A palazzo Albertolli tornerà a vivere una famiglia

Come casa famigliare è stata pensata e casa famigliare presto tornerà. Stiamo parlando di palazzo Albertolli in via Canova a Lugano, già sede della Banca Nazionale Svizzera e al centro di un’accesa battaglia politica oltre un decennio fa quando Cantone e Comune volevano insediarvi l’adiacente Museo cantonale d’arte, che avrebbe così lasciato palazzo Reali. La proprietà finì però in mani private - un’altra banca - e al momento è di proprietà di un’altra banca ancora. La novità è la pubblicazione di una domanda di costruzione che chiede il cambio di destinazione dell’edificio, «da uso amministrativo a uso abitativo monofamiliare». L’istante è una società costituita di recente legata a un noto imprenditore.
L’ultimo restauro dell’edificio, che è un bene protetto a livello cantonale, risale al 2010, e per il cambio di destinazione - si legge nella domanda di costruzione - non sono previsti particolari lavori: «Gli interventi saranno puntuali e poco invasivi, necessari all’inserimento della residenza. Riguarderanno maggiormente la riconfigurazione dei servizi e l’eliminazione di tutti gli elementi di arredo fissi propri della destinazione d’uso direzionale e di servizio della banca. Non sono previsti interventi sulle facciate». In altre parole «l’oggetto dell’intervento riguarda esclusivamente il cambio di destinazione d’uso dell’immobile con il passaggio, ma anche ritorno, all’uso abitativo». La famiglia che vi andrà ad abitare avrà a disposizione tre piani di circa 320 metri quadri l’uno, un ampio solaio e due piani interrati. La nuova categorizzazione dell’edificio, se il cambio di destinazione verrà accolta, sarà «casa unifamiliare».
Notevole opera neoclassica
Il palazzo - apprendiamo grazie all’Archivio storico di Lugano - fu costruito e progettato fra il 1815 e il 1818 da Grato Albertolli, il fratello di quel Giocondo che fu capostipite e più noto rappresentate della famiglia di Bedano composta da architetti, ornanisti e scultori. L’edificio sorse al posto della cappella di Sant’Antonio da Padova, che fu demolita e che faceva parte del complesso conventuale di san Francesco dei frati minori, demolito a sua volta nel 1892. Palazzo Albertolli - «notevole esempio di architettura neoclassica» - era pensato come abitazione di famiglia, e dopo gli Albertolli vi abitarono i piemontesi Vedani prima, e i Lepori di Sonvico poi. Nel 1928 fu acquistato dalla Banca Nazionale Svizzera, che vi rimase fino a metà anni Duemila.
Quasi un museo
Come accennato, la vendita del palazzo da parte della BNS non fu indolore. Cantone e Città volevano insediarvi il Museo cantonale d’arte, ma il progetto sfumò all’ultimo, L’allora sindaco di Lugano Giorgio Giudici ammise davanti al Legislativo che la BNS nel corso della procedura di vendita aveva cambiato il suo atteggiamento che inizialmente era parso più favorevole verso l’ente pubblico. Malgrado anche una mozione dell’oggi municipale Angelo Jelmini - che aveva proposto un vincolo sul palazzo affinché divenisse a destinazione museale - se lo aggiudicò un’altra banca. Ora si sta per chiudere il cerchio, e Palazzo Albertolli sta per tornare alla sua originaria funzione abitativa.