La domenica del Corriere

Acceso duello Caprara-Passalia in vista del voto sugli sgravi fiscali

Il centro politico si trova su posizioni discordanti alla vigilia della discussione in Parlamento - E la sinistra scalda i motori per il referendum
Il deputati Bixio Caprara (PLR) e Marco Passalia (Il Centro) a La domenica del Corriere.
Gianni Righinetti
10.12.2023 20:00

A La domenica del Corriere è andato in scena «L’autoscontro degli sgravi». Dopo l’intervista con Christian Vitta, si è aperto il dibattito a quattro voci con Bixio Caprara (PLR), Marco Passalia (Il Centro), Danilo Forini (PS) e Tiziano Galeazzi (UDC). In particolare ad essere stato piuttosto acceso è stato il confronto tra i due esponenti del centro politico, con Caprara a difendere la soluzione che verrà discussa in Parlamento a partire da domani e Passalia su un fronte più attendista ma fortemente critico: «La nostra posizione è chiarissima da sempre, questa riforma fiscale andava trattata congiuntamente con il Preventivo 2024 e con le imposte di circolazione. Altrimenti questa diventa una riformetta e dall’altra parte avremo i tagli da discutere a gennaio. Guarderemo il dibattito ma questa proposta è un morto che cammina. Diciamo sì a una riforma fiscale, ma seria, completa e con altri tempi. Non hanno voluto farlo (ha detto osservando Caprara) ora si assumano la loro responsabilità».

Un rimprovero, un attacco che a Caprara non è piaciuto: «Di solito ad assumersi una responsabilità è chi firma e prende posizione (ndr. come dire che a sfuggire sarebbero proprio Passalia e i suoi). Troppo comodo agire così: in questo Cantone l’aumento delle imposte è anonimo, i risparmi hanno sempre un nome e cognome».

L’aria si fa pertanto pesante anche perché la sinistra è determinata a lanciare un referendum, cosa confermata anche da Forini e ormai nell’aria: «Il nostro e il mio obiettivo non è aumentare le imposte. Aiutarli va bene, ma qui non c’è proporzionalità ed equità. Qui nulla è dato e non ci sono neppure i soldi».

Dal canto suo Galeazzi ha osservato che «qualcosa andava fatto perché di questo passo il morto che cammina sarà il Canton Ticino. E gli altri Cantoni non stanno tanto a discutere e a brigare. Agiscono, mentre noi stiamo solo parlando senza fare nulla».

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