Affitto troppo caro, il negozio va nel container

LUGANO - Ci sono il sapone di Montagnola, le borsette di Viganello, la crema di Lamone con la cera d’api di Vico Morcote, le cinture di Cassarate, la gazosa di Molino Nuovo e chi più ne ha più ne metta, è il caso di dire, anche se per quest’anno lo spazio è finito e i gestori, a malincuore, hanno dovuto dire più di qualche no. Parliamo di Lugano Bella, il negozio-container di souvenir «made in Ticino» che da inizio mese – e resterà fino al 14 luglio – staziona in Riva Caccia, di fronte al centro culturale. Perché ne parliamo? Perché la sua storia s’intreccia più volte con un dibattito che in città sta tenendo banco ormai da tempo: la crisi dei commerci. Han Sessions, le sorelle Valeria e Veronica Panizza e Damiano Merzari, promotori di Lugano Bella, di questa crisi hanno toccato con mano uno dei tasti dolenti. «È cominciato tutto da un discorso tra amici: siamo un po’ tutti dei creativi e volevamo mettere insieme una serie di prodotti realizzati da noi o da nostri conoscenti – racconta Sessions – e l’idea iniziale era quella di prendere in affitto uno spazio commerciale». Il confronto con il mercato immobiliare ha raffreddato subito gli entusiasmi dei giovani imprenditori: «Anche le pigioni più basse che ci sono state proposte, per noi erano troppo alte – ricorda il nostro interlocutore – E quando capitava di trovarne una accettabile, c’era l’obbligo di ritirare tutto il mobilio e la somma lievitava». Decine di migliaia di franchi, per dare un ordine di grandezza. Scacco.
A sbloccare la situazione è stata la collaborazione dei promotori con la Città che, nell’ambito del progetto Arte Urbana, ha messo a disposizione gratuitamente il container e lo spazio verde sul lungolago: una location di prim’ordine. A quel punto non restava che abbellire l’inedito negozio – la facciata che dà sulla strada è stata affidata all’estro dell’artista luganese Sir Taki – e soprattutto riempirlo di cose. Le prime sono state delle piccole tazzine decorate e delle borse di cotone con il disegno della fontana di piazza Manzoni, poi man mano è arrivato tutto il resto. Per diversi gusti e diverse tasche. «La vendite vanno bene e riceviamo molti complimenti, sia dai turisti sia dai luganesi DOC – osserva Sessions – Inoltre il container è un’ottima vetrina per i produttori nostri partner. Se avessimo potuto dire sì a tutti quelli che ci hanno contattato, avremmo un assortimento dieci volte più grande». Da questo potenziale almeno per ora sprecato è nata l’idea di aprire un negozio anche online. Già, il commercio su Internet: proprio uno dei fattori che sta mettendo in difficoltà i negozi «classici» di Lugano e di migliaia di altre città del mondo. Per Lugano Bella è il prossimo obiettivo. Uno raggiunto invece è quello di dare spazio alle creazioni locali. «Quando giro per Lugano e vedo che la stragrande maggioranza dei prodotti in vendita sono importati mi piange un po’ il cuore» ammette Sessions. Anche questo è un argomento emerso nel dibattito sulla crisi del commercio cittadino: va bene avere i grandi marchi, danno prestigio, ma Lugano – è stato detto da più parti – deve anche caratterizzarsi mettendo in vetrina i prodotti del suo territorio. Che poi sono quelli più ricercati da chi visita una città nuova. C’è del potenziale, insomma.