AET ha chiesto 85 milioni di euro alla Germania

Ammonta a 85 milioni di euro (80 milioni di franchi al cambio di oggi) la richiesta di indennizzo fatta da AET alla Germania per la chiusura anticipata della centrale a carbone di Lünen (vicino a Dortmund), di cui l’azienda ticinese detiene una partecipazione del 15%. La causa di arbitrato era stata intentata nell’autunno del 2023, dopo che il Governo tedesco aveva annunciato l’intenzione di uscire dalla produzione di energia elettrica dal carbone. A fine marzo, stando a quanto anticipato ieri dalla SonntagsZeitung, il tribunale arbitrale internazionale della Banca Mondiale, con sede a Washington, ha pubblicato i dettagli del procedimento. L’AET, che nell’operazione ha investito 24 milioni di euro, chiede anche il 4% di interessi. La decisione di partecipare direttamente alla produzione di energia elettrica in Germania era stata confermata in una votazione popolare nel 2011. La decisione prevedeva anche l’uscita graduale dal carbone entro il 2035. «AET ha partecipato, insieme a 27 aziende municipalizzate, allo sviluppo e alla costruzione della centrale a carbone Trianel di Lünen», ricorda il portavoce Pietro Jolli, interpellato dal CdT. «L’impianto è entrato in funzione nel 2014 ed è una delle centrali a carbone più moderne ed efficienti della Germania. Al momento della sua progettazione e costruzione, tali progetti erano in linea con la strategia e l’agenda energetica tedesca, e la loro realizzazione era incoraggiata dal Governo. Il ricorso presentato da AET riguarda l’assenza di un risarcimento finanziario per la chiusura anticipata della centrale, a seguito della legge tedesca sull’uscita dal carbone. AET non contesta l’abbandono del carbone, ma rivendica semplicemente un equo indennizzo economico». Sull’entità della richiesta l’azienda non rilascia commenti, perché sarà il tribunale a doverla stabilire.
All’inizio del 2024, rispondendo a un’interrogazione dei Verdi Marco Noi e Matteo Buzzi, il Consiglio di Stato aveva detto di essere al corrente della causa di arbitrato e di comprendere le ragioni di fondo che hanno portato gli organi di AET ad intraprendere questo passo, «con l’unico scopo di tutelare i propri interessi finanziari ed ottenere un indennizzo finanziario a fronte delle perdite arrecate dallo spegnimento anticipato della centrale di Lünen». Quest’ultima dovrebbe essere disattivata nel 2031, vale a dire 22 anni prima della durata tecnica prevista. Il valore dell’investimento iniziale era stato valutato sulla base dell’intero ciclo di vita dell’impianto, con termine nel 2053.
Le ONG tedesche attive nella tutela del clima, stando alla SonntagsZeitung, hanno criticato il procedimento davanti al tribunale arbitrale: «Un successo di AET metterebbe in discussione l’eliminazione graduale del carbone in Germania, perché altre aziende potrebbero intentare cause legali», ha dichiarato Fabian Flues di Powershift. Anche il WWF ticinese, che nel 2008 aveva messo in guardia il Cantone sull’investimento in Germania, è critico: «Invece di assumersene la responsabilità, l’AET ora incolpa la politica climatica della Germania per i propri fallimenti e pretende un risarcimento», ha detto al domenicale Francesco Maggi, capo dell’ufficio del WWF Svizzera italiana. Per questo le due organizzazioni ora chiedono ad AET di ritirare la causa.