Educazione

A scuola con il piede sul gas

Il DECS dal prossimo anno permetterà agli allievi, in base alla loro necessità e alla loro preparazione, di accelerare di un anno il proprio percorso formativo - Manuele Bertoli: «Una procedura più chiara per tutti» - Gianluca D’Ettorre: «Spero si agisca nell’interesse dei bambini»
© CdT/ Chiara Zocchetti

A partire dal prossimo anno scolastico gli allievi particolarmente preparati potranno saltare una classe all’asilo o alle elementari in modo da accelerare il proprio percorso formativo. La proposta è stata presentata mercoledì dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) nel corso della prima seduta del 2021 della Piattaforma di dialogo Cantone-Comuni e, come detto, entrerà in vigore dall’anno scolastico 2021-2022. Il progetto del Dipartimento non si limita solo a questo: da settembre sarà inoltre formalizzata anche la possibilità di rallentare il percorso formativo di un alunno. Tutto questo, è stato spiegato, per rispondere alle effettive necessità di ogni allievo. Per quanto riguarda il primo scenario, quello che vuole velocizzare il percorso degli allievi più dotati, va precisato che spetterà in primo luogo al docente proporre questa “accelerata”. Anche i genitori potranno farne richiesta e in caso di risposta negativa sarà possibile ricorrere al Consiglio di Stato e, in seguito, al Tribunale cantonale amministrativo.

Le motivazioni

Con questa «riforma» si torna anche a una situazione per certi versi simile a quella precedente al concordato HarmoS, quando la decisione su un’eventuale accelerata veniva presa valutando caso per caso. Con la modifica proposta dal DECS la scelta non sarà legata alla data di nascita bensì unicamente in base alle necessità e alla preparazione dell’alunno. Ma quali sono i motivi che hanno portato il DECS a prendere questa decisione? Il direttore Manuele Bertoli precisa innanzitutto che «il rallentamento del percorso scolastico di un allievo è sempre esistito: in passato si parlava di ‘‘bocciatura’’ o di ‘‘tenere l’allievo/a fermo/a per un anno’’, mentre la novità, peraltro presente da tempo, è la possibilità di accelerazione (salto di una classe)». Bertoli spiega che si tratta di «una misura straordinaria, eccezionale, ma ogni tanto le richieste delle famiglie a questo proposito, più o meno fondate, arrivano». Detto questo, aggiunge, «va sottolineato come il concordato HarmoS prevede che il tempo necessario all’allievo/a per superare i primi anni di scuola (dell’infanzia ed elementari) ‘‘dipende dal suo sviluppo intellettuale e dalla sua maturità affettiva’’ e che ‘‘se necessario la/lo si sostiene con delle misure specifiche’’. Per questo abbiamo sperimentato una procedura che permette, tra le misure previste, di riconoscere eccezionalmente anche l’accelerazione. Ora si tratta di consolidarla nei regolamenti scolastici». E secondo il consigliere di Stato i vantaggi di questo cambiamento riguardano proprio «la formalizzazione della procedura che rende più chiaro per tutti sia il processo che giunge a proporre e/o decidere di fermare un/a allievo/a per un anno, sia quello che porta alla decisione sull’eventuale accelerazione». In ogni caso, precisa Bertoli, «entrambe queste decisioni vanno solidamente motivate, soprattutto se le famiglie dovessero manifestare il loro scetticismo».

Sul fronte delle controindicazioni Bertoli rimarca che «in generale, anche se è sempre una scelta non facile, sui rallentamenti alla fine le famiglie concordano quasi sempre. I ricorsi li abbiamo già avuti e probabilmente li avremo piuttosto nei casi di mancata concessione dell’accelerazione, qui la procedura formalizzata aiuterà a ridurre le differenze di vedute tra scuola e famiglia».

I dubbi

Ma proprio riguardo alle possibili controindicazioni di questa scelta, il presidente del sindacato OCST docenti Gianluca D’Ettorre spiega di essere «più preoccupato che soddisfatto»: «Questa decisione investe i docenti di una responsabilità molto importante e, in primo luogo, ritengo che sarà fondamentale essere in chiaro sui criteri in base ai quali decidere se promuovere l’allievo di un ulteriore anno scolastico». «In secondo luogo, il mio auspicio è che si agisca per il bene del bambino. I docenti temono che si venga a creare un’ulteriore pressione su di loro e, soprattutto, sugli allievi». Insomma, il timore è che le aspettative dei genitori possano trasformarsi in vere e proprie pressioni, se non distorsioni del rapporto tra docente e allievo, affinché venga accelerato il percorso scolastico nei primi anni di formazione. E questo «senza considerare che la personalità di un bambino è ricca di sfaccettature, con molti aspetti dei quali tener conto». Tra questi, prosegue D’Ettorre, «anche quello sociale oppure psicomotorio». La paura dei docenti, spiega il nostro interlocutore, «è che a breve termine questa possa sembrare una soluzione benefica, mentre a lungo termine potrebbe portare a problemi». Per esempio, un bambino che di colpo si ritrova in classe con dei compagni più grandi avrà sempre questo ‘gap’ anche alle Medie o nel postobbligo. «Vedo una potenziale contraddizione interna: temo che si ponga troppo l’accento sull’aspetto cognitivo e intellettuale, che non può cancellare tutto il resto. Un bambino non va valutato solo in termini di resa scolastica».