Abusi, sì del Governo all'obbligo di denuncia anche per la Chiesa

Anche il Consiglio di Stato ritiene «indispensabile» l’introduzione di una norma specifica nella legge cantonale sulla Chiesa cattolica (e pure in quella relativa alla Chiesa evangelica riformata) per stabilire un obbligo di denuncia – del vescovo nei confronti di un ecclesiastico – per «ogni reato o sospetto di reato perseguibile d’ufficio contro l’intregrità fisica, psichica o sessuale di un minorenne o di una persona incapace di discernimento». A metterlo nero su bianco, appunto, è stato il Governo ticinese tramite un messaggio con cui propone al Gran Consiglio di accogliere (perlomeno in parte) un’iniziativa parlamentare dei deputati Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini (MpS).
Una necessità
L’iniziativa – depositata a metà settembre 2024, qualche settimana dopo il fermo del cappellano del Collegio Papio – chiedeva infatti di inserire un capoverso nella Legge sulla Chiesa cattolica dal seguente tenore: «Ogni reato perseguibile d’ufficio o sospetto di reato che concerne un ecclesiastico deve essere immediatamente segnalato all’autorità giudiziaria civile». Ora, il Consiglio di Stato nella sostanza ha proposto di accogliere tale richiesta, ma al contempo ha ritenuto la formulazione dell’MpS troppo vaga e ha quindi voluto meglio precisare il campo d’applicazione dell’obbligo di denuncia (essenzialmente limitandolo ai reati contro i minori e le persone incapaci di discernimento). E ciò al fine di rispettare il principio della proporzionalità e, nel concreto, tutelare il segreto professionale degli ecclesiastici.
Nel messaggio governativo si fa ampio riferimento al rapporto dell’Università di Zurigo sugli abusi nella Chiesa pubblicato nel 2023 e dal quale, scrive l’Esecutivo, «è scaturito un quadro complessivo a livello nazionale molto grave». «A una diffusione così ampia degli abusi nella Chiesa cattolica svizzera nel periodo analizzato – rileva il Governo – hanno contribuito diversi fattori», tra cui «la mancanza di un obbligo legale (...) a segnalare alle autorità penali civili i reati commessi e i sospetti di reato da parte di membri del clero».
Obbligo di denuncia che, viene ricordato nel messaggio, è poi stato introdotto nel 2019 con un motu proprio deciso da Papa Francesco. E che è poi pure stato confermato dalla Conferenza dei Vescovi Svizzeri nelle direttive sul trattamento degli abusi sessuali. «In altre parole – si legge ancora nel messaggio –: se il diritto secolare prevede un obbligo di segnalazione, i vertici della Chiesa sono tenuti a rispettarlo, collaborando attivamente con le autorità civili nella denuncia e nella repressione degli abusi». E dunque: considerando che l’ordinamento giuridico canonico e quello civile non sono semplicemente paragonabili tra loro nel perseguimento di reati di questo tipo (secondo il Governo «la Chiesa non dispone di strumenti adeguati» per trattare «con competenza, diligenza e rigore» episodi simili); e tenendo conto che «le autorità civili devono necessariamente venirne a conoscenza affinché tali reati possano essere perseguiti secondo il nostro ordinamento», si rende «necessario un collegamento fra l’ordinamento giuridico canonico e quello civile». Ossia: occorre inserire tale obbligo nella relativa legge cantonale. Obbligo che, più nel dettaglio, spetterà all’Ordinario (ossia al vescovo titolare della Diocesi, o in questo caso all’amministratore apostolico) e che dovrà «avvenire nel termine massimo di 30 giorni dal momento in cui viene in possesso delle informazioni relative a tali reati che coinvolgono religiosi». Tutto ciò, va da sé, se il Gran Consiglio darà seguito alla proposta del Governo.