Al lavoro nei boschi per proteggere il paese

Era la notte tra il 2 e il 3 ottobre del 2020. Alle nostre latitudini imperversava una forte tempesta di scirocco: le raffiche di vento, in sostanza, soffiavano da sud verso nord. Un fenomeno per certi versi raro. E i danni furono molti. Il Dipartimento del territorio, allora, in una nota stampa spiegò che furono sradicati, in tutto il Cantone, oltre 36.000 metri cubi di legname sparsi su una superficie boschiva di circa 520 ettari. Anche il Mendrisiotto non fu risparmiato e i danni maggiori – elenca il sotto ispettore forestale di zona Sanzio Guidali – si registrarono soprattutto a Morbio, Vacallo, Castel San Pietro e Riva San Vitale. Nel Comune affacciato sul Ceresio, la porzione di bosco presa di mira dal vento fu quella che sovrasta l’abitato, sulle pendici del San Giorgio. Su una superficie di circa 36 ettari furono sradicati un numero considerevole di alberi, quasi due su tre per un totale stimato di 7.000 metri cubi di legname. Ora, quell’area – soggetta a un primo intervento di messa in sicurezza nel novembre scorso – sarà definitivamente ripristinata. Anche perché, il bosco è considerato «di protezione». E un bosco di protezione ricopre un ruolo di grande importanza. Basti pensare che il Ticino, per la sua conformazione, ha ben il 90% di bosco di protezione. Un primato svizzero insieme al Vallese che ne ha l’87%. Mentre, a titolo di paragone, il Canton Grigioni ne ha il 61% (i dati sono forniti dall’Istituto federale di ricerca WSL).
2.400 metri cubi di legname
A Riva, come detto, si metterà mano alla zona sopra il paese. Da qualche giorno è infatti in pubblicazione – sia sul Foglio Ufficiale che all’albo del Comune lacustre – il bando di concorso (che riguarda due lotti attigui) per opere da impresario forestale. Lavori che si svolgeranno da maggio sino alla fine del prossimo anno. In sostanza, si tratterà di eseguire interventi di taglio ed esbosco affinché venga ripristinata l’area e il bosco di protezione torni a fare, per certi versi, il suo dovere. In totale, come detto, si opererà su un superficie di circa 36 ettari. Il Cantone stima che, a fine lavori, verranno tagliati quasi 2.400 metri cubi di legname (un metro cubo, per intenderci, sono 10 quintali di legna).
«Durante l’intervento del novembre scorso avevamo messo in sicurezza la fascia di 30 metri a monte dell’abitato», evidenzia Guidali. Un’azione mirata a salvaguardare «le costruzioni e le vie di comunicazione». Ora, invece, si andrà a operare sopra la linea dei 30 metri. «Dovremo togliere tutto il legname sradicato dalla tempesta – elenca il sotto ispettore – e taglieremo le piante instabili. Il tutto cercando di far ricrescere i polloni (i ricacci che nascono dalla base dell’albero principale tagliato, n.d.r.). L’intervento non sarà dei più facili (la ditta che vincerà il concorso potrà subappaltare unicamente l’attività specialistica di esbosco con elicottero). «La situazione – conferma Sanzio Guidali – è complicata. Nel bosco si fatica a entrare, c’è legna dappertutto. Inoltre la natura sta facendo il suo corso e qualcosa ha già ricominciato a crescere». Insomma, non sarà un lavoro dei più semplici.
Importanza riconosciuta
Ma perché il bosco di protezione è così importante? Per quel che concerne Riva San Vitale, l’area di intervento è sulle pendici del San Giorgio. «Un versante – spiega il forestale – che è soggetto a caduta sassi e dove non manca l’erosione superficiale». Potrebbero dunque verificarsi degli scoscendimenti. Anche perché, geologicamente parlando, ci troviamo «in una zona di transizione tra calcare e porfidite». Quest’ultima è una roccia che potrebbe staccarsi e, vista la presenza di costruzioni, potrebbe creare dei pericoli. I boschi di protezione, proprio in tal senso, stabilizzano i versanti, rallentano la caduta dei sassi, in altitudine impediscono che si verifichino valanghe, regolano il bilancio idrico e sono quindi la premessa inderogabile per poter vivere e abitare in determinate regioni. Anche a Riva San Vitale.