L’intervista

«Al mio successore lascio un campo ben coltivato»

La console onoraria di Romania a Lugano Marinela Somazzi Safta ricorda il suo impegno per quasi un ventennio a beneficio della comunità del suo Paese
Marinela Somazzi Safta, lunghi anni a servizio della comunità rumena. ©CdT
Andrea Colandrea
14.08.2020 06:00

Attiva da quasi due decenni per i diritti dei suoi concittadini nella Svizzera italiana, Marinela Somazzi Safta lascia la carica di console onorario di Romania a Lugano, che assunse ufficialmente nel luglio del 2006. «Resto a disposizione fin quando sarà trovato il mio successore», afferma in quest’intervista di commiato, ricordando alcune tappe importanti.

Come fu decisa la sua nomina?

«Il ruolo di console onorario mi fu conferito in seguito agli accordi tra Romania e Svizzera del 2006. In realtà venne suggellata una collaborazione di due anni come assistente consolare di carriera. Tra il 2004 e il 2006, infatti, organizzavomensilmente (a mie spese), il servizio consolare a Lugano, affinché i miei concittadini potessero risolvere le loro pratiche senza spostarsi a Berna. Purtroppo, dopo il termine dei mandati del console e dell’ambasciatore di allora, il servizio cessò. I successori non rinnovarono gli accordi con il DFAE e diventò complicato seguire le nuove regole per un servizio consolare fuori dalla sede ufficiale. Nel luglio 2006 mi fu conferita la conduzione del Consolato onorario della Romania di Lugano, con giurisdizione in Ticino e nei Grigioni. L’artefice della mia nomina fu l’ambasciatore Ioan Maxim, fu lui il mio mentore».

Dal volontariato a un compito istituzionale.

«Sì, inizialmente la mia idea è stata proprio quella di prestare un servizio di volontariato, raccogliere le pratiche dei miei concittadini e portarle a Berna. Il cambiamento vero e e prorio avvenne dopo un periodo di formazione al Consolato e all’Ambasciata a Berna. Seguirono 16 anni di intensa collaborazione nei quali ho avuto l’onore di lavorare con quattro ambasciatori, sei consoli, molti consiglieri e diversi altri straordinari funzionari di alto rango in distaccamento nella capitale».

Quali sono state le sue maggiori soddisfazioni?

«Ne ho avute, naturalmente, molte. Ho aiutato centinaia di persone a risolvere situazioni talvolta anche complesse. Mi è però sempre stata espressa gratitudine. D’altro canto è stato anche molto soddisfacente il rapporto con le autorità: dal Governo ai sindaci, dalla Polizia alla Magistratura, dalle direzioni commerciali a quelle industriali di varie società. Ho sempre riscontrato un’ampia apertura verso il mio Paese e la sua gente. Le relazioni create di volta in volta sono tuttora solide e credo che chi dirigeràin futuro il Consolato onorario della Romania a Lugano troverà un campo ben coltivato».

La Romania è un Paese dell’UE che dopo la caduta del comunismo ha fatto enormi passi avanti. Eppure all’estero permangono pregiudizi a causa di una minoranza di suoi cittadini che violano le leggi.

«È triste, ma vero. Le maggiori preoccupazioni in questi anni mi sono state ’regalate’ da più di qualche mio connazionale. Prova ne è che sono stata più volte protetta dalla polizia per avere preso posizione verso alcuni di questi elementi, denunciandoli e facendoli allontanare dalla Svizzera. Qualcuno mi ha minacciata. Anonimi, una volta, hanno bruciato la mia cassetta della posta. Non mi sono mai fatta intimidere. Si è trattato però - appunto - di una minoranza».

Ci racconta qualche aneddoto?

«Una donna qualche anno fa mi chiese di voler partorire in Ticino senza conoscere le condizioni per poterlo fare. Appena glielo dissi scomparve senza lasciare traccia. E che dire di coloro che giunti dall’Italia - estesa la libera circolazione a rumeni e bulgari in Svizzera il primo giugno 2019 - mi dissero di aver perso i documenti solo nella speranza di poter beneficiare della misura a costo di raccontare palesi frottole?».

Per concludere, cosa farà ora?

«Continuerò a curare i mieinteressi associativi e culturali legati alla Romania. Ringrazio tutti, amici e autorità per questo lungo e proficuo periodo insieme. E resto a disposizione di tutti come prima, fino a quando sarà nominato il mio successore».