A spasso tra le isole di calore del centro: «Noi cittadini faremmo così»

«Forse nella corte del campus USI-SUPSI bisognerebbe piantare più alberi e mettere più verde». «Bella l’aureola appena installata al parco La Santa di Viganello, ma c’era proprio bisogno di usare l’acqua potabile per raffreddare l’ambiente?». Michel Jaeger, ingegnere ambientale della Città di Lugano e Annalisa Rollandi, ricercatrice della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) si aspettavano domande e suggestioni e puntualmente sono arrivate. Del resto, l’intento della «passeggiata urbana» organizzata oggi «alla scoperta» delle isole di calore tra il parco Ciani, la Foce, il campus USI-SUPSI a Viganello e il parco giochi La Santa era proprio quello: coinvolgere i cittadini e raccogliere, appunto, i loro consigli su come si può alleviare ancora meglio la calura in città. E loro, i cittadini, non si sono fatti pregare.
Muniti di sensori hanno rilevato le differenze di temperatura e umidità, fatto domande, proposto soluzioni. Anche se, hanno ribadito a più riprese nel corso della passeggiata Jaeger e Rollandi «non è mai un’unica misura a risolvere il problema, ma tutta una serie di soluzioni flessibili che devono essere adattate a ogni contesto». Jaeger ha precisato meglio: «Il percorso che porta a delle contromisure non è uno sprint, ma una maratona». Certo, «alcuni piccoli rimedi possono essere messi in pratica subito, per altri occorrono decenni», ha continuato.
Sarà anche così ma intanto alcuni dati appaiono chiari. Mentre il mondo si sta sempre più scaldando «nei nuclei storici c’è più ombra garantita e ciò favorisce il benessere delle temperature - ha specificato Rollandi -. All’opposto nelle zone industriali serve una visione di più ampio respiro, non si evitano le isole di calore con un’unica misura».
E in città? «È normale che negli agglomerati urbani faccia più caldo - ha sottolineato Jaeger - ecco perché stiamo collaborando con la SUPSI per rendere più vivibile Lugano anche d’estate».
Anche perché oggi, a differenza del passato, le isole di calore non hanno più segreti. Si sa dove sono, come si comporteranno e perciò si possono anche trovare gli strumenti giusti per attenuarle. Tutto questo, tenendo presente che «sono originate da una concomitanza di eventi e di scelte costruttive», ha precisato Rollandi, prima di confidare che è dal 2019 che la SUPSI si occupa delle isole di calore.
Si inserisce in questo senso, nella collaborazione tra la Città e la SUPSI, la sperimentazione dell’aureola al parco giochi La Santa di Viganello. Una sorta di aureola 2.0 dopo quella dell’anno scorso in piazza Luini. «L’anno scorso abbiamo stabilito che le temperature registrate davanti al LAC erano inferiori di 3-4 gradi rispetto all’ambiente circostante - ha chiarito Jaeger - quindi abbiamo deciso di continuare e di sviluppare un’altra versione proprio qui, in questa zona ad alta densità abitativa».
I partecipanti della passeggiata hanno ascoltato e hanno annuito. Anche perché i loro sensori hanno misurato che in effetti sotto l’aureola la temperatura era di 25-27 gradi, mentre all’esterno della struttura era rimasta a 35-39. «È vero viene usata acqua potabile - ha detto Monica Sciarini della Nephos Swiss Fog, l’azienda di Bellinzona che ha progettato e installato la struttura - ma non a caso. Volevamo infatti che a beneficio della popolazione venisse spruzzata acqua «sicura»».
Il sistema, che si accende e si spegne grazie a una serie di sensori che misurano temperatura e umidità, consuma 5 metri cubi di acqua al giorno. Un consumo paragonabile a quello di 20 persone. Mentre dal punto di vista energetico «il consumo elettrico è quello paragonabile a un aspirapolvere», ha rimarcato Jaeger, dopo aver spiegato che prima di essere spruzzata l’acqua viene anche disinfettata e non ristagna mai.