Accattonaggio molesto, Lugano affila le armi

Per contrastare l’accattonaggio molesto servono strumenti nuovi ma anche più efficaci. Ne è convinta la Città di Lugano, che intende collaborare con il Cantone per velocizzare le procedure previste dal diritto vigente e, se possibile, dotarsi di nuove «armi». Il primo passo, autonomo, la Città l’ha compiuto ieri avviando la campagna di sensibilizzazione «Non finanziare l’inganno. Per chi ha bisogno gli aiuti ci sono!». In riva al Ceresio, hanno spiegato la capodicastero Sicurezza e spazi urbani, Karin Valenzano Rossi e il comandante della polizia cittadina, Roberto Torrente, c’è stata una recrudescenza di questo fenomeno. Cifre alla mano, nel 2022 ci sono stati 178 interventi della Polcom con 23 procedure di contravvenzione (l’accattonaggio in Ticino è illegale) a fronte dei 94 (12 contravvenzioni) nel 2021 e ai 50 (7 contravvenzioni del 2020 «pandemico»). Insomma, si sta tornando ai numeri pre-restrizioni COVID (nel 2019 la statistica indica 222 interventi e 34 procedure di contravvenzione). E nei primi sei mesi di quest’anno gli agenti sono intervenuti già 138 volte e hanno intimato 52 contravvenzioni. Certo, siamo ben lontani dai 538 casi del 2015, ma l’aumento – per la autorità – deve essere contrastato.
Di qui, dunque, la nuova campagna per mettere in guardia i cittadini che, spesso per porre fine ad atti molesti, cedono alla questua degli accattoni contribuendo così a rafforzare il fenomeno e, d’altro lato, di ricordare la possibilità concreta di offrire aiuto a chi ne ha veramente bisogno. Per questo, la campagna è stata realizzata in collaborazione con il Centro Bethlehem della Fondazione Francesco. «Nessuno viene lasciato indietro: l’aiuto per chi ha davvero bisogno esiste», ha affermato il direttore, fra Martino Dotta. «Raccomando sempre di non consegnare denaro a chi non si conosce. Piuttosto sostenete quegli enti che lavorano con professionalità sul territorio». A questo proposito, va ricordato che a breve, nei nuovi spazi della Masseria a Cornaredo, il Centro sociale sarà tutti i giorni a disposizione delle persone bisognose, residenti o di passaggio.
Il fenomeno dell’accattonaggio molesto è da ricondursi nella quasi totalità dei casi a cittadini rumeni, prevalentemente tra i 18 e i 25 anni, provenienti per il 95% dai campi rom dell’hinterland milanese e per il 5% dal Comasco. Quotidianamente attraversano il confine per chiedere l’elemosina e alimentare un sistema spesso collegato a reti criminali. E il loro bersaglio principale, ha ricordato il presidente del comitato della sezione del Luganese dell’ATTE Achille Ranzi, sono spesso e volentieri anziani o persone fragili, le quali – chi impietosito, chi per abitudine – sono più propense a far loro la carità. Senza contare che i «mendicanti» si rivelano molto insistenti arrivando anche a insultare o maledire chi rifiuta di dar loro qualcosa. «Chi ha davvero bisogno non si comporta così», ha avvertito fra Martino.
In attesa di Bellinzona
Tornando agli strumenti di contrasto, Lugano vorrebbe da un lato seguire l’esempio d’Oltralpe e introdurre un divieto di zona (una sorta di divieto d’entrata, ma più circoscritto, che può essere emesso da un Comune), ma per questo occorre una revisione legislativa. Dall’altro intende velocizzare la procedura giudiziaria consentendo anche agli agenti di intimare le multe e non solo le contravvenzioni). Anche in questo caso serve una modifica di legge (probabilmente della LOC). Oggi, alla terza multa, il procuratore pubblico può emanare un decreto d’accusa con una pena pecuniaria e una pena detentiva in caso di mancato pagamento. Per non intasare ulteriormente il lavoro dei magistrati, l’auspicio è che possano occuparsene i segretari giudiziari. E anche in questo caso è necessario un segnale da Bellinzona: nel settembre del 2019 il Consiglio di Stato aveva approvato un messaggio per conferire ai «vice» dei procuratori la facoltà di firmare decreti d’accusa o di abbandono nelle procedure contravvenzionali. Il dossier è però fermo in Parlamento da quattro anni e potrebbe finalmente uscire dai cassetti dopo la pausa estiva. Come confermato al CdT da Cristina Maderni (PLR), coordinatrice della sottocommissione Ministero pubblico (che fa capo alla Commissione Giustizia e diritti), il gremio politico ha deciso di riprendere in mano diversi atti parlamentari pendenti. Tra cui appunto quello sul potenziamento dei segretari giudiziari. L’obiettivo è portare avanti i ragionamenti in autunno.