non sarà un classico capannone industriale. Inoltre, si legge sempre nella risposta del Municipio, il vicino campo da rugby verrà mantenuto e riammodernato nel suo assetto di impianto sportivo».

In ogni caso, un progetto definitivo ancora non c’è (è in allestimento) e occorrerà attendere ancora un po’ di tempo per conoscere maggiori dettagli. Attualmente, ci spiega il vicedirettore delle AIL, l’ingegner Giovanni Ferretti, «abbiamo un progetto di massima ma c’è stato un ricorso contro il concorso per il progetto definitivo e la direzione lavori». Il che si è tradotto in circa un anno di stop. Risolta la questione giuridica, occorrerà presentare una domanda di costruzione e Ferretti spera di poter terminare i lavori in 2-4 anni. «Questa sottostazione si inserirà nella nostra rete di alta tensione e aumenta la ridondanza». Permetterà cioè «di coprire meglio il Malcantone e il Basso Vedeggio, migliorando così l’affidabilità della rete stessa e la copertura del territorio».

Due in poche settimane

I blackout, nel Luganese, non sono una rarità. A inizio anno se ne erano verificati due a distanza di poche settimane: il primo il 13 gennaio (l’evento aveva  toccato diverse località, in particolare Davesco, Origlio e Pregassona) e il secondo l’8 febbraio. In quell’occasione, tra le 9.15 e le 10, erano stati segnalati diversi disagi, tra semafori spenti, sbarre dei posteggi e ascensori bloccati e via discorrendo. Il problema, aveva spiegato in quell’occasione il direttore delle Aziende Industriali di Lugano, Marco Bigatto non era legato alla rete delle AIL stesse bensì a quella nazionale di Swissgrid. «Si tratta di una rete che, come un’autostrada, permette di trasportare l’elettricità in tutta la Svizzera». Il tratto sottocenerino di Swissgrid parte da una sottostazione sul piano di Magadino – struttura che può essere paragonata a un’uscita autostradale, perché da essa la corrente s’immette nella rete locale –, poi fa tappa a Manno, sul Pian Scairolo e a Mendrisio, dove ci sono altre sottostazioni, per poi concludersi a Cagno, in territorio italiano. Ad alimentare il comprensorio di competenza delle AIL sono le sottostazioni di Manno e, come riserva, quella del Pian Scairolo, in modo da garantire una ridondanza del servizio ed evitare brutte sorprese. In quell’occasione, il blackout aveva invece risparmiato Massagno e la Capriasca, serviti dall’Azienda elettrica di Massagno (AEM), la cui sottostazione è alimentata da un’altra linea.

Agricolo? Meglio, ma...

Tornando alle questioni politiche, nella risposta all’interrogazione di Lucchini – il quale si era detto preoccupato dalle ripercussioni di questa struttura, che a suo dire renderebbe impossibile «continuare la tradizionale attività agricola primaria familiare» –, il Municipio di Bioggio, comune confinante con il mappale in questione,  «condivide il fatto che sarebbe desiderabile non edificare questa superficie, cosicché rimanga verde e a uso agricolo. Purtroppo, è incontrastabile che il fondo si inserisce in una zona edificabile predisposto a essere costruibile».

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