Cambiamento climatico

Albert Rösti al DATEC non s'aveva da fare

Sciopero per il Clima domani a Bellinzona proporrà un'azione dimostrativa per protestare contro l'assegnazione dei Dipartimenti in Consiglio federale – Ne parliamo con l'attivista Ariele De Stephanis
© KEYSTONE/PETER SCHNEIDER
Marcello Pelizzari
16.12.2022 17:00

Sciopero per il Clima non ci sta. Domani, fra le 11 e le 12, il movimento organizzerà un’azione di protesta in piazza Simen, a Bellinzona. Un’azione per puntare il dito contro l’elezione di Albert Rösti in Consiglio federale e, ancora, per tacere del fatto che gli è stato dato il DATEC, il Dipartimento dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni.

«Albert Rösti, ex-presidente di Swissoil e presidente di Auto Schweiz, non nasconde le sue posizioni decisamente conservatrici sul dossier dell’energia» si legge nel comunicato. Di nuovo: «Rösti si è detto più volte contrario all’impiego delle energie rinnovabili e favorevole al mantenimento di fonti inquinanti e pericolose come petrolio, nucleare e carbone».

«Interessi incompatibili»

Una posizione forte, quella di Sciopero per il Clima, ribadita anche da un suo attivista, Ariele De Stephanis, da noi contattato: «C’è molta urgenza attorno al discorso climatico. Lo dice la scienza. Di conseguenza, non è questo il momento per eleggere una persona come Albert Rösti al Dipartimento dell’ambiente». Critiche all’elezione, o meglio all’assegnazione dei vari Dipartimenti, erano arrivate anche dalla politica. In particolare, dai Verdi. «In linea di massima anche noi di Sciopero per il Clima ci allineiamo, riteniamo che non sia opportuno eleggere una persona con così tanti interessi in Consiglio federale e assegnarle un Dipartimento come l’ambiente. Fino a maggio 2022, infatti, Rösti era presidente di Swissoil e ad oggi è presidente di Auto Schweiz. Parliamo dell’associazione mantello dei commercianti di carburante in Svizzera e, nel secondo caso, dell’associazione degli importatori ufficiali di automobili. Associazioni, entrambe, che contrastano con gli scopi del Dipartimento citato».

La Svizzera non sta facendo abbastanza per soddisfare gli obiettivi legati all’Accordo di Parigi sul clima. Con la nomina di Albert Rösti non ci aspettiamo certo che le cose migliorino, anzi: temiamo passi indietro

«Politica insufficiente»

Volendo fare un passo indietro, come giudica Ariele la politica ambientale elvetica di questi ultimi anni? «Comunque insufficiente» la risposta dell’attivista. «La Svizzera non sta facendo abbastanza per soddisfare gli obiettivi legati all’Accordo di Parigi sul clima. Con la nomina di Albert Rösti non ci aspettiamo certo che le cose migliorino, anzi: temiamo passi indietro».

A tal proposito, ad ogni modo, va ricordato che Rösti non potrà prendere decisioni in solitaria. Non conforta, volendo citare la costituzione, il fatto che «il Consiglio federale decide in quanto autorità collegiale»? «Non ci conforta, perché le persone che hanno assegnato a Rösti il Dipartimento dell’ambiente sono le stesse che siedono in Consiglio federale. Come possiamo dare fiducia a chi affida a un consigliere con così tanti interessi un Dipartimento del genere? Riteniamo che i consiglieri, tutti, non prendano abbastanza sul serio la questione climatica. Lo stesso vale per l’Assemblea federale che ha eletto Rösti».

La lotta al cambiamento climatico, a maggior ragione negli ultimi anni, ha assunto diverse colorazioni politiche. Il centrodestra, in Svizzera ma non solo, sembra meno interessato a salvare il pianeta. Possibile? «Dovrebbe essere un tema che riguarda tutti» spiega Ariele. «Certi partiti, purtroppo, mettono altri temi in cima all’agenda. Perché? Non sta a me rispondere».

«Resto ottimista»

E Sciopero per il Clima, concludendo, come sta? La pandemia e, in seconda battuta, la guerra in Ucraina hanno fatto scivolare la lotta al cambiamento climatico in secondo, anche terzo piano. Rallentando, di fatto, anche le singole decisioni dei governi in tutto il mondo. «Abbiamo fatto un po’ fatica, negli ultimi anni, a farci sentire. Ma sono ottimista e positivo. Prima o poi la questione climatica tornerà di strettissima attualità e tornerà, di riflesso, al centro del discorso mediatico. Io, di mio, ho fiducia che le cose possano cambiare davvero. C’è una possibilità. Poi, ora come ora, le cose non lasciano ben sperare. E l’elezione di Rösti, ripeto, non è un messaggio positivo».