Ai Patriziati ticinesi servono risorse adeguate

Qual è il ruolo dei patriziati ticinesi di fronte al contesto socio–economico in continua evoluzione e come fare per mantenere il loro ruolo da protagonisti nello sviluppo economico, ambientale e culturale del territorio? Per rispondere a questi e altri interrogativi, la Sezione degli enti locali ha elaborato un nuovo studio strategico, che va ad aggiornare un precedente lavoro risalente ormai al 2009. L’obiettivo principale di questo lavoro è stato quello di descrivere il nuovo contesto e nel quale operano gli Enti patriziali e le sfide che li attenderanno nei prossimi decenni. Detto e ribadito che i patriziati sono e restano – come sottolineato dal direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi – «un’ancora che permette ai cittadini di entrare in contatto con il territorio», questo studio ha evidenziato in particolare due problematiche chiave che andranno necessariamente corrette se si vorrà mantenerli «attori protagonisti» nel contesto ticinese.
Problemi e soluzioni
«I principali problemi sono sostanzialmente riconducibili alle risorse di cui dispongono, che non sono uguali per tutti», ci spiega il capo della Sezione degli enti locali Marzio Della Santa. «Spesso e volentieri quelle che mancano sono risorse umane e finanziarie, rispetto a una risorsa territoriale che di contro può essere anche molto vasta». Se per ovviare al problema legato alle risorse umane i Patriziati possono puntare su apertura e coinvolgimento per attirare nuove leve, dal punto di vista finanziario saranno necessari interventi più incisivi. Sul tavolo, per il momento, ci sono due azioni. Una di queste è la fusione tra i due fondi di aiuto agli investimenti attualmente esistenti (il Fondo di aiuto patriziale e il Fondo per la gestione del territorio, ndr) in quanto questa separazione non garantisce une gestione molto efficace. «Una riflessione che vogliamo fare con i Patriziati è invece legata al prelievo di un’imposta patriziale, rispettivamente allo sviluppo di attività economiche che possano creare un indotto economico e finanziario da reinvestire», prosegue Della Santa. L’imposta, beninteso, non è ancora realtà e ad oggi è un semplice spunto di riflessione. Dalle discussioni con i Patriziati medesimi emergeranno ulteriori dettagli. Andrà infatti chiarito se sarà a carico esclusivamente dai patrizi oppure da tutti gli abitanti dei Comuni.
Orizzonte 2030
Una decisione non verrà presa dall’oggi al domani. L’orizzonte entro il quale verranno definiti i presupposti affinché gli enti patriziali dispongano di un’organizzazione e di risorse finanziarie e umane adeguate è il 2030. Lo studio presentato ieri a Bellinzona (e consultabile sul sito www.ti.ch/patriziati, appositamente rinnovato) è il «calcio di inizio» che dà il via alla strategia cantonale. Nei prossimi 6 mesi, ha spiegato l’ispettore dei Patriziati Fausto Fornera, verranno identificate le misure e le azioni da intraprendere mentre a inizio 2021 verrà elaborata la strategia vera e propria. L’attuazione è prevista nella seconda fase dell’anno e la chiusura dei lavori è stata fissata a inizio 2022. Insomma, ha concluso Fornera, «nei prossimi anni comincerà il percorso che, in collaborazione con il Cantone, permetterà ai Patriziati di trasformarsi per continuare a servire anche in futuro la comunità», garantendo un rapporto di prossimità con i cittadini. Il futuro degli enti patriziali, ha infine rimarcato il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, «prevede una stretta collaborazione con il Cantone».