“Abbiamo fatto il nostro lavoro: fare domande”

Alla sbarra 4 giornalisti del Caffè accusati di ripetuta diffamazione per degli articoli sulla vicenda che coinvolse il dottor Piercarlo Rey
John Robbiani
26.04.2018 09:23

BELLINZONA - Il decreto d'accusa di Antonio Perugini ritiene colpevoli i giornalisti e la testata di aver ricostruito solo parzialmente i fatti ("amalgamando cose tra loro diverse"), esagerato l'importanza di singoli elementi e "allineato affermazioni errate o parzialmente tali". "Sono state suggeriti - si legge nel decreto - nessi di causalità non provati, inesistenti o fuorvianti". Ma i quattro giornalisti, chiamati al banco dal giudice Siro Quadri, si sono difesi. "Abbiamo solo fatto il nostro lavoro di giornalisti. Che è quello di fare e farsi delle domande. In particolare capire cosa ha portato a quel terribile errore medico, in cui è stato scambiato un paziente, e come la struttura e l'organizzazione interna dell'ospedale non ha permesso che l'errore di un singolo medico, di una singola persona, venisse impedito".

L'inizio del processo

È iniziato questa mattina il processo nei confronti dei quattro giornalisti del Caffè accusati dal sostituto procuratore generale Antonio Perugini di ripetuta diffamazione (il direttore del settimanale Lillo Alaimo è accusato anche di concorrenza sleale). Questo per una serie di articoli pubblicati in merito alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto il dottor Piercarlo Rey (il chiururgo che alla clinica Sant'Anna asportò per errore i seni di una paziente).

In aula sono presenti tutti gli imputati, mentre il procuratore pubblico Perugini non si è presentato.

L'accusa: "Una campagna diffamatoria durata mesi"

Di parere completamente diverso è però stato l'avvocato Edy Salmina, patrocinatore dell'accusatore privato (e dunque della Clinica Sant'Anna). "Il Caffé ha portato avanti per tre mesi una campagna stampa. Hanno trasformato il caso Rey nel caso Sant'Anna. E in cosa si concretizza la diffamazione? Nell'essere stati indicati al pubblico come complici di un errore medico a causa di quella che i giornalisti hanno definito una disorganizzazione interna. E aver fatto passare il concetto secondo cui la Clinica avrebbe tentato di coprire il caso ed evitare che Rey venisse sottoposto a un procedimento penale". Ma c'è di più, secondo l'avvocato. "I fatti dicono che la responsabilità dell'accaduto è unicamente del dottor Rey. Nessuno ha dimostrato responsabilità della Clinica. Non lo ha fatto la Commissione di vigilanza sanitaria, non l'ha fatto il Consiglio di Stato e neppure la Magistratura". "Dunque lasciar passare il messaggio - ha ribadito Salmina - che al Sant'Anna le cure non erano sicure è diffamatorio".