«Abbiamo tutto, siamo sereni»: il racconto da una valle isolata

«È vero che la strada è bloccata e che i bambini stanno seguendo le lezioni da casa, ma per noi è un giorno come un altro, qui non ci manca nulla e ci aiutiamo a vicenda, siamo sereni». Raggiungiamo telefonicamente Morena Berta a Selma, nel day after della frana che alle prime luci di domenica ha invaso un pezzo di strada cantonale della Calanca tagliando in due la valle, senza fortunatamente fare vittime ma isolando le 450 persone che ne abitano la parte alta. Mancano pochi minuti a mezzogiorno e in sottofondo si avverte il pranzo in preparazione e si sente l’allegria dei bambini. L’ultimo arrivato ha 2 anni, i più grandi 4 e 6. Emil, Robin e Flurin i loro nomi. Tutto sembra svolgersi normalmente e non c’è grande preoccupazione. La speranza è comunque che la strada possa essere aperta in tempi brevi, benché non sia ancora noto quando possa avvenire. «Corretto, ma siamo abituati ad avere scorte di cibo in casa e ad ogni modo la nostra vita è qui», spiega la giovane madre. Anche perché il marito Raffaele conduce un’azienda agricola e la loro è dunque un’esistenza molto legata al territorio locale, quel territorio in cui hanno deciso di formare la propria famiglia dopo essere cresciuti a Lugano. La tranquillità del momento è condivisa da molte persone del luogo. «Siamo una grande famiglia e pronti ad aiutarci». Anche in caso di bisogno di farmaci ci si dà una mano. Inoltre in fondo alla valle c’è un medico, e qui vivono pure degli infermieri. Ci sono negozi e aziende agricole, proprio come quella della famiglia Berta.
«Sappiamo che comanda la natura»
Diversa, dal punto di vista personale, la situazione in occasione dell’ultima frana, sei anni fa. «Abitavamo già qui e io lavoravo come maestra a Lugano». Ma anche in quel caso non se ne era fatto un dramma. La si era insomma presa come se fossero stati giorni di assenza per un normale malanno. La serenità non è comunque sinonimo di sottovalutazione del pericolo. «Per nulla, siamo ben coscienti che a comandare è la natura». La giovane mamma è però fatalista: se qualcosa deve succedere, può succedere ovunque. Ed è per questo che il pericolo di frane non ha influito sulla decisione di insediarsi in valle. Idem per la lontananza dai centri, che secondo Morena Berta è in realtà solo relativa: «In 15 minuti di auto siamo al piano dove c’è davvero tutto».
Mentre prosegue il racconto, la nostra intervistata spiega che anche per gli altri abitanti al momento c’è serenità. Chiaro, per chi si trova isolato rispetto al luogo di lavoro è un problema: ma alcuni possono lavorare in remoto, e in quel senso la pandemia è stata una lezione. Ma che dire della sicurezza? Morena Berta ricorda che è stato fatto molto a livello di prevenzione e che comunque la sicurezza al 100% non può esistere. Anche se quella lunga strada cantonale i due figli più grandi della coppia la percorrono quotidianamente per recarsi a scuola a Castaneda a bordo dell’autopostale, «e quindi sì, ci si pensa sempre».

Stato maggiore riunito per il coordinamento
L’approccio «zen» è condiviso dal sindaco di Calanca Anton Theus, che pure raggiungiamo telefonicamente mentre si trova isolato a Braggio: «Oggi dovevo andare dal fisioterapista e dal medico, tutto annullato senza problemi, non erano appuntamenti urgenti». E sulla sicurezza della strada già più volte colpita dalle frane negli ultimi decenni? «Scongiurare qualsiasi pericolo sull’intero collegamento è impensabile e devo dire che il Cantone ha già fatto molto in questi anni». Come la circonvallazione di Selma costata 13 milioni di franchi. Una soluzione definitiva all’incognita dei pericoli naturali quindi non c’è: «E non potrà mai esserci, qui come altrove», commenta il sindaco di uno dei tre Comuni calanchini isolati (insieme a Buseno e Rossa). Per il resto si attende con consapevolezza e preparazione. «Domenica si è riunito lo Stato maggiore comunale per coordinare la gestione di tutte le questioni, dall’assistenza e cura a domicilio alle eventuali emergenze, per cui ovviamente si ricorrerà ai canali tradizionali, 144 in primis».

Caduti 600 metri cubi, e altri crolli non sono esclusi
Tra gli abitanti niente panico, dunque. Ma quando verrà sgomberata la strada? Quali, poi, gli interventi necessari per la sistemazione provvisoria e definitiva, e quanto dureranno? Come ci ha spiegato Andrea Peduzzi, responsabile per il Moesano dell’Ufficio tecnico dei Grigioni, oggi la nebbia persistente non ha permesso di effettuare il volo di ricognizione in elicottero nella zona del distacco così da valutare l’eventuale pericolo residuo. Il volo dovrebbe potersi tenere entro mezzogiorno di domani, martedì. I geologi hanno comunque effettuato una prima valutazione da cui è emerso che dalla parete rocciosa si sono staccati circa 600 metri cubi di materiale. Il distacco si è verificato a 360 metri al di sopra della strada, a una quota di 1.050 metri. Le masse rocciose cadute hanno danneggiato, in parte in misura importante, la strada, i muri di sostegno a monte e a valle e il cordolo murario. La Polizia cantonale dei Grigioni ha reso noto nel tardo pomeriggio di oggi che attualmente non è chiaro se, a seguito delle forti precipitazioni, dalla parete rocciosa possano staccarsi altre parti di roccia instabile.
Lo sgombero durerà 2-3 giorni
Dopo i primi accertamenti geologici e il via libera alla zona pericolosa, si prevede che la strada della Calanca potrà essere sgomberata con escavatori gommati e sistemata provvisoriamente proprio da domani: i lavori dureranno presumibilmente da due a tre giorni. A condizione che la situazione in termini di sicurezza lo consenta, il collegamento sarà aperto al traffico a senso unico alternato prima del weekend. Intanto l’approvvigionamento dei villaggi che fino a quel momento saranno isolati è organizzato e garantito dai comuni. Durante i lavori di sgombero non è possibile alcuna deviazione.
