Abitanti giù, palazzine su: siamo giunti al limite?

Una crescita demografica che si è arrestata ed un boom edilizio-residenziale senza precedenti, nel contesto di un tasso di sfitto già elevato. Che succede a Giubiasco, secondo quartiere per popolazione della nuova Bellinzona? C’è da preoccuparsi? Ne abbiamo parlato con tre attori che ben conoscono la realtà, ognuno dal proprio osservatorio: un politico, un promotore immobiliare ed uno studioso del territorio.
L’ex sindaco: «Fiducia per nuovi arrivi»
«Credo che l’evoluzione demografica vada analizzata sul lungo termine così come la questione del fermento edilizio», risponde il vicesindaco di Bellinzona Andrea Bersani, che del borgo è stato sindaco dal 2004 al 2017. «Ritengo inoltre che in prospettiva ci siano delle potenzialità frutto dell’aggregazione e che quindi nei prossimi anni la gente si sposterà verso la nuova Bellinzona, Giubiasco ovviamente compreso», precisa il vicesindaco. Secondo cui «è giusto creare gli spazi residenziali per poi rispondere alla domanda che crediamo ci sarà». Ma l’offerta non è davvero troppo ampia, nel contesto descritto? «Io immagino che chi effettua queste operazioni immobiliari faccia anche delle valutazioni, e aggiungo che la richiesta di appartamenti anche di grosse metrature oggi è evidente». Da parte sua cosa può fare la politica per equilibrare il tutto? «La politica deve garantire la qualità dei servizi e a Bellinzona, anche tramite i progetti strategici, stiamo lavorando proprio su questo, affinché trasferirsi nella nuova Città sia sempre più interessante». La politica, dunque, «deve creare un contesto in cui diventa interessante costruire e di conseguenza vivere, dopodiché la palla passa all’economia».
Il promotore: «Situazione fluida ma favorevole»
«Anche se ero contrario devo riconoscere che l’aggregazione ha avuto un effetto positivo sul ramo immobiliare a Giubiasco», afferma da parte sua Alessandro Bruschi, titolare della Bruschi Immobiliare che si occupa di mediazioni, amministrazioni e promozioni nel ramo. Sono molti i bellinzonesi che si stanno spostando nel centro del borgo, in affitto o come proprietari, e ritiene che questa dinamica sia frutto anche della fusione oltre che dell’attrattiva della zona. Bruschi invita poi a valutare nuovamente la situazione tra un paio d’anni, sia per la demografia che per l’occupazione dei numerosi progetti residenziali. Che secondo il nostro interlocutore sono comunque destinati a frenare un po’: «Questo sia perché le condizioni poste dalle banche per ottenere i finanziamenti sono sempre più rigide, sia perché i prezzi dei terreni salgono». Nel frattempo la domanda di appartamenti non manca: «Soprattutto quelli di taglia un po’ più grande sembrano essere particolarmente richiesti probabilmente a seguito della pandemia e della successiva diffusione del telelavoro», sottolinea Bruschi.
Il geografo: «Verso un freno naturale»
«Credo che a livello immobiliare, alla luce di una demografia stagnante, siamo inevitabilmente avviati al raggiungimento di un limite» afferma infine Gian Paolo Torricelli, geografo bellinzonese responsabile dell’Osservatorio dello sviluppo territoriale all’Accademia di architettura di Mendrisio. A seguito della recessione innescata globalmente dalla crisi dei mutui subprime nel 2009, spiega, il mattone è diventato una sorta di bene rifugio, ma ora quella «scappatoia» starebbe per esaurirsi. Osservando le dinamiche sul territorio, con sempre più progetti immobiliari anche nel caso qui in esame, quello di Giubiasco, l’impressione di Torricelli è che i grandi investitori si renderanno conto che non è più conveniente realizzare nuove abitazioni. «A quel punto immagino che si riorienteranno sul rinnovo e sul riuso del patrimonio immobiliare esistente», commenta il geografo. Anche in questo senso, come abbiamo visto con gli altri interlocutori, si attende quindi l’azione della famosa «mano invisibile».
